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«Caffè Scorretto» «Le sfide del secolo»

Credo che l’isola nasconda un segreto. Forse più di uno. A parte le divisioni di contratti a ‘società amiche’, voglio soffermarmi su ciò che di positivo possiamo offrire, se solo riuscissimo a valorizzarlo. Non solo attraverso la politica con “P” maiuscola, cui dovrebbe corrispondere un’efficiente amministrazione della cosa pubblica (della quale invece si sente la mancanza). Anzi, approfitto per un messaggio: “AAA si cercano governanti talentuosi con particolari capacità di mediazione e competenza” magari qualcuno risponde. Non dimentichiamoci della cultura. Parolone abusato, dovrebbe corrispondere con una massa di «uomini e donne» d’intelligenza per nulla inferiore rispetto a chi si occupa di politica. Evitiamo polemiche che si potrebbero produrre da una lettura frettolosa: non sto dicendo che chi fa politica non sia intelligente, ci mancherebbe. Penso però all’offerta turistica, a quella commerciale, alle tradizioni, all’identità all’innovazione digitale o che chi sia al ‘governo’ – nei comuni- non è in grado di rilanciare tali argomenti secondo una pianificazione adeguata. Questo, assieme ad altro, è il bene principale (e inespresso) che l’isola possiede. Se ben sviluppato Ischia sul medio e lungo termine diverrebbe il vertice di un’area economica che nel Golfo di Napoli subirà un notevole incremento e sosterrebbe l’intera regione Campania. Basta rendersene conto e partire per tempo. Un rapporto tra elementi in grado di amplificare le potenzialità, un sistema nuovo. In più ci farebbe acquisire peso specifico e politico, per discutere di temi importanti come la sanità, il che di questi tempi non guasta. Si tratta di una discussione che va approfondita, specie quando s’introducono paradigmi amministrativi come «Unione dei Comuni» e «Comune Unico». Prendiamo atto che ci sono ‘regnanti’ locali capaci solo di ‘inciuci’ attraverso cui assegnano a questo o a quello ma non altrettanto veloci quando si trovano dinanzi la ricerca del compromesso. L’‘Unione dei Comuni’ o la ‘Fusione Amministrativa’ non corromperebbe le identità e le tradizioni. La seconda, però, modificherebbe la dinamica del voto. Sarebbe più libero? Si può affermare quasi con certezza. Un’altra certezza è che chi oggi si chiude nel proprio feudo amministrativo, in un futuro prossimo sarà costretto a sapere non soltanto di politica ma a scontrarsi con temi economici, il lavoro, la politica ambientale e, trattandosi di Ischia, pure di relazioni internazionali. Servirà una preparazione di livello maggiore perché questa che abbiamo appare improvvisata e poiché basata sulla famiglia clientelare sarà una categoria in estinzione. Chi racconta il contrario è in mala fede e su ciò costruisce la paura. E a tanti proprio la paura fa affermare dicerie che con i dati hanno poca corrispondenza. Sfatiamo però un altro mito. E’ vero che nel periodo fascista è esistito il Comune Unico dell’isola d’Ischia. E’ pure vero che si scelse, dopo, di tornare alle singole municipalità. Tuttavia mettere la questione, oggi, sullo stesso piano di ieri assieme alle ragioni che ne condizionarono la scelta, per tornare ai piccoli centri, mi pare pretestuoso e fuorviante. Non dobbiamo dimenticare che il mondo tecnologico, come il quadro di riferimento nazionale e internazionale, e più ampiamente in senso globale, elementi quasi inesistenti in quel periodo, non è per niente simile allo scenario di circa ottanta anni fa. Le decisioni che spinsero a tornare alle municipalità, sono diverse; vanno tenuti presenti i motivi storici che spinsero in quella direzione. Rispetto alle necessità di ricomporre i settori dell’economia isolana ed evitare che ognuno se ne vada per conto proprio, seppur mosso da nobili e splendidi ideali (anche quelli di bottega sono particolarmente luminosi), la discussione odierna deve crescere su una piattaforma capace di rispecchiare il presente. Non servono le visioni nostalgiche del secolo scorso per spiegare l’oggi, ci servono, però, per capirlo meglio. Per l’unione dei Comuni, il discorso è diverso. La Legge prescrive, in caso di Unione, di realizzare un nuovo Ente sovraordinato rispetto alle municipalità (che rimangono intatte). Con un proprio Statuto che ne definisca le funzioni. Il Presidente sarà scelto tra i Sindaci eletti e ci saranno propri regolamenti per l’organizzazione e i rapporti tra Comuni. Di norma l’unione ha una finalità ben precisa ossia quella della gestione unificata di servizi e funzioni. Per farla breve, viabilità, raccolta dei rifiuti, polizia municipale, interessi in generale. Ne stiamo parlando da anni e tutti sono sordi o occupati in altro (tranne riattivare i condotti uditivi quando qualcuno li critica). Il Sindaco di Casamicciola, G.B. Castagna, tra il 2014 e il 2015 diede avvio a una discussione del genere, poi se ne sono perse le tracce (non solo della discussione!). Pensare che ogni micro pezzo di quest’isola, grande o piccolo che sia, possa farcela da solo sia antiquato. Non riflettere che le decisioni di ognuno, che sono adottate per se, ricadono sull’intero sistema economico e sugli altri e perciò ne condizionano i comportamenti, è da pazzi. Tentare di far comprendere questo messaggio elementare, invece, rappresenta la grossa sfida di questo secolo, specie a coloro che amministrativamente ci sentono poco. E trattandosi del periodo pasquale, l’ACUII, l’associazione per il comune unico, assieme al suo prossimo direttivo dovrà resuscitare dal suo torpore. Aspettiamo. Intanto Buona resurrezione.

Facebook Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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