LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Paganini non ripete»

Se vogliamo che la lettura sia gratificante dobbiamo divertirci un po’. Deve aver pensato questo il mio amico Gaetano Di Meglio quando sul suo giornale, Il Dispari, con qualche dubbio buttato lì come zucchero a velo su una torta e una sorta d’indecisione attraverso il richiamo a un nome di fantasia, che per puro caso somiglia al mio, mi ha citato nel suo “ragionamento”. Lasciando da parte alcuni passaggi che tendono a rimontare le cose secondo un senso differente per piegarlo forse alla corte di una presunta moralità (si può fare prestando attenzione che non si scada nel tendenzioso), le argomentazioni usate per la verità appaiono a tratti forzate e imprecise.

Se vogliamo che la lettura sia gratificante dobbiamo divertirci un po’. Deve aver pensato questo il mio amico Gaetano Di Meglio quando sul suo giornale, Il Dispari, con qualche dubbio buttato lì come zucchero a velo su una torta e una sorta d’indecisione attraverso il richiamo a un nome di fantasia, che per puro caso somiglia al mio, mi ha citato nel suo “ragionamento”. Lasciando da parte alcuni passaggi che tendono a rimontare le cose secondo un senso differente per piegarlo forse alla corte di una presunta moralità (si può fare prestando attenzione che non si scada nel tendenzioso), le argomentazioni usate per la verità appaiono a tratti forzate e imprecise. Per esempio non si capisce perché un Consigliere eletto a Lacco Ameno, in questo caso Piero Monti, al quale non va giù il modo in cui il governo locale di cui ha fatto parte gestisce l’amministrazione, debba dimettersi da Consigliere. Mi rendo conto che potrebbe essere difficile uscire dall’idea e comprendere che il Consiglio Comunale non è un campo da calcio e, perciò, se non mi piace la partita (la linea amministrativa), devo dimettermi per tornare a sedermi in tribuna. La fiducia, quella “cosa” che unisce il corpo elettorale e chi lo rappresenta è supportata dal voto di preferenza e non dall’abbracciarsi il capolista ma poiché esiste il criterio che chiama sul banco degli imputati la rappresentanza politica, si rischia di entrare nel tecnicismo e di annoiare il lettore

Per esempio non si capisce perché un Consigliere eletto a Lacco Ameno, in questo caso Piero Monti, al quale non va giù il modo in cui il governo locale di cui ha fatto parte gestisce l’amministrazione, debba dimettersi da Consigliere. Mi rendo conto che potrebbe essere difficile uscire dall’idea e comprendere che il Consiglio Comunale non è un campo da calcio e, perciò, se non mi piace la partita (la linea amministrativa), devo dimettermi per tornare a sedermi in tribuna. La fiducia, quella “cosa” che unisce il corpo elettorale e chi lo rappresenta è supportata dal voto di preferenza e non dall’abbracciarsi il capolista ma poiché esiste il criterio che chiama sul banco degli imputati la rappresentanza politica, si rischia di entrare nel tecnicismo e di annoiare il lettore.

l riguardo perciò è alla situazione che sta accadendo a Lacco Ameno e alla sua “amministrazione”. Nel particolare Piero Monti ha deciso insieme a Giacinto Calise di seguire una strada propria in Consiglio Comunale. Secondo il mio amico Gaetano, che a questo punto sembrerebbe far da megafono a quel sottobosco di “voci”, difficilmente verificabile e credibile ma stento a credere che abbia deciso di sospendere il filtro del discernimento, si può favorire e dar credito – anche se con il punto interrogativo – alle teorie secondo cui sarei il “ghostwriter” – lo scrittore fantasma oppure scrittore ombra – di Piero Monti. Devo dire che ho sorriso quando l’ho letto e lusingato per aver trovato il mio nome nello spazio e nelle righe dell’articolo di Gaetano – per il quale, sia chiaro, continuo a nutrire la stima di sempre -, tra quelle dette come in quelle non dette. Non posso certo definirmi un accanito fruitore dei contenuti de Il Dispari, tuttavia mai mi azzarderei a mettere in dubbio la sua operosità che dà un grosso stimolo e fortifica la mia convinzione. Che, insomma, non basta saper scrivere perché già il solo riuscirci è un compito difficilissimo e neppure cercare di affinare le capacità può essere sufficiente. In chi, soprattutto, per esempio è chiamato a parlare alla gente deve sempre esser presente il massimo della responsabilità. Chi ricopre un ruolo “pubblico”, insomma, non deve mai smettere di studiare pure perché a un giornale va attribuita anche una funzione educativa e lo stimolo alla nascita dello spirito critico per dare al lettore gli strumenti e l’occasione di farsi una propria opinione. Chiaramente una singola, piccola, “rubrica” come questa, parte di un quotidiano – o come lo chiama l’amico Gaetano, quando gli capita, “l’inserto”, riferendosi a Il Golfo – poco o nulla può rispetto alla potenza casuale delle allusioni che si lega all’esibizione di ciò che ha tutta l’aria (sicuramente mi sbaglio) di essere una solida certezza, la quale in qualche caso, forse senza volerlo, si trasforma in azzardo scivolando sul pavimento dello stile, senza eleganza ed etica.

Chiaramente una singola, piccola, “rubrica” come questa, parte di un quotidiano – o come lo chiama l’amico Gaetano, quando gli capita, “l’inserto”, riferendosi a Il Golfo – poco o nulla può rispetto alla potenza casuale delle allusioni che si lega all’esibizione di ciò che ha tutta l’aria (sicuramente mi sbaglio) di essere una solida certezza, la quale in qualche caso, forse senza volerlo, si trasforma in azzardo scivolando sul pavimento dello stile, senza eleganza ed etica. Non c’è dubbio che l’amico Gaetano, tuttavia, riesce a costruire il suo habitat naturale richiamando l’attenzione dei lettori attribuendo alla sua argomentazione qualche permesso affettuoso e una licenza sdrucciolosa, soprattutto quando fa riferimento a cose determinate comunque non supportate, giacché ipotesi e deduzioni zoppicanti, dai fatti

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Non c’è dubbio che l’amico Gaetano, tuttavia, riesce a costruire il suo habitat naturale richiamando l’attenzione dei lettori attribuendo alla sua argomentazione qualche permesso affettuoso e una licenza sdrucciolosa, soprattutto quando fa riferimento a cose determinate comunque non supportate, giacché ipotesi e deduzioni sono zoppicanti, dai fatti. Suppongo abbia rischiato tale tesi per favorire la gratificazione del lettore e soddisfare la propensione di questo al complotto, benché sostenuta dal punto di domanda o da nomi di fantasia, restando convinto che solo per puro caso somigliano al mio. Con alcuni amici, una sera della scorsa settimana siamo stati a cena. Ha partecipato pure un esponente della maggioranza di Lacco Ameno, amica anch’essa. Gli uditori erano in 7 e con noi che in certi passaggi abbiamo avuto un confronto dinamico, il tavolo era composto di 9 persone. L’amica proponeva quasi con determinazione e convinzione il medesimo contenuto dell’articolo (prima che fosse pubblicato, giusto per dare una temporalità alle cose) spingendosi a volte anche oltre nel dibattito. Dal che devo ritenere sia anche questa solo una semplice coincidenza ossia che lo scambio, a cena, e il contenuto dell’articolo siano simili. Ripeto ciò che ho detto in quell’occasione. Cioè che smentire l’ipotesi sostenuta anche dal mio amico Gaetano nel suo pezzo, non basta. Non solo quella che riguarderebbe il nome di fantasia, è un’ipotesi non puntellata dai fatti ma è anche fonte di congetture complottistiche, tipo la tesi per la quale gli alieni esistono, sono tra noi, ma i “poteri forti” li tengono nascosti. Smentendola semplicemente, però, correrei il rischio di confermarla. Con il risultato di far coincidere il nome al ruolo che mi è attribuito (per ipotesi), col pericolo conseguente di lasciare tra le parentesi tonde solo il punto interrogativo. Lo destinerei perciò a prendere l’umido dell’ombra, mentre il dubbio sarebbe libero di correre sulla bocca degli sprovveduti per approdare nelle orecchie di chi ha difficoltà a spiegarsi le cose tranne che con la dietrologia di cui alcuni giornali – in senso generico, ovviamente – a volte sono pieni. Per questo alla smentita devo aggiungere che mi allontano il più possibile, mi distacco e prendo le distanze, sia dalle tesi radioattive presentate in quell’articolo dall’amico e direttore de Il Dispari, sia dalla tossicità delle “voci” che a seguito di quel pezzo si sono fatte più insistenti. Nel loro diffondersi velocemente in un tessuto sociale e politico poco maturo e che non è mai uscito dalla campagna elettorale, mi tirano per le orecchie – o per la giacca – per trascinarmi sul terreno dello scontro tra adolescenti, molti dei quali repressi tra il provincialismo politico e le elementari. C’è poi ancora chi contribuisce a tenere in piedi il racconto, usando le parole come se fossimo in campagna elettorale.

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Per questo alla smentita devo aggiungere che mi allontano il più possibile, mi distacco e prendo le distanze, sia dalle tesi radioattive presentate in quell’articolo dall’amico e direttore de Il Dispari, sia dalla tossicità delle “voci” che a seguito di quel pezzo si sono fatte più insistenti. Nel loro diffondersi velocemente in un tessuto sociale e politico poco maturo e che non è mai uscito dalla campagna elettorale, mi tirano per le orecchie – o per la giacca – per trascinarmi sul terreno dello scontro tra adolescenti, molti dei quali repressi tra il provincialismo politico e le elementari. C’è poi ancora chi contribuisce a tenere in piedi il racconto, usando le parole come se fossimo in campagna elettorale. Probabilmente perché gli conviene così o perché, forse, è meglio utilizzare la narrazione che la responsabilità è sempre di qualcun altro. Per farla breve, c’è sempre qualche cosa – o qualcuno – dietro a ogni evento o a una dichiarazione

Probabilmente perché gli conviene così o perché, forse, è meglio utilizzare la narrazione che la responsabilità è sempre di qualcun altro. Per farla breve, c’è sempre qualche cosa – o qualcuno – dietro a ogni evento o a una dichiarazione. La mia distanza si accresce soprattutto di fronte alla sicurezza impressa nell’articolo come nelle “voci” di strada e tra amici. Certezza, che per qualcuno potrebbe passare come “dubbio lecito”, comunque socialmente irrilevante, solo per affermare che la dietrologia è una cosa seria e lo diviene di più sospendendo la capacità di riflettere per tuffarsi nei fatti e riportarli – magari per sentito dire – su un giornale che nasconde sempre un certo grado di pericolosità. Capisco che non avrebbe potuto essere quella l’occasione per risentire al telefono il mio amico Gaetano anche perché ciò avrebbe compromesso l’effetto sorpresa – che mi ha colto, lo ammetto. Confrontarci avrebbe contribuito quasi per niente a chiarire, ove mai ce ne fosse stato bisogno, che sia le voci quanto le certezze che le sostengono sono senza fondamento. Siccome al posto di trattare altri argomenti che ritengo più importanti, sono stato costretto a scrivere queste poche righe, mi auguro che tutti, amici e non, siano in grado di valutarle e coglierle non come un neutro trasferimento d’informazioni ma come un vero e proprio suggerimento, una performance, un’opera, magari, perché no, un concerto, in grado di suscitare una precisa risposta emotiva nei lettori per metterli nella condizione di percepire e capire, che tale improvvisazione ha lo scopo di interrompere il rapporto perverso con l’informazione che se non corretta rischia di diventare “normalità”. Non attribuire a ciò la giusta attenzione potrebbe essere un errore. Non soltanto perché ci si potrebbe collocare direttamente nella dimensione del grottesco ma principalmente perché tutto potrebbe divenire, in qualsiasi situazione, ad alta contagiosità che, alla fine, qualcuno sarà chiamato a interrompere escludendo ogni possibilità di ripetizione.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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