LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Patto per lo Sviluppo dell’isola d’Ischia, parte 2 »

Ogni giorno che passa, è sempre più forte la convinzione che sull’isola d’Ischia, a parte pochi, così come accade con ogni probabilità nel resto della penisola, la popolazione dorma tranquillamente. Che la gran parte, insomma, non sia in grado di riconoscere e dare ai fatti la giusta importanza e per compensare questo vuoto sia più propensa a farsi trascinare, chi dalla centrifuga del consenso chi invece da un’emotività spicciola basata sulla guerriglia di paese o dal tifo da stadio. Una delle cause di un tale declino economico e sociale di Ischia (per qualcuno non esiste, bontà sua), è che in pochi leggono (i giornali locali ma anche quelli nazionali). Ancora meno sono quelli disponibili al confronto e al dialogo e, perciò, quasi nessuno è abituato a metabolizzare nuovi dati che, una volta acquisiti, potrebbero cambiare la propria percezione del mondo – che non è solo quello “localizzato” nell’orticello di riferimento – e controbilanciare la visione parziale su nuove sfumature e dare ai fatti il giusto peso.

Mimmo Barra

Di fronte a tale scenario penoso, in un’estate appena iniziata, al «furbo amministratore» che si gode un ampio ventaglio di passerelle, passatempi e gioie quotidiane trastullandosi nel “tempo libero” con la pochezza spacciata come cultura, e alla sua auto esaltazione, va mossa una critica. Vale a dire che l’uso di un ufficio stampa per la promozione degli eventi è divenuto imprescindibile allo stesso modo della loro programmazione. Per favorirla insomma e inserirla in un calendario di attività di cui i sei governi locali potrebbero farsi carico se si coordinassero meglio fra loro (cosa della quale si parla da anni ma, come si dice, “campa cavallo”) al fine di trasformarlo in un attrattore turistico e allargare l’offerta. Il turismo, poi, è un’altra nota dolente. Come afferma da molto tempo Marco Bottiglieri, per la verità non è il solo, andrebbe esteso anche nei mesi invernali. Non basta chiedere alle strutture ricettive di rimanere aperte ma, tanto per fare un esempio, potrebbe essere opportuno prevedere una serie di incentivi e “premi” per quelle che decidessero di farlo (ad esempio, riduzione delle tasse locali che potrebbe aumentare con la dimostrazione di avere assunto personale per più di sei mesi e con contratti e ore di lavoro regolari, dopo averne riconosciuta l’indispensabilità). Non sarebbe una cattiva idea, allora, neppure “riprendere” e percorrere il segmento dei convegni e delle fiere internazionali invece che aspettare l’inverno per girarsi i pollici o qualche aiuto dal proprio referente in Regione. Anche questo rientra nell’attività di programmazione, insomma. A ciò va aggiunta anche un’altra considerazione. Va cancellata la “malsana convinzione” per la quale chi amministra un Comune è in grado già solo per questo di ricoprire sia il ruolo spettante a un ufficio stampa e sia quello del direttore artistico. Tranne l’ipotesi che una di queste due sia la propria professione, la figura del “politico” – che in qualche maniera amministra -, va separata dall’abito e dal ruolo del direttore artistico e del comunicatore. Non soltanto devono essere divisi ma va ammesso, specie per gli ultimi due, lo “status” di lavoro e trattati come tale.

Frencesco Del Deo

Si può fare l’avvocato senza aver seguito un percorso di laurea in giurisprudenza? Si può essere architetto senza il relativo percorso di studi? Chiamereste uno dei due, e non l’idraulico, nel caso aveste un problema alle tubature di casa? Evidentemente no. In definitiva a ognuno deve essere riconosciuto il proprio compito e ferma restando la possibilità che alcuni possono contare su un ampio curriculum e dimostrare il possesso di particolari competenze, è raro ma esiste, vanno abolite tutte le “pratiche” che generano confusione. Ragione, questa, che da sola dovrebbe bastare per seminare e – ci si augura – diffondere un pizzico di consapevolezza in più. Siccome la politica locale in questi casi – che non sono pochi – è assalita dalla certezza che di fronte abbia solo una banda di pazienti lobotomizzati, bloccati davanti alla tv in attesa che cominci il gioco dei pacchi, sarebbe pure arrivata l’ora di cambiare registro e dare qualche segnale positivo. Discorso chiuso? Si tratta poi di “cose” da poco su cui si può tranquillamente sorvolare? Spiacevole da ammettere ma la risposta è no. Se vi associamo che l’attuale caos dei ruoli è uno dei pilastri portanti su cui si basano le attività sull’isola, se a ciò si affianca la visione limitata della “nostra politica” che – come affermato la scorsa settimana – si basa sull’incapacità di fare la differenza tra “grande e piccola opera”, il discorso non solo si amplia ma diventa esplosivo evidenziando in tal modo cause, problemi e difficoltà che a cascata riguardano tutti. Per fare un esempio, ci sono voluti tre anni prima che il Comune di Lacco Ameno, capofila per l’accesso ai fondi messi a disposizione dalla Regione Campania finalizzati al ripascimento delle coste e dedicati a Ischia, accedesse alla sola fase di progettazione. Il che è rappresentativo di quanto ci sarebbe ancora da lavorare. Il discorso, perciò, estende le criticità in modo notevole. Si amplia nella considerazione che questo come altri progetti, sarebbero stati risolti in breve tempo se le sei amministrazioni fossero state capaci – pure qui, “campa cavallo” – di unirsi in un tavolo inter comunale. Strumento, quest’ultimo, previsto per intercettare fondi nazionali, regionali e PNRR compreso, ragionando come realtà comune e, poiché molte norme vanno in questa direzione, come “zona omogenea”. Questa è una delle finalità cardine del Patto Strategico o Patto per lo Sviluppo dell’isola d’Ischia voluto da Mimmo Barra nel 2015, di cui Forio è capofila. Per il Comune condotto da Francesco Del Deo, è evidente, che indire una convocazione per capire con quali Comuni si possono condividere ansie, timori e, per farvi fronte, soluzioni insieme a una progettazione partecipata per tracciare la direzione su cui condurre l’isola d’Ischia per migliorarla nei prossimi dieci anni, è divenuta un’opera faraonica. Forse è questa una delle ragioni che ci mette dinanzi all’ipotesi di perdere il ciclo di finanziamenti 2021/2027 che nel bilancio settennale dell’UE prevedono circa 1074 miliardi di euro cui si sommano i 750 miliardi del Next Generation EU. Magari è la stessa mancanza di motivazione che ci ha escluso dal ciclo dei fondi dal 2015 al 2020. Qualche malpensante sostiene ed è portato a dar credito alle voci secondo le quali adottando il Patto per lo Sviluppo, davvero se ne potrebbero osservare i miglioramenti per Ischia già in breve tempo. Cosa che potrebbe “apportare” anomalie per esempio in sede di gare, offerte e gestione di potere e posti di lavoro. In definitiva si sconquasserebbe la dimensione in cui gli amici di altri amici vincono appalti, mentre altri amici diventano direttori dei lavori e via discorrendo. Posto che tutto ciò non è convincente, insomma non è possibile esista sul serio, si tratta comunque di voci stupide, senza senso e invidiose. Saremmo di fronte al tipico comportamento su cui si potrebbe legare qualcosa di strano, d’irregolare, se non fosse per la certezza che ai «Comuni» per niente al mondo verrebbe in mente di non perseguire un vero progresso per la collettività, anche se nella forma d’interesse localizzato e nei limiti della propria giurisdizione in cui i rapporti sono chiari, limpidi, cristallini, condizione che toglie terreno ai dubbi che non avrebbero alcun fondamento su cui appoggiarsi. Allora quale potrebbe essere la ragione che non fa avanzare le amministrazioni sulla strada del Patto per lo Sviluppo dell’isola d’Ischia che, a un tempo, risponderebbe alle ansie – sul traffico e sull’eco sostenibilità – di Giacomo Pascale che ha espresso nel suo editoriale di qualche settimana fa e a quelle del sindaco Del Deo che nella sua intervista ha affermato che la Politica – quella con la P maiuscola – oggi è stata sostituita dalla ricerca di consenso? Guardando bene, non trovando una risposta, almeno un dubbio è destinato a rimanere.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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