LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Quello che pensiamo e non diciamo»

Centomila. Questa è la cifra dei giovani che tra il 2022 e il 2023 hanno lasciato l’Italia. Destinazione? Estero, ovviamente. Un altro numero. Sono quasi 133 i miliardi di euro di capitale umano, nella fascia tra i 18 e i 34 anni, che il nostro Paese ha perso negli ultimi 13 anni. I giovani, in particolare, lasciano l’Italia alla ricerca di una retribuzione migliore, di un lavoro più adeguato alle proprie esigenze e attese, magari per un’istruzione superiore o un’altrettanta qualità della vita. Non ci sono soltanto laureati ma, di certo, rientrano tra le motivazioni che spingono alla partenza anche la richiesta di figure e profili altamente qualificati. Altri calcoli.

Centomila. Questa è la cifra dei giovani che tra il 2022 e il 2023 hanno lasciato l’Italia. Destinazione? Estero, ovviamente. Un altro numero. Sono quasi 133 i miliardi di euro di capitale umano, nella fascia tra i 18 e i 34 anni, che il nostro Paese ha perso negli ultimi 13 anni. I giovani, in particolare, lasciano l’Italia alla ricerca di una retribuzione migliore, di un lavoro più adeguato alle proprie esigenze e attese, magari per un’istruzione superiore o un’altrettanta qualità della vita

Nello stesso periodo, sono stati circa 500 mila quelli che sono andati via da ogni parte dello stivale. Dal Nord Est 80 mila, dal Nord Ovest 100 mila e 141 mila dal sud. Qualche mese fa, su Il Sole 24 ore, l’economista Luca Paolazzi – della Fondazione Nord Est citata dal quotidiano – ha spiegato che, molto probabilmente, i dati sono sottostimati poiché una quota continua a tenere la propria residenza in Italia.

Tra il 2011 e il 2023 le destinazioni principali sono state Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Brasile, Stati Uniti, Paesi Bassi, Belgio e Australia. Dalla Campania – nello stesso periodo – sono partiti in 32.800. Potrebbe essere indicativo calcolare pure per l’isola quanti sono quelli che hanno contribuito all’emorragia del capitale umano e approfondirne le motivazioni. Tra tutte quelle disponibili, non escludendo un intreccio tra più ragioni, a nostro sommesso avviso, potrebbero svettare l’impossibilità di trovare spazio nella società “isolata”, attraverso un impiego redditizio in grado di durare oltre i sei mesi, quando va bene, o per un clima diffuso di occlusione sociale.

Tra il 2011 e il 2023 le destinazioni principali sono state Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Brasile, Stati Uniti, Paesi Bassi, Belgio e Australia. Dalla Campania – nello stesso periodo – sono partiti in 32.800

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Una vera e propria “frizione collettiva” che costringe tanti a lasciare l’isola. Tranne chi è stato “baciato dalla fortuna”, accedendo ad esempio nelle pubbliche amministrazioni o nell’azienda di famiglia, aggiudicandosi così un bel posto, il restante deve fare i conti con una realtà che a volte, per essere buoni, crea un vero e proprio limbo sospeso tra un presente inesistente e un futuro incerto.

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Sia per la completa assenza di politiche economiche – che dovrebbero partire dai Comuni, nell’augurio riescano a mettersi insieme– sia per una discutibile qualità della vita che offre oltre agli aperitivi diffusi poche possibilità di sviluppo. Per quanto ci riguarda, non abbiamo dubbi. I giovani fanno bene ad andar via se sull’isola non c’è possibilità di realizzarsi. Soltanto che accanto alla perdita di risorse umane bisognerebbe anche fare i conti con l’invecchiamento della popolazione e con il rifiuto, quasi, di voler modificare un registro frazionato in sei parti (quando tutto procede in maniera fluida, altrimenti sono molte di più). Personalmente riteniamo che la classe politica (attuale) sia abbastanza distante da questi temi. Che anche a causa di una miopia strutturale ormai assorbita nel DNA, tali argomenti – ma ce ne sono molti altri che vi si potrebbero affiancare – trovano il vuoto e precipitano.

Personalmente riteniamo che la classe politica (attuale) sia abbastanza distante da questi temi. Che anche a causa di una miopia strutturale ormai assorbita nel DNA, tali argomenti – ma ce ne sono molti altri che vi si potrebbero affiancare – trovano il vuoto e precipitano. Nemmeno nei Consigli comunali o nei bar (in cui di solito non si discute di politica economica o di come accrescere la capacità attrattiva del territorio ma solo di calcio e forse di gossip e Grande Fratello, nella pausa tra un aperitivo e l’altro)

Nemmeno nei Consigli comunali o nei bar (in cui di solito non si discute di politica economica o di come accrescere la capacità attrattiva del territorio ma solo di calcio e forse di gossip e Grande Fratello, nella pausa tra un aperitivo e l’altro). Comunque, una proposta. Per la politica, non pensare soltanto alle urne e affiancarvi giusti oltre che lungimiranti investimenti (non solo quelli per trasformare i Comuni in panini imbottiti da amici e parenti), cominciando a studiare politica economica e marketing territoriale. Per tutti gli altri, pensare a come sviluppare, diffondere – e difendere – il pensiero critico (c’è chi lo fa, non solo per i giovani) per toglierlo dalle grinfie della riflessione mediocre. Altrimenti continueranno a sprecarsi parole e azioni, al solito poche, in favore delle nuove generazioni con il rischio di scoprire che da almeno 40 anni le belle parole non si sono mai negate a nessuno. Nemmeno agli elettori.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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