LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Ristabiliremo la comunità non appena avremo capito che cos’è una comunità» 

Con la parola “comunità” si possono descrivere vari e ampi spazi d’interesse. Innanzitutto bisogna dire che deriva dal latino, per l’esattezza da «communitas-atis» che significa «comunanza», risultato da «communis» cioè «comune». Da qui le prospettive si allargano, necessariamente, richiamando ad esempio il concetto di una comunità d’interessi oppure di beni e, meglio ancora, il “semplice” insieme di persone che hanno comunione di vita sociale. Il significato si può estendere al carattere e allo Stato giuridico di ciò che è «comune» fino ad arrivare all’organizzazione di una collettività sul piano locale, nazionale o internazionale, persone cioè che condividono gli stessi comportamenti e interessi.

Con la parola “comunità” si possono descrivere vari e ampi spazi d’interesse. Innanzitutto bisogna dire che deriva dal latino, per l’esattezza da «communitas-atis» che significa «comunanza», risultato da «communis» cioè «comune». Da qui le prospettive si allargano, necessariamente, richiamando ad esempio il concetto di una comunità d’interessi oppure di beni e, meglio ancora, il “semplice” insieme di persone che hanno comunione di vita sociale 

Aspetto, questo, cui si associa un’altra parola altrettanto diffusa e conosciuta vale a dire «collettività» cui si collega un’azione quasi diretta rappresentata dal “fare il bene della collettività stessa” o per meglio dire la volontà di voler raggiungere il “bene comune”. Non si può escludere però anche l’altra espressione rappresentata dalla cosiddetta “comunità terapeutica”.

Secondo la Treccani, si tratta di quella “istituzione psichiatrica di tendenze avanzate che attua un tipo di trattamento terapeutico mirante alla riabilitazione di tossicodipendenti, alcolisti, delinquenti minori, o più generalmente di malati mentali, devianti, disadattati, mediante psicoterapia di gruppo, ergoterapia, ecc., in un rapporto di assistenza continua e per molti versi autogestita e partecipata, così da favorire il libero svolgimento delle relazioni interpersonali e lo sviluppo del senso di responsabilità del paziente, eliminando nello stesso tempo, per quanto è possibile, l’incidenza di stratificazioni gerarchiche”. Infine, anche in biologia la parola presenta una sfumatura interessante trattandosi nello specifico di un “gruppo, ecologicamente integrato, del quale facciano parte specie di microrganismi, piante o animali, abitanti in una data area”. Quando si parla di “comunità”, si può fare riferimento anche al complesso di abitanti di un Comune che chiama in causa l’amministrazione comunale e tutto ciò che a questa si richiama come ad esempio l’azione amministrativa.

L’isola d’Ischia è, di fatto, una comunità? Apparentemente sì mentre la sostanza è tutt’altra. Ogni Comune riproduce i “suoi” propri interessi che non poche volte contrastano con quelli degli altri cinque mostrando così il cattivo costume di certi comportamenti tesi a ostacolare e in alcuni casi a respingere in toto quelli che ricercano il “bene comune” dell’isola e per effetto discendente quello dei Comuni che la compongono 

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L’isola d’Ischia è, di fatto, una comunità? Apparentemente sì mentre la sostanza è tutt’altra. Ogni Comune riproduce i “suoi” propri interessi che non poche volte contrastano con quelli degli altri cinque mostrando così il cattivo costume di certi comportamenti tesi a ostacolare e in alcuni casi a respingere in toto quelli che ricercano il “bene comune” dell’isola e per effetto discendente quello dei Comuni che la compongono. Di fatto, per entrare ancor più nello specifico, sebbene si tratti di una ripetizione – cosa che, sappiamo, può aiutare – esiste un “Comune unico” composto d’interessi e intrecci carsici, talvolta occulti che, guarda caso, “uniscono” le Amministrazioni a scapito di un “governo del territorio” isolano che è completamente inesistente, tanto da eliminare dal dibattito pubblico la realizzazione di un progetto di sviluppo “per la Comunità isolana”. Ciò apre una riflessione importante.

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Ossia se non sia il caso, prima di avviarne uno, di chiamare una squadra di psicologi, psichiatri e antropologi culturali per capire dove e in che modo e quando abbiamo lasciato campo libero al modello attuale di regressione della “comunità” nell’illusione che non sia accaduto nulla e che tutto, al contrario, stia procedendo per il meglio. Se è assente, dunque, una comunità a mancare è pure il “senso” che a sua volta dovrebbe essere la base per stimolarne le azioni (a favore della comunità stessa). Ecco che allora mancano comportamenti a tutela dell’interesse isolano nella Sanità e nei trasporti, nel contenere il dissesto idrogeologico e nella tutela del territorio e del mare come nella vastità di tutti quegli ambiti definiti, in modo molto semplice, “problemi comuni”. A mancare, per altro verso, è l’orgoglio della propria storia, ad essere denutrita è la coscienza civica e quella del luogo, a fare la fame è il concetto stesso d’identità (del luogo) e quell’intelligenza affettiva che consentirebbe di sentirci parte di un destino “comune” che ha in comune, appunto, anche il percorso oltre che la sicurezza di quest’ultimo che ingloba l’ambiente, la giustizia sociale e il rapporto tra persone e generazioni.

Di fatto, per entrare ancor più nello specifico, sebbene si tratti di una ripetizione – cosa che, sappiamo, può aiutare – esiste un “Comune unico” composto d’interessi e intrecci carsici, talvolta occulti che, guarda caso, “uniscono” le Amministrazioni a scapito di un “governo del territorio” isolano che è completamente inesistente, tanto da eliminare dal dibattito pubblico la realizzazione di un progetto di sviluppo “per la Comunità isolana” 

Se a mancare è tutto questo, la difficoltà di stabilire una piattaforma di relazioni in grado di essere collante efficace per integrarla non solo per un mero fatto geografico, la popolazione ischitana non sarà mai in grado di correggere il tiro ed avere un diverso approccio nel turismo o con la consapevolezza che bisogna adottare un differente modello di sviluppo basato non sulla frammentazione ma sul dialogo e sulla partecipazione. Ai sindaci, di ogni Comune, nelle interviste bisognerebbe chiedergli se stanno realizzando tutto ciò che è il loro possesso per rinnovare la comunità isolana a cominciare dal “senso” che rappresentano e come o se, al contrario, non si stiano illudendo di farlo sostituendo la propria immagine a quella dell’isola.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci 

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