LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Una domanda (a noi) sulla società isolana»

La domanda che dovremmo farci è semplice. Che cosa siamo diventati? Siamo in grado di avviare un profondo processo di auto critica da noi stessi oppure, come società, abbiamo bisogno di farci vedere da uno bravo? Gaetano Ferrandino, nel suo intervento di ieri ha chiamato in causa l’indifferenza degli abitanti dell’isola in particolare verso temi gravi come l’accoltellamento avvenuto qualche giorno fa alla discoteca Blanco, fatto valutato da molti come qualcosa che passerà presto nel dimenticatoio col rischio di trasformarla in normalità. Denunciamo da molto tempo la cappa d’indifferenza (forse della maggior parte della gente) che non si limita, però, ai temi sociali o a quelli del lavoro.

Neppure si confina nella semplice disattenzione verso l’economia o ai danni che producono solo tre mesi effettivi di lavoro. Si estende invece a tutti i fenomeni di disintegrazione sociale, fino a produrre apatia e disaffezione verso la politica e l’impassibilità verso quei comportamenti al limite del legale tenuti da alcuni amministratori o che si lasciano sfuggire opportunità di crescita senza sentire il dovere di dar conto ai cittadini. Siamo capaci, insomma, di leggere la società di cui siamo parte, di cambiare in funzione di nuovi risultati (se li abbiamo) che vogliamo raggiungere, di modificare la rotta e presentare programmi e progetti, non limitati a uno o due Comuni, che siano in grado di supportare nella loro totalità una visione amministrativa, sociale e politica? Siamo in grado di focalizzarci sul territorio per riprendere per i capelli la (nostra) società e migliorare la capacità attrattiva del territorio? Se da un lato i turisti “continuano a venire” a Ischia, dall’altro c’è l’esigenza di riflettere che le cose non si stanno mettendo bene, e una buona volta prendere atto che c’è “qualcosa” che non funziona. Non basta il vuoto richiamo al “brand” e neppure l’appello al “marketing” per risolvere quel che appare frantumato addirittura nelle fondamenta dell’identità e del senso di comunità (se ancora ne esiste uno!). Non basta la pretesa di migliorare i servizi passando da uno stato primitivo a qualcosa di più evoluto o la richiesta della costruzione di “una sola” comunicazione se a mancare è la società isolana.

Non bastano la denunce continue sulla precarietà dell’economia e dei suoi effetti cronici sullo “stato sociale” dell’isola d’Ischia se sono le persone a essere assenti, spesso rinchiuse nei loro spazi mentali lontane dalla dimensione di “isola”, quasi fossero tutte indaffarate nell’esaltazione di quel caos sfrenato che solo le metropoli più vicine all’India possono darci. Non basta pretendere meno auto o pensare a una Polizia Municipale unificata a tutti i Comuni, come non è sufficiente richiedere una maggiore attenzione alle questioni che s’intrecciano con la pretesa di un interesse turistico, se a scarseggiare è il “senso e la dimensione sociale” delle cose la cui responsabilità, in parte, ricade sulla politica da cui quella amministrativa non è esclusa. La roccaforte psichica di molti che finora ha soffocato ogni voglia di collaborazione tra le amministrazioni è ancora solida. Forse è una delle ragioni principali per cui si continua a navigare a vista e la causa fondamentale dell’allontanamento delle Amministrazioni dai temi che riguardano la società e le condizioni della gente. Già da qualche anno è andato a farsi benedire il tentativo di costituzione di un tavolo di discussione formato dai sei Comuni (sì, siamo ancora a questo e perciò molto indietro purtroppo), per promuovere l’unificazione dei servizi e gettare basi solide per la composizione di un interesse isolano. Non solo abbiamo superato il limite tanto che proprio sulla gestione amministrativa del territorio bisogna passare dalle parole ai fatti visto che di dichiarazioni senza azioni ne siamo pieni.

Cosa peggiore, poiché è mediocre la nostra visione attuale del mondo e dell’isola che viviamo e l’idea comune di società che abbiamo è zoppicante, forse c’è la necessità di riscrivere tutto. Bisogna smetterla di essere snob, scendere dallo scalino su cui è comodamente seduto anche qualcuno tra gli amministratori e tuffarsi nel confronto sano e costruttivo. C’è bisogno di ragionare rispetto a prospettive e idee nuove e su ciò che è in grado di favorire lo sviluppo dell’isola come il Patto Strategico di Ischia. Dobbiamo ricostruire una visione (sociale, politica, economica) e conoscerne i contenuti per capire in che direzione vogliamo andare. Magari in un’assemblea pubblica, come quella tenuta presso la Sala Conferenze dell’hotel Augusto a Lacco Ameno voluta dal Commissario alla ricostruzione Legnini con la partecipazione dei sindaci di Casamicciola, Forio e Lacco Ameno, cui far partecipare i sei primi cittadini. A loro vanno rivolte domande, se esiste un quadro e se hanno progetti – e quali – per evitare di lasciare sprofondare l’isola e in che modo hanno intenzione di rallentare il processo di decomposizione. C’è da sapere se hanno capito che bisogna smetterla di rifugiarsi dietro il muro alto dell’ipocrisia e della convenienza. Per farlo c’è bisogno della gente, della società isolana alla quale va chiesto di essere finalmente “presente” perché solo in questo modo può recuperare una parte di sé stessa e il proprio ruolo di responsabilità che non può limitarsi soltanto ai periodi elettorali. Perché, cari “signori e signore”, il tempo è cambiato, è ora di tirar fuori la testa dalla sabbia e se i giorni valgono mesi e i mesi valgono anni, questi ultimi rischiano di trasformarsi in ere geologiche irrecuperabili se lasciamo ancora scorrere ciò che finora abbiamo sempre fatto finta di non vedere.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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Corry54

Ma scusate , dove vivete? Sull’isola da decenni c’è più violenza che gente per bene, La stragrande maggioranza lavora in NERO,case che si fittano a NERO senza denuncia alla PS, alberghi pagati a NERO,al porto sbucano perfino le bancarelle, e adesso scopriamo l’America? Fatevi un grosso, e serio esame di coscienza e cercate di salvare il salvabile, non pensate all’uovo oggi, ma alla gallina domani che è più ” saporita”

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