LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Una società – e un’isola – autoimmune» 

Quando tra gli anni ’70 e ‘80 c’erano quelli che parlavano anche in appuntamenti pubblici, convegni e conferenze, della possibilità di mettere l’acqua termale e le risorse dell’isola a favore del turismo per realizzarne lo sviluppo organico, avrebbero dovuto mandarli al confino. Inutili i loro suggerimenti, mai applicati e rimasti inascoltati. Tutto su quest’isola, insomma, è collegato al turismo? Sembrerebbe sia così. Basta il semplice parlarne per aprire le porte a ciò che oggi, al contrario di quegli stessi suggerimenti, è divenuto un entusiasmo di facciata promosso dai pensieri superficiali che basta arrivare al bel tempo di marzo per eleggere, ancora una volta, le orde di turisti a protagonisti.

Quando tra gli anni ’70 e ‘80 c’erano quelli che parlavano anche in appuntamenti pubblici, convegni e conferenze, della possibilità di mettere l’acqua termale e le risorse dell’isola a favore del turismo per realizzarne lo sviluppo organico, avrebbero dovuto mandarli al confino. Inutili i loro suggerimenti, mai applicati e rimasti inascoltati. Tutto su quest’isola, insomma, è collegato al turismo? Sembrerebbe sia così 

Come ogni anno, sbagliando, sapremo tradurre in numeri, tra arrivi e partenze, individuando la fonte stessa della ripartenza. Sembra un mare dell’ovvio e del ripetuto fino alla noia al quale perciò restano in molti a opporre l’illusione che certe attività, pure se slegate tra loro, rappresentano una soluzione. La fonte di una certa indifferenza collettiva, in cui la società isolana si è lasciata trascinare per decenni, invasa più dalla bellezza del soldo facile che non da qualcosa di più sostanzioso, è anche questa.

Le critiche – quelle “costruttive”, come le ha evidenziate Franco Borgogna nel suo editoriale di domenica scorsa – sono sempre state vissute come un’ingerenza fuori luogo da una buona parte degli imprenditori e della politica. Chi si permette di “avanzare” proposte o di accendere qualche riflettore su temi che passano quasi invisibili sotto gli occhi dell’opinione pubblica, si è trovato contro non soltanto i sostenitori di questa o quell’amministrazione ma una certa forma di disgusto collettivo. Nella convinzione di star facendo comunque qualcosa per sé e dunque per il bene comune, amministratori e imprenditori mostrano che la causa principale di un tale stato di cose non è l’immobilismo ma, al contrario, la presunzione (di ritenersi infusi di un potere quasi divino per il sol fatto di gestire la cosa pubblica).

Come ogni anno, sbagliando, sapremo tradurre in numeri, tra arrivi e partenze, individuando la fonte stessa della ripartenza. Sembra un mare dell’ovvio e del ripetuto fino alla noia al quale perciò restano in molti a opporre l’illusione che certe attività, pure se slegate tra loro, rappresentano una soluzione. La fonte di una certa indifferenza collettiva, in cui la società isolana si è lasciata trascinare per decenni, invasa più dalla bellezza del soldo facile che non da qualcosa di più sostanzioso, è anche questa 

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La mancanza d’indignazione come la paura di esporsi, di chiedere ai governanti locali di smetterla di giocare al «piccolo amministratore», è la cornice per questi elementi che in un certo senso ne rappresentano il degrado. Siccome l’ovvio non è mai scontato le riflessioni che sgorgano stimolate dal dubbio, forse ci dicono che una tale indifferenza non soltanto è reale ma purtroppo è la norma principale che influisce sulle altre.

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Un esempio al contrario l’ha fornito il Comitato “La Strada del Buon Senso” che ha “bacchettato” il Comandante dei vigili di Barano. Tuttavia, ancora impera la convinzione che basta mostrare di impegnarsi sul trenino delle fiere, a volte rilasciare qualche intervista per diventare, in un solo colpo, esperti abili di comunicazione e organizzatori di eventi (poiché tanto la figura dei primi quanto quella del direttore artistico non sono contemplate tra quelle professionali e rappresentano qualcosa che non può essere considerato). Forse non è poi cosi facile come potrebbe sembrare, per tanti operatori del turismo, politici e faccendieri, accendere il cervello e cercare un sistema alternativo a questa separazione d’intenti che rende chiara un’idiozia i cui danni sono distese feconde di stupidità in grado di piombarci addosso sotto forma di frane e mancata messa in sicurezza del territorio. Non siamo neppure tra i paradisi fiscali che potrebbero tornarci utili, perché le varie proposte di realizzare una “no tax area” sull’isola ha per presupposto – come se stessimo scoprendo l’acqua calda – l’unione tra le sei Amministrazioni.

La mancanza d’indignazione come la paura di esporsi, di chiedere ai governanti locali di smetterla di giocare al «piccolo amministratore», è la cornice per questi elementi che in un certo senso ne rappresentano il degrado. Siccome l’ovvio non è mai scontato le riflessioni che sgorgano stimolate dal dubbio, forse ci dicono che una tale indifferenza non soltanto è reale ma purtroppo è la norma principale che influisce sulle altre. Un esempio al contrario l’ha fornito il Comitato “La Strada del Buon Senso” che ha “bacchettato” il Comandante dei vigili di Barano. Tuttavia, ancora impera la convinzione che basta mostrare di impegnarsi sul trenino delle fiere, a volte rilasciare qualche intervista per diventare, in un solo colpo, esperti abili di comunicazione e organizzatori di eventi (poiché tanto la figura dei primi quanto quella del direttore artistico non sono contemplate tra quelle professionali e rappresentano qualcosa che non può essere considerato) 

Dato il danno che è l’inabilità di creare un vero brand o l’incapacità di unire i servizi essenziali, la beffa è che c’è chi si arricchisce nella più completa impunità in un giro incredibile di «lavatrici» (non solo quelle che a volte abbiamo visto scambiare durante eventi elettorali). Comunque a questa visione limitata dal tempo – forse pure dall’atrofia neuronale – corrisponde la quasi certezza che arriverà la pioggia di milioni di euro per opere di messa in sicurezza del territorio. La sensazione che ricorre è di avere a che fare con una società autoimmune, a tratti presuntuosa, adolescenziale e suscettibile alla quale non bisogna dire nulla.  

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci 

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