LE OPINIONI

«Caffè Scorretto»«Ischia e quelli che se ne fregano»

E’ ufficiale. La mutazione genetica in senso discendente sul percorso dell’involuzione darwiniana, arriva da Casamicciola e, se ci fosse ancora chi fatica ad accorgersene, coinvolge per diritto e dovere la collettività isolana. La frana ha fatto crollare la società sparpagliata nei sei Comuni che ancora troppo invaghita del suo senso tribale resta incapace di prendere atto che Ischia non sarà più la stessa, qualunque cosa accada. Il flusso enorme di auto imbottigliate sulla strada che da Casamicciola conduce a Lacco Ameno e viceversa connette l’isola intera si amplifica col semaforo che ordina alternativamente i passaggi nel tentativo di addolcire il peso della responsabilità degli Enti “pre-posti”.

E’ ufficiale. La mutazione genetica in senso discendente sul percorso dell’involuzione darwiniana, arriva da Casamicciola e, se ci fosse ancora chi fatica ad accorgersene, coinvolge per diritto e dovere la collettività isolana. La frana ha fatto crollare la società sparpagliata nei sei Comuni che ancora troppo invaghita del suo senso tribale resta incapace di prendere atto che Ischia non sarà più la stessa, qualunque cosa accada

Ciò si unisce all’assenza concreta di un piano per la gestione di un’emergenza che, invece, forse a breve forse no, ne riprodurrà diverse in altri settori. E rappresentano soltanto la punta di un iceberg che indica quanto siamo ancora alle prese con pseudo organizzazioni che hanno il fine di sistemare pezze a colori dando l’illusione che – almeno – qualcosa si muove.

Dire che tutto ciò sarà negativo sul medio e lungo periodo per “l’isola più bella del mondo” e per noi, turismo prossimo compreso, può apparire riduttivo. Siamo di fronte a una capacità sbalorditiva, a quel superpotere dimostrato in molte occasioni di congestionare i neuroni e cristallizzarli a futura memoria. Di non riuscire cioè a sbloccarli pensando – almeno – di cambiare il modello di amministrazione seguendo le indicazioni del Testo Unico degli Enti Locali, magari facendo leva su questa enorme e drammatica massa di emotività per tentare di trasformarla in ciò di cui abbiamo bisogno. Questo avviene quando non si possiede un’effettiva conoscenza particolareggiata dei problemi che ci caratterizzano da decenni o forse perché l’indifferenza, nel tempo, ha raggiunto alte stratificazioni capaci di resistere a frane e terremoti. In aggiunta, chi avrebbe dovuto decidere a qualunque livello – e non l’ha fatto – rischia di favorire e contribuire lo strozzamento del territorio e della sua economia dopo averne frenato ogni slancio di vitalità nel corso degli ultimi dieci o vent’anni.

Ciò si unisce all’assenza concreta di un piano per la gestione di un’emergenza che, invece, forse a breve forse no, ne riprodurrà diverse in altri settori. E rappresentano soltanto la punta di un iceberg che indica quanto siamo ancora alle prese con pseudo organizzazioni che hanno il fine di sistemare pezze a colori dando l’illusione che – almeno – qualcosa si muove. Dire che tutto ciò sarà negativo sul medio e lungo periodo per “l’isola più bella del mondo” e per noi, turismo prossimo compreso, può apparire riduttivo. Siamo di fronte a una capacità sbalorditiva, a quel superpotere dimostrato in molte occasioni di congestionare i neuroni e cristallizzarli a futura memoria. Di non riuscire cioè a sbloccarli pensando – almeno – di cambiare il modello di amministrazione seguendo le indicazioni del Testo Unico degli Enti Locali, magari facendo leva su questa enorme e drammatica massa di emotività per tentare di trasformarla in ciò di cui abbiamo bisogno

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Chiaramente il riferimento non è alle lunghe code di macchine in processione silenziosa sulle strade, si fa per dire, ma alla negazione di uno sviluppo complessivo che avrebbe potuto avere un percorso fecondo con la costruzione di una sola e unica visione “isolana” se molti, al contrario, non avessero preferito arrestarlo per proteggere e preferire quello proprio o dei singoli Comuni. In questo contesto va letta e ricompresa l’assenza di una vera e propria tutela del territorio che a sua volta contiene l’insufficienza di una salda partecipazione tra Amministrazioni (c’è chi dice che non è mai stata così forte come in questo periodo perciò qualche dubbio, forse più di qualcuno, rimane).

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Oggi, se c’è chi non perde la chance per indossare l’abito in fasce ed esibire – giustamente – a Roma, in Parlamento, le necessità del territorio nella speranza di richiamare una buona dose di soldi che difficilmente potrà essere sempre tracciata e arginata in opere visibili dall’altro lato però non si può fare a meno di ricordare una cosa. Che i vari contributi del compianto Mizar, quelli di Giuseppe Mazzella e di Franco Borgogna e di tantissimi altri prima di loro insieme con quelli di Marco Bottiglieri e Mimmo Barra, in questo caso pur senza il beneficio della continuità sulla stampa locale, hanno sempre avuto un fine ben preciso e definito nel tentativo di allertare i lettori, l’opinione pubblica e su tutti la politica locale. Di stimolare, sia sui modi e sulle possibilità di crescita (andate poi perdute) sia sui pericoli che la gestione frammentata e perciò disorganica dell’isola avrebbe creato, non mancando di far cenno al pericolo di un’insufficiente manutenzione del territorio e al dissesto idrogeologico.

Chiaramente il riferimento non è alle lunghe code di macchine in processione silenziosa sulle strade, si fa per dire, ma alla negazione di uno sviluppo complessivo che avrebbe potuto avere un percorso fecondo con la costruzione di una sola e unica visione “isolana” se molti, al contrario, non avessero preferito arrestarlo per proteggere e preferire quello proprio o dei singoli Comuni

Una contraddizione in termini se si pensa anche ai fondi tanto stanziati quanto (andati) perduti al Comune di Casamicciola, destinatario di vari solleciti della Regione Campania per impiegarli e mitigare così i rischi che forse sarà uno degli aspetti su cui la Procura della Repubblica farà attenzione. La trasgressione, fatta di coraggio e ribellione alla solita menata politica e alle dichiarazioni da cornice cui segue la sterminata mandria di attori locali, è ancora lontana. Che siano ancora in molti a voler tenere in piedi certi meccanismi e connessioni muovendosi tra la forma e non badando alla sostanza, rientra nel gioco della politica comprensibilmente zotica che sa di poter contare ancora qualcosa. La deficienza di programmazione e strategia insieme alla completa sordità alle proposte restano i tratti tipici dei contorsionismi politici disponibili a ciclo continuo. Anche in chi, in questo clima di tristezza diffusa, è occupato a guardare alla prossima campagna elettorale di Casamicciola quale occasione per far meglio di chi l’ha preceduto. Nel tentativo di consegnare alla flotta di creature avide di panorami estivi l’impressione che potrà nuovamente sbarcare su un’isola, polo di attrazione e bellezza, e non invece in una desolata baraccopoli brasiliana frantumata dalla natura.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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