LE OPINIONI

«Caffè Scorretto»«Sii turista, della tua isola»

Bus di linea. Due ragazze chiedono all’autista come arrivare nella baia di San Montano, a Lacco Ameno. Raggiunta la fermata, il conducente apre le porte e avvisa che quella è la sosta per raggiungere la spiaggia. Nessuno scende. Il bus riprende la sua corsa. Le ragazze si accorgono di aver mancato la segnalazione e iniziano a protestare con l’autista. Uno dei passeggeri interviene. Fa notare alle ragazze che sono loro a essere in torto, a non aver prestato attenzione, perché l’autista ha segnalato a voce alta la fermata da loro richiesta.

Le due, un po’ alterate, complice probabilmente il caldo afoso, rispondono “eh ma mica possiamo sentire tutto!”. Chiedono al conducente di fermarsi alla prossima, poi scendono e apostrofano lui e il passeggero mentre a piedi tornano indietro. Il piccolo episodio è stato postato sulla pagina facebook del passeggero che, giustamente, si è chiesto “ma dove vogliamo andare con questa gente?”. In effetti, ha ragione. Non è colpa sua né dell’autista, ci mancherebbe altro, se le ragazze dormivano in piedi e hanno mancato la fermata. Chissà quanti altri episodi simili sono accaduti, attribuendo alla reazione delle due turiste la mancanza delle più elementari norme di buona educazione. Comunque ci sarebbe da fare una riflessione diversa, non scalfendo la gentilezza del guidatore del bus e di quanti come lui – sono tanti – svolgono il servizio in modo professionale. Solo per questo andrebbero ringraziati, e magari pagati un tantino in più. La piega, dicevo, è un’altra. Nella pretesa di essere un’isola turistica, solo perché si è diffusa l’idea malsana che ”Basta ca ce sta ‘o sole” e il mare per esserlo, la tendenza principale è di non pensare che cosa il visitatore si aspetti e che cosa si può fare per soddisfare la sua richiesta di un minimo sindacale nell’accoglienza. Insomma non sappiamo guardare le cose con gli occhi del turista, non sappiamo essere noi stessi “gli ospiti” del luogo che abitiamo. Se sapessimo farlo non sarebbe difficile trovare pensiline alle fermate e un servizio bus all’avanguardia con veicoli di ultima generazione magari tutti con l’aria condizionata funzionante.

Nella lista dei desideri si potrebbe aggiungere la presenza di un sistema acustico a bordo per la segnalazione delle fermate come avviene nelle metropolitane, non scordando la mappa dell’isola magari interattiva, e i collegamenti che da quella sosta si possono raggiungere o visitare. Invece no. Ci accontentiamo – e ci basta – di un trasporto pubblico relativamente efficiente, a tratti scarso. Siamo disposti più a confidare nelle buone intenzioni degli autisti che oltre a guidare sapranno indicare le fermate agli ignari passeggeri, che non richiedere il miglioramento e uno sviluppo del servizio. Il punto insomma resta, e stabilisce un modo di fare sbagliato che si trasmette. Di certo pensiline e segnali acustici ad indicare le soste non miglioreranno il turismo, se non nella parte riguardante i servizi e all’accoglienza, ma sicuramente ciò alzerebbe l’asticella nella qualità, anche se di poco. Il punto è questo. L’attitudine di molti è accontentarsi di quel che c’è, anche se è scarso. Come potrebbe essere andare a mangiare in una bettola e illudersi di aver ricevuto l’ingresso in un ristorante stellato. In questo modo si soffoca qualunque richiesta di sviluppo, perché l’importante per le persone sarà cibarsi di qualunque cosa, non di mangiare bene. In linea di principio che un servizio ci sia, anche se non ottimale, basta e avanza e pensare di criticarlo ci mette di fronte alla reazione allergica per chi la critica la fa. In definitiva avere un servizio, è sempre meglio che non averlo, no? Certo. Possibile che nessuno però stia pensando a come renderlo più efficiente e all’altezza delle attese degli ospiti e di chi ci vive? E qui si apre uno scenario più grande. Per l’esattezza si può aprire una finestra sul comportamento, esteso, della maggior parte degli amministratori che si accontentano di non avere – o ricercare – idee per migliorare il proprio comune.

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Non sarebbe una cattiva idea, per esempio, arredare i corsi e le strade principali con cestini per la raccolta indifferenziata, muniti di un sistema per la raccolta dei bisogni degli animali, bustine comprese, e dei filtri con sabbia magari delle sigarette. Per evitare, insomma, di trovare i mozziconi sul pavimento, si potrebbe disporli a una minore distanza tra loro per disincentivare comportamenti negativi ed evocare quelli più consoni col decoro urbano. Si tratterebbe di quella capacità di essere un po’ meno zingari che praticano il nomadismo con disinvoltura appellandosi a quella passione civica che ci dovrebbe coinvolgere un po’ tutti. Stiamo parlando del famoso ABC, che un amministratore dovrebbe conseguire in modo quasi automatico rappresentando il suo pane quotidiano. Non temete, una tale deficienza si traduce pure nell’incapacità di pensare a come incrementare il territorio. Si potrebbe affermare che l’inadeguatezza “tipo” dell’amministratore isolano si desume dalla qualità dei progetti, di pensare in “piccolo” o nel passare al vaglio le azioni realizzate – o non – nel suo comune. Cosa che ci mette di fronte all’ampliamento dell’orizzonte e della critica e all’affermazione che restano molti quelli incapaci di sognare, vale a dire a come sviluppare nel miglior modo il proprio territorio. E nel farlo impediscono ad altri di vivere la realtà, o di sviluppare magari quella capacità di osservarla con gli occhi del turista in cerca di un’esperienza.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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maria pia iacono

Bisognerebbe iniziare tutto da capo, l’educazione civica a scuola, ma non spiegata, fatta sul posto, portare i ragazzi fuori a ripulire zone sporcate da incivili. Bisognerebbe cominciare dai sindaci, alle forze dell’ordine, i vigilini, dovrebbero fare multe alla cieca, in caso di atto incivile, fosse anche buttare una carta a terra.
Bisognerebbe cominciare dai genitori.

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