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Caldio e sport di squadra

foto 9 novembre   A

Di Angelo Roja

In qualunque sport di squadra, è necessario stilare secondo la rosa dei giocatori e al modulo di gioco del Mister, una base di preparazione a breve e a lunga durata. Apportando in base alla reale condizione dei vari elementi, le necessarie modifiche all’allenamento, pronti a modificare qualunque piano teorico, che nella pratica si rileva inidoneo.

E’ di vitale importanza il carico di allenamento. Come misurare tale carico? La definizione più usuale è: la teorica durata del lavoro (carico o volume) per la teorica intensità sostenibile e quelle realmente sostenute nell’allenamento dai giocatori. Nella pratica, si ha un carico esterno, dovuto a: varie tecniche di preparazione atletica, minuti giocati, km percorsi, kg sollevati, ecc. che sono ben visibili e si possono calcolare e misurare. Carico interno, che è il lavoro svolto da cuore e circolazione, muscolatura, apparato enzimatico, che è soggettivo. Ogni calciatore reagisce a questi stimoli in modo diverso, in base a singole capacità di tolleranza. A differenza degli sport ciclici come: marcia, corsa, ciclismo, nuoto ecc., ove si hanno parametri di carico ben collaudati, che vanno calibrati al singolo atleta.

In basket e calcio, la rapidità, la forza, la resistenza  e la mobilità articolare sono le capacita su cui dobbiamo lavorare. In particolare, è necessario mettere l’accento sulla capacità di accelerazione, attraverso esercitazioni di sprint brevi, variazioni di direzione, arresti improvvisi, ecc.

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Tenere conto del collettivo e delle individualità

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Con le infinite situazioni e le differenti condizioni che si verificano repentinamente nel calcio e basket, si ha l’impossibilità nel programmare l’utilizzo dei meccanismi energetici, chiamati tutti in causa. Due calciatori in perfetta condizione fisica, faranno lo stesso esercizio, con o senza la palla, in modo del tutto differente, proprio perché ognuno reagisce allo stimolo esterno in modo del tutto individuale. Un rompicapo. Spesso lo è, e si sbaglia completamente una preparazione, pur facendo tutte le esercitazioni canoniche, ma senza tenere in debito conto del collettivo e delle individualità. Consigliamo sempre la semplicità nei metodi e la giusta alternanza. Durante lo svolgimento dell’allenamento, in mancanza di telecamere e cardiofrequenzimetro a distanza (attraverso le quali sono identificate le azioni svolte, le varie intensità, la durata in rapporto alla distanza, la frequenza e il rapporto esercizio/pausa), verificare spesso la frequenza cardiaca dei singoli elementi. Senza cardiofrequenzimetro procedere così. Si pongono le dita della mano destra sull’arteria radiale del polso sinistro dell’atleta (sconsigliamo la misurazione al collo che può essere pericolosa), si contano i battiti del cuore per 6 secondi, li moltiplichiamo per 10 e avremo la frequenza dei battiti per minuto dell’atleta. In base all’intensità del lavoro fatto, si avrà il controllo della condizione del giocatore. Un esempio ci aiuterà. Compiendo degli allunghi sui 100 mt ad una intensità prefissata del 80%, in un atleta di 25 anni, dovremo trovare circa 156 b.p.m. ( battiti per minuto). 

BPM: 220 – l’età X % allenamento

La formula per trovare le varie intensità è la seguente: 220 bpm –  l’età x  per l’intensità di allenamento. Ad inizio preparazione si seguirà questa formula che sarà poi sostituita dalla formula di Korvonen, più idonea quando si è più in forma. Sarebbe comunque opportuno che, a prescindere dalla categoria di appartenenza, i calciatori si munissero di un cardiofrequenzimetro. Non è poi una grande spesa. Con esso registreremo le variazioni del battito cardiaco avute dall’atleta durante la seduta. Warm up, preparazione atletica, parte tecnica, parte tattica, partitella finale. Al termine, invece di analizzare il n° delle varie prove e il chilometraggio, si analizzeranno le soglie sostenute nei differenti lavori e il rendimento dei singoli calciatori. In base a questi dati, il preparatore atletico immediatamente si renderà conto della condizione di tutti i componenti la squadra. Potrà così apportare i dovuti cambiamenti al programma prefissato, che è sempre una falsa riga da modificare continuamente in base al livello raggiunto dai giocatori.

La qualità che supporta i meccanismi tipici del basket e calcio è la forza

Dando per scontato che ogni giocatore deve possedere buone qualità di destrezza, potenza aerobica e potenza anaerobica lattacida, accelerazione, velocità, ecc. la qualità che supporta i vari meccanismi tipici del calcio è la forza. Molti diranno: a che serve la forza, un giocatore non fa il sollevamento pesi. Dimenticando che questa è la qualità che permette di muovere un corpo dallo stato di quiete. Analizzando il gioco si vede che un giocatore si muove in continue e in differenti direzioni, accelerando e frenando. Si muove rapidamente seguendo le azioni dei suoi compagni, a prescindere dal possesso della palla. Ebbene tutte queste azioni richiedono il possesso di una notevole forza, specialmente della forza esplosiva e della forza esplosiva elastica. La forza non è allenabile con le sole esercitazioni tecnico-tattiche, ma richiede uno specifico allenamento. Allenando la forza, è bene tenere sempre presente che un eccessivo aumento di forza e massa muscolare, causerà inevitabilmente nei giocatori degli squilibri delle coordinazioni inter e intra muscolare, con relativo calo delle qualità tecniche prestative. In pratica se la forza acquisita non è trasformata in velocità, rallenta il gesto che devi effettuare. Un giavellottista che diventa eccessivamente forte e grosso nella parte superiore del tronco, può vedere il suo rendimento calare vistosamente, se la forza in aumento, non è stata trasformata in velocità.

La Forza Veloce

Secondo Weineck è, il tipo di forza più importante e discusso, nonché il più utilizzato, soprattutto dai calciatori. Infatti, le accelerazioni (positivo – dinamico = concentrico) come i salti, i tiri e gli scatti, e le decelerazioni (negativo-dinamico = eccentrico) quali stop improvvisi, cambi direzionali, le finte, sono i gesti che un calciatore compie durante la gara. Questo tipo di forza richiede una muscolatura molto sviluppata e si suddivide ulteriormente in Forza di Partenza: “Capacità del sistema neuro-muscolare di produrre elevati impulsi di forza nel minor tempo possibile”. Forza Esplosiva: “Capacità del sistema neuro-muscolare di accrescere massimamente sia la forza, sia la velocità di contrazione nello svolgimento di un movimento”.

La ripartenza è supportata dall’accelerazione

Un calciatore potenziato nel modo giusto, è più veloce e scattante, perché la velocità è la conseguenza della forza. Il calciatore che fa una ripartenza, necessita di accelerazione. Proprio come un atleta che si muove dai blocchi di partenza dei 100 mt. La resistenza alla velocità, che molti pensano, essere importante nel gioco del calcio è invece una qualità che il giocatore raramente esprimerà, saranno i giocatori avversari ad impedirlo. La resistenza alla velocità, comunque si ha, prendendo ad esempio la corsa dei 100 mt piani, circa dopo i 65-70 mt. Alla partenza dai blocchi, la qualità che serve, è quella dell’accelerazione, per mettere il corpo in movimento dallo stato d’inerzia. Dai 15-20 mt si ha la max velocità mantenuta circa fino ai 60 – 65 mt. Dai 65 mt ai 100 la resistenza alla  velocità! Il calciatore che  nella pratica si muove in spazi brevi ad una intensità massimale o sub-massimale, necessita quindi principalmente di resistenza all’accelerazione, forza esplosiva, forza elastica.

Altro che allunghi, senza rispettare una percentuale d’intensità o resistenza alla velocità.

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