Calcio giovanile, l’ultima figuraccia made in Ischia

La tematica che ci troviamo ad affrontare quest’oggi ci appartiene molto poco e chi scrive lo spiega senza mezzi termini: è un qualcosa che ci affascina ben poco, come tutti quei fatti e le vicende che mettono spesso in condizione gli adulti di fare pessime figure con i bambini. Insomma, quando ci sono le scuole calcio di mezzo – e questo lo diciamo in premessa, senza fare alcune distinzione, preferiamo voltarci dall’altra parte perché spesso ci si trova ad avere a che fare con delle vere e proprie miserie umane. E allora meglio evitare di parlarne, un po’ come fanno le telecamere quando proprio negli stadi evitano di mostrare al pubblico striscioni offensivi e inopportuni. Ma l’aspetto pallonaro, quello che riguarda le scuole, comincia ad avere qualcosa che non va sulla nostra isola se è vero che più indizi fanno una prova. Qualche tempo fa ci eravamo occupati del caso dell’autorizzazione che era stata rilasciata ad una società sportiva per utilizzare il campo sportivo di Casamicciola direttamente dal responsabile dell’ufficio tecnico, senza che i vertici amministrativi (leggi commissario prefettizio e il suo staff) ne sapessero nulla. Indizio numero 1, poca roba direte voi. Più recente è il caso accaduto al Palazzetto dello Sport di Ischia e che portò anche all’intervento degli agenti del commissariato di polizia, guidati dal vicequestore Ciro Re. Era un martedì sera e al “F. Taglialatela” una squadra di calcio a 5 stava svolgendo una seduta di allenamento sebbene un’ordinanza sindacale recitasse che il “Taglialatela” dovesse rimanere libero perché disponibile in caso di necessità per gli sfollati di Casamicciola e Monte Vezzi raggiunti da un ordine di evacuazione causa allerta meteo.

E siamo arrivati all’indizio numero 2, che per qualcuno in ogni caso può apparire poca roba. Giovedì pomeriggio però è arrivata la “tripletta” e dunque ecco che gli indizi si trasformano in prova. Succede che subito dopo l’ora di pranzo sul campo Rispoli si ritrovano due società: la prima deve svolgere la sua seduta di allenamento, la seconda disputare una gara con dei giovani atleti giunti da Quarto. Ovviamente della struttura non possono usufruire entrambi, e qui si arriva al nocciolo della questione. Che, credeteci, senza voler essere di parte, è una matassa che si sbroglia molto facilmente: chi deve fare allenamento ha il permesso per occupare il Rispoli in quella fascia oraria, chi deve giocare no. Punto, c’è poco da fare filosofia. Incredibile ma vero, per affermare un concetto basilare devono giungere in via dello Stadio due volanti della polizia che dopo aver visionato atti ed autorizzazioni raccolti dalle parti in causa, non possono fare altro che dare ragione alla scuola calcio che deve svolgere la seduta di allenamento. E così ai poveri ragazzi giunti dalla terraferma non resta altro da fare che riprendere il traghetto ed affrontare la traversata via mare senza nemmeno essersi tolti lo sfizio di tirare quattro calci a un pallone. Sullo sfondo, e vorremmo davvero essere smentiti, ancora una volta la sensazione diffusa di anarchia e di credere che a questi livelli chiunque possa fare quello che vuole. Si potevano invertire gli orari in cui si occupava il campo, avrebbe dovuto prevalere il buonsenso: ci risulta che richieste in tal senso non siano pervenute, così come contatti tra le parti, per la serie tanto alla fine “mo vec io”, come si dice dalle nostre parti. Se poi qualche contatto c’è stato, beh allora chi di dovere ha fatto male a non mettere tutto per iscritto. Certo che, dopo la rissa tra genitori a Barano e tanti ragazzini che sbarcano a Ischia senza giocare, viene da dire che non ci siamo davvero fatti mancare nulla. E allora chiudiamo con un interrogativo: ma non sarebbe l’ora di darci un taglio? Vada come vada, abbiamo apparato un’altra figuraccia…