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Proteine, carboidrati e diete

Quando dobbiamo iniziare a preoccuparci del nostro peso? Quali sono i segnali che ci fanno capire che dobbiamo cambiare dieta? Uno dei più banali, ma semplice, può essere quello degli abiti. Quando cominciano a essere un po’ stretti, invece di pensare che si siano, cominciamo a pensare che siamo noi a essere ingrassati. Molti sembrano non ascoltare dei piccoli segnali di buon senso. Quanto sovrappeso è accettabile? Il sovrappeso accettabile dipende dal peso da cui si è partiti e dipende anche molto dall’età. Per esempio, una cosa che bisognerebbe dire e che ormai è appurato, è che per gli adulti non bisogna intestardirsi a mantenere a tutti i costi, il peso di quando si aveva vent’anni. Un piccolo sovrappeso, per l’adulto, non solo è scontato, ma addirittura sembra essere un segnale di protezione ai fini dell’aspettativa di vita. Quindi, non intestardirsi a inseguire il peso dei vent’anni. Un piccolo sovrappeso è naturale e sembra anche avere un effetto protettivo.

Diete fai da te

Le troviamo sulle riviste, in TV o su Internet. Non si contano le diete che imperversano da anni – La dieta del gelato, solo frutta, solo proteine, la dieta crudista, la dieta della molletta, quella che non fa sentire il sapore dei cibi, e chi più ne ha più ne metta – Spesso, i risultati non sono naturalmente garantiti e peggio ancora, addirittura la salute a volte è a rischio. Chi non conosce qualcuno che di diete fai da te ne ha provate parecchie. Furoreggia quella ove si mangiano solo proteine e che fa perdere anche molti chili, e spesso si sta anche male. O quella del minestrone a colazione, pranzo e cena, con l’intestino che spesso ha qualcosa da ridire. Immediatamente con questa dieta si perde qualche chilo, solo che appena si smette di farla, si riprendono i chili persi e anche con qualche interesse a lungo andare provoca scompensi nell’organismo abbassando le difese immunitarie.  Le famose diete effetto yoyo. Un’altra conseguenza, forse la più importante, è quella propria di rinforzare o predisporre alcune persone a quelli che sono i disturbi del comportamento alimentare, come l’anoressia, la bulimia, che purtroppo è molto comune e molto frequente. Chi è in soprappeso, oltre al danno estetico, è a rischio di molte malattie, specialmente cardiache. Purtroppo, a dispetto di tutte le buone intenzioni, non è facile perdere peso e spesso è una battaglia persa. Tranne rari casi, il più delle volte si ritorna alle vecchie abitudini che hanno determinato il soprappeso. Abitudini che non danneggiano solo l’estetica, infatti, esse sono la causa diretta dell’eccesso di colesterolo e trigliceridi che si sanno, sono i maggiori fattori di ostruzione delle arterie e della sindrome da resistenza insulinica.

Cibi poveri in fibre

 

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Oggi, i moderni procedimenti industriali lavorano eccessivamente gli alimenti, cosa che li impoverisce nel loro contenuto di fibre. E’ con l’assunzione di cibi integrali, cui non sono stati sottratti i loro elementi naturali, che la resistenza all’insulina, nelle persone sane, è controllata naturalmente. Il corpo utilizza i carboidrati in modo ottimale e il peso in eccesso si riequilibra in poco tempo. Cosa ancor più importante, assumere cibi naturali, senza eccessiva lavorazione, fa abbassare i livelli di colesterolo e trigliceridi. I carboidrati da preferire dovrebbero essere: cereali integrali, verdura e frutta, evitando quelli in cui il processo di lavorazione li ha privati nel loro naturale contenuto di fibre.

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Dieta low carb

 

La dieta Atkins, che elimina tutti i tipi di carboidrati, o altre diete low carb, che da qualche tempo fanno la parte del leone su riviste pseudo-scientifiche e su quelle di diffusione popolare, come quelle del fitness o body building. In queste ultime, addirittura si consiglia di arrivare alla chetosi, da contrastare però con l’assunzione di 30 gr di carboidrati al giorno. La chetosi induce una diminuzione del volume dei fluidi e una disidratazione, che è un problema per chi è in trattamento antiipertensivo o con disturbi alle reni. Diete che consentono anche i grassi saturi, contenute nelle carni rosse e nel burro, e come tutti sanno oggi, sono i grassi “cattivi”, quelli che favoriscono i problemi cardiaci e l’infarto. Anche se con questi metodi si perde peso, e per gli amanti del B.B. e del fitness, si ottengono gli addominali in evidenza, tutti i grassi saturi restano pur sempre pericolosi per la chimica del sangue. Dopo l’assunzione di grassi saturi, i cataboliti presenti nel sangue, rimangono per più tempo, favorendo l’accumulo della placca sulle pareti arteriose, per non parlare che il perenne stato di acidità dell’organismo apre le porte alla malattia.

 

La lotta dei carboidrati contro proteine e grassi

 

La “Piramide alimentare” è la conseguenza degli studi di Ansel Keys che, dopo la seconda guerra mondiale, confrontò l’alimentazione in diversi Paesi del mondo e le relative percentuali di infarto. Keys scoprì che, dove il consumo dei grassi era maggiore, minore era la salute cardiovascolare. Il paradosso dell’isola di Creta, con gli abitanti che assumevano molti grassi e avevano un’incidenza d’infarto bassa, andava contro tutti gli studi, fu messa da parte. Con le attuali conoscenze sui benefici dei grassi “buoni”, questa interpretazione, ritardò il progredire della scienza. Il ruolo svolto nella commissione parlamentare con a capo Gorge Mc Govern nell’erigere gli orientamenti alimentari di base per gli U.S.A. è documentato in modo esemplare sulla rivista Science, nel marzo 2001 da Gary Taubes. La commissione nata per occuparsi di malnutrizione, dopo gli anni 70 mutò gli obiettivi, passando alla prevenzione degli eccessi alimentari. I grassi furono proclamati il pericolo numero uno, con la felicità delle lobbie dei carboidrati, che senza prove scientifiche, avevano mano libera a vendere alimenti poveri di grassi ma buoni, gustosi e “salutari”. Col senno di poi, invece fu l’inizio della sindrome da resistenza insulinica, delle obesità mostruose, delle malattie cardiache.

Nei primi anni 80, per prevenire l’aumento di peso e i rischi ad esso collegati l’A.H.A. (l’American Heart Association) mise a punto una dieta, che avrebbe riportato in salute e in forma le persone in soprappeso, permettendo di mangiare quasi tutto quello che gradivano, controllando solo i grassi, considerati allora, erroneamente, l’unico pericolo. Da allora la dieta a base del 60 – 70% di carboidrati, del 10-15% di grassi e 15-20% di proteine regnò incontrastata. Le persone grasse, con questa dieta, avrebbero facilmente riacquistato il peso forma. Il tempo dimostrò il contrario. L’obesità da allora dilagò, diffondendosi a macchia d’olio nei paesi del benessere. Non passò molto che, molti medici, visto il fallimento della famosa dieta dell’E.H.A. ricca in carboidrati, inventarono diete come la “Pritikin”, a base di proteine e grassi, senza carboidrati, sulla stessa scia, poi, la “Atkins” la “Scarsdale” o tanti programmi poveri in grassi come la Ornisch. Diete che a lungo termine, pur con differenti motivi, falliscono. Se qualcosa è di difficile esecuzione, non sarà mantenuta a lungo e il crollo sarà inevitabile. Specialmente se non mantiene la promessa della salute, calo del colesterolo, trigliceridi e della resistenza all’insulina. Anticamente, una riserva di grasso, consentiva all’homo sapiens, nei periodi di carestia, la sopravvivenza. Nella società attuale, nei paesi ricchi, non si può proprio parlare di carestia.

La dieta del Gorilla

 

L’uomo è un animale prevalentemente vegetariano-frugivoro. La dieta delle scimmie antropomorfe appartenenti alla famiglia degli ominidi è frugivora, quindi basata su frutta e vegetali (per il 98-100%). I cibi di origine animale costituiscono una minima parte della loro alimentazione, essendo consumati solo in caso di necessità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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