CRONACA

Bracconieri senza scrupoli, uccisi un falco e un gabbiano

Al Fango un’ampia zona è diventata regno di individui armati che agiscono impunemente anche contro specie protette

Sembra ormai terra di nessuno, la zona del Fango colpita dal drammatico terremoto del 2017: di fatto lo è, sotto vari punti di vista. E come spesso accade, c’è qualcuno che vi si aggira impunemente, commettendo autentici scempi contro la natura e gli animali che la popolano. Ci sono infatti giunte diverse segnalazioni, corredate da eloquenti fotografie, che dimostrano gli atti barbarici perpetrati da chi, con un fucile in mano, si sente il padrone della zona e si diverte a seminare morte per puro gusto della violenza. Una zona ormai per larghi tratti disabitata, a causa delle gravi lesioni che il sisma ha inferto a molte delle case dei residenti. Sedicenti “cacciatori” hanno infatti ucciso senza pietà un falco, che da tempo volteggiava tranquillamente sul versante lacchese della montagna: il povero gheppio è stato infatti rinvenuto tra l’erba, massacrato dalla scarica di pallottole.

Si tratta, inutile dirlo, di una specie particolarmente protetta, non cacciabile, che per il perverso sollazzo momentaneo di qualche criminale armato è stato invece abbattuto senza alcun riguardo. Stessa sorte è toccata a un altro volatile, un gabbiano trovato ormai esanime sul terreno in un diverso punto della zona collinare: di fronte a tanto schifo, è perfettamente inutile sottolineare che sparare a un gabbiano non può essere definito nemmeno un atto di caccia, termine usato per indicare lo “sport”, tuttora considerato legale, di ammazzare esseri viventi per hobby, e di sentirsi allo stesso tempo amanti della natura. Uccidere un gabbiano è solo espressione del puro gusto di uccidere. Si tratta solo di alcuni tra i tanti, troppi episodi che testimoniano della pericolosità di taluni “cittadini”, che tuttora godono del diritto di voto, che si aggirano tra noi nella comunità civile e che credono di sentirsi al di sopra della legge. Soggetti a cui la legge stessa consente di detenere e usare armi da fuoco. Nonostante l’impegno delle forze dell’ordine e dei volontari che cercano di tenere sotto controllo il territorio e di impedire abusi, nella mattanza della stagione venatoria (durante la quale l’essere umano decide quale altro essere vivente può essere gioiosamente massacrato col piombo per divertimento e quale no) ci vanno di mezzo anche le specie protette, e non c’è bisogno di scomodare i versi contro la caccia del grande poeta romano Trilussa per chiedersi come definire coloro che commettono tali gratuiti e vigliacchi atti di violenza.

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Cacciatore a vita

Nulla toglie!…
Attenzione però, perché la zona è monitorata anche da cacciatori ai quali risultano le stragi che i gabbiani stessi commettono verso rapaci di ogni genere e non solo!
Se proprio si vuole attaccare “l’untore”, al Fango, vi sono ragioni da vendere!
Va da se che fanatici di turno, I quali si sa, odiano i cacciatori, avrebbero molte cose più I portanti da “monitorare.

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