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Campania in zona rossa, e De Luca attacca sul rinvio delle elezioni a ottobre

Caustico il governatore che spiega: «Si colpisce di nuovo la scuola». E poi aggiunge: «Siamo nella terza ondata. In alcuni week end sembrava di essere a Ferragosto vista la gente che c'era sulle spiagge»

«Come era ampiamente prevedibile siamo in zona rossa perché questo livello di contagi non si può più reggere, la ricaduta sugli ospedali diventa insostenibile. È evidente che bisogna prendere misure eccezionali». Così il presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca, ha ufficializzato il passaggio della Campania nella fascia con maggiori restrizioni a partire da lunedì 8 marzo. «Alcuni week end sembrava di essere a Ferragosto vista la gente che c’era sulle spiagge – ha attaccato De Luca – Abbiamo avuto sindaci che hanno fatto il loro dovere, prendendo provvedimenti; altri sindaci, invece, anche di grandi città, che invece non hanno fatto niente. Anzi, fino a qualche giorno fa, incitavano alle aperture serali». Anche oggi in Campania i nuovi positivi sono tanti (circa 2500) e per De Luca «ormai siamo entrati nella terza ondata del Covid» a cui «l’unica risposta vera che possiamo dare è la campagna di vaccinazione che è in corso». Il problema restano soprattutto le varianti del Covid. «Dobbiamo stare attenti, siamo di fronte ad un problema non banale. Abbiamo famiglie con situazioni drammatiche». De Luca crede di poter chiudere «nel giro di una settimana la vaccinazione di tutto il personale scolastico e questo credo sia un risultato eccellente per la Campania, considerando che in altre regioni, come in Lombardia, la vaccinazione al personale scolastico inizierà solo l’8 marzo». Ancora una volta il presidente De Luca ha continuato a sottolineare la sperequazione sulla consegna dei vaccini alle varie regioni, visto che «Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia Romagna hanno avuto tanti vaccini più della Campania nonostante noi siamo la seconda regione più popolosa d’Italia. Ho detto al premier Draghi al neo commissario Covid che entro aprile dobbiamo avere la dose in più di vaccini che ci consenta di avere esattamente la proporzione adeguata alla popolazione della Campania».

Il presidente ha annunciato la volontà di «avere in Campania aziende che producano vaccini. Abbiamo aziende che producono farmaci che possono attrezzarsi per l’infialamento e la distribuzione. Serviranno quattro mesi da quando troveremo l’accordo, ma stiamo lavorando per una riconversione industriale in Campania. Anche perché questo problema (il Covid, nda) ce lo porteremo dietro per diverso tempo nel medio periodo». Resta il nodo della scuola. «Abbiamo registrato casi di bambini asintomatici che hanno una capacità di contagiare genitori e familiari incredibile». E non manca la polemica sullo spostamento delle elezioni. «Il governo decide di spostare la data tra settembre ed ottobre. Vogliono far votare il 4 ottobre. Ancora una volta quelli che dovrebbero essere mesi dedicati solo all’apertura del nuovo anno scolastico, verranno una distrazione di tutti rispetto al problema della scuola. È una cosa di una gravità unica che è stata già fatta a settembre dello scorso anno». Ed aggiunge: «Io mi aspetterei che ci fosse una rivolta del mondo della scuola, invece non ho sentito neanche una voce critica. Nessun ricorso da parte di nessuno (richiamando quelli presentati al Tar contro la sua decisione di chiudere la scuola, nda)».

Perché la Campania è in zona rossa

La Campania è in zona rossa Covid su richiesta dell’Unità di Crisi della Regione e sulla base di una serie di valori (non tutti) che costituiscono il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di Sanità.  La nostra regione non ha un Rt da zona rossa: è 0,96 (o,88-1,04), ma nonostante ciò nel corso delle ultime due settimane il numero dei contati è stato enorme. In aumento il trend degli infetti registrati quotidianamente, in aumento il numero di focolai, ci sono due allerte nei servizi sanitari territoriali e soprattutto preoccupa la progressione dei casi di variante inglese e brasiliana, ceppi particolarmente contagiosi. Per questo, quindi, il presidente De Luca ha chiesto al ministero della Salute di inserirci in zona rossa.

Zona rossa, chi resta aperto

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Secondo il Dpcm dello scorso 2 marzo, primo dell’era Draghi, sono sospese le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di generi alimentari e di prima necessità, sia negli esercizi di vicinato sia nelle medie e grandi strutture di vendita, anche ricompresi nei centri commerciali, purché’ sia consentito l’accesso alle sole predette attività e ferme restando le chiusure nei giorni festivi e prefestivi.  Sono sospese, inoltre, le attività legate ai servizi alla persona, tranne le seguenti: Lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia; lavanderie industriali; lavanderie, tintorie; servizi di pompe funebri e attività connesse. Quindi, restano chiusi parrucchieri, barbieri e centri estetici. Tornando alle attività commerciali, sono autorizzate a restare aperte: alimentari, distributori di carburante, negozi di informatica, ferramenta, edicole, cartolerie, negozi per bambini e biancheria, negozi di articoli sportivi, concessionari, farmacie, profumerie, erboristerie, fiorai, ottici, nonché chi commercia al dettaglio ambulante prodotti alimentari e bevande; ortofrutticoli; ittici; carne; fiori, piante, bulbi, semi e fertilizzanti; profumi e cosmetici; saponi, detersivi ed altri detergenti; biancheria; confezioni e calzature per bambini e neonati.

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Zona rossa: cosa cambia per gli spostamenti

Secondo quanto stabilito dal Governo, fino al 27 marzo 2021, in area rossa sono consentiti esclusivamente i seguenti spostamenti: per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità (anche verso un’altra Regione o Provincia autonoma); il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione. È consentito il rientro nelle cd. seconde case ubicate dentro e fuori regione; dal 24 febbraio al 27 marzo 2021, nelle zone rosse, non sono consentiti gli spostamenti verso abitazioni private abitate diverse dalla propria, salvo che siano dovuti a motivi di lavoro, necessità o salute.

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