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«Parli con le forze dell’ordine»: spedizione punitiva premeditata, tre arresti ad Ischia

ISCHIA. Che la vicenda avrebbe finito con l’avere inevitabili strascichi, questo era parso evidente sin da subito. Impossibile il contrario, visto che parliamo di una inaudita e violenta aggressione che era stata perpetrata in pieno giorno e nel pieno centro di Ischia. E così al termine di un’operazione e di un’attività investigativa congiunta i carabinieri della Compagnia di Ischia e gli agenti del commissariato di polizia – guidati rispettivamente dal capitano Andrea Centrella e dal vicequestore Alberto Mannelli, hanno tratto in arresto il 37enne Ivano D’Antonio, il 30enne Roberto Giannini ed il padre di quest’ultimo, il 67enne Antonio Giannini. Le accuse a carico dei tre sono pesanti, si parla infatti di resistenza e violenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate dall’uso delle armi.

Tutto ha origine da quanto successo nei giorni precedenti. L’aggredito, il ventiseienne Giuseppe Mattera, era stato fatto oggetto di ripetute minacce da parte degli arrestati, secondo gli inquirenti dediti al traffico di stupefacenti ed evidentemente facenti parte di un sodalizio: i due Giannini e il D’Antonio imputavano al loro rivale di essere un confidente delle forze dell’ordine e per questo lo avevano diffamato ma gli avevano pure promesso che gliela avrebbero fatta pagare. Ed è proprio in questo contesto che va inquadrato il folle episodio registratosi alle 14.40 di mercoledì 22 agosto. Il maresciallo Salvatore Schiano, comandante dell’aliquota Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Ischia, aveva terminato il proprio turno di servizio e ancora in uniforme stava percorrendo via Antonio Sogliuzzo a bordo del proprio scooter. A un certo punto, all’incrocio con via Leonardo Mazzella, l’esponente dell’Arma notava Giuseppe Mattera a terra, sull’asfalto, dove era rovinato anche il suo ciclomotore. Il giovane chiedeva aiuto era alle prese con una persona che lo stava aggredendo ed altre due che lo rincorrevano. I due erano padre e figlio Giannini, ma il maresciallo non faceva nemmeno in tempo a scendere dal proprio motorino che Roberto Giannini raggiungeva Giuseppe Mattera scaraventandolo a terra e aggredendolo in maniera violenta con calci e pugni. Per poi, non contento, cingergli con forza le mani al collo per soffocarlo, tanto che la vittima appariva da subito sofferente e non in grado di opporre alcuna reazione fisica e verbale e presentandosi anche palesemente sanguinante.

Lo Schiano cercava di dividere i contendenti e se non altro riusciva a fare in modo che il Giannini allentasse la presa su Giuseppe Mattera ma questo esclusivamente con l’uso della forza e senza che le intimazioni da pubblico ufficiale sortissero alcun effetto. Ma nemmeno il tempo di prendere fiato che, incredibile ma vero, sopraggiungeva l’altro Giannini, Antonio, il quale armato di un manico di scopa continuava ad infierire sulla vittima dell’aggressione, colpendolo ripetutamente. Il maresciallo riusciva anche a strappare al 67enne il bastone dalle mani, ma la furia cieca era tale che nel frattempo era tornato alla carica Roberto Giannini che ritornava a scagliare calci e pugni su Giuseppe Mattera. Nemmeno il tempo di dividere ancora una volta che all’improvviso giungeva anche Ivano D’Antonio che si avvicinava di corsa alla vittima e lo colpiva per ben due volte con uno sfollagente di legno di colore blu. Per fortuna sul luogo sopraggiungeva anche una seconda persona che si qualificava come appartenente alla polizia di stato, che disarmava il D’Antonio, ma anche in questo caso senza che il qualificarsi sortisse alcun effetto. Intanto, per fortuna, di lì a pochi minuti sul posto giungevano personale dell’Aliquota Radiomobile e del commissariato e così la calma poteva tornare a regnare sovrana. Il bilancio, a conti fatti, non è stato nemmeno così pesante come era lecito attendersi: il maresciallo Salvatore Schiano ha fatto ricorso alle cure dei sanitari dell’ospedale Rizzoli che lo hanno giudicato guaribile in due giorni (il carabiniere è stato colpito da Antonio Giannini). In nosocomio è finito anche un sovrintendente della polizia, Mario Errichiello, che aveva bloccato il D’Antonio che però gli aveva opposto vigorosa resistenza. Inevitabile, naturalmente, la tappa al Rizzoli anche per Giuseppe Mattera il quale veniva refertato per “contusione del piede, della spalla e del gomito nonché abrasioni su tutto il corpo” e giudicato guaribile in sette giorni. Lo stesso presso l’ufficio della Stazione dei Carabinieri di Ischia, guidata dal luogotenente Michele Cimmino, provvedeva a sporgere formale querela contro i suoi aggressori. Per rendere l’idea di quanto gli animi fossero esagitati e davvero ormai non si capisse più nulla, basta pensare che una volta divisi i contendenti, gli aggressori di Giuseppe Mattera – non potendo più venire a contatto fisico con lo stesso – cominciavano a tirare calci contro il suo motociclo Honda. Una situazione oggettivamente incredibile e surreale, il tutto tra lo stupore dei presenti che davvero non riuscivano a rendersi conto di cosa stesse accadendo e che, giacché ci troviamo ad agosto, aveva pensato a qualche scazzottata tra personaggi tutt’altro che raccomandabili della vicina terraferma. Invece no, piaccia o meno era tutto “made in Ischia”.

Con atti a parte le forze dell’ordine provvedevano a porre sotto sequestro un bastone in legno della lunghezza di ben 45 centimetri (utilizzato nella sua aggressione a Giuseppe Mattera e un bastone metallico a sezione costante della lunghezza di 110 centimetri, il predetto manico di scopa.  Al tirar delle somme gli inquirenti evidenziavano che la condotta posta in essere dagli arrestati era stata connotata da una notevole gravità dal momento che gli stessi avevano chiaramente premeditato un’aggressione armata nei confronti della persona peraltro già minacciata reiteratamente di morte senza fermarsi nemmeno dinanzi all’interno delle forze dell’ordine (peraltro in divisa, come nel caso del maresciallo Schiano). Non solo, carabinieri e polizia evidenziano pure che due dei tre soggetti finiti in manette, Ivano D’Antonio e Roberto Giannini, risultano avere precedenti specifici oltre ad essere ritenuti socialmente estremamente pericolosi. Dell’accaduto, come da prassi, veniva notiziato il sostituto procuratore di turno che ha disposto la traduzione dei due Giannini e di D’Antonio presso il carcere di Poggioreale di Napoli. Padre e figlio saranno difesi dagli avvocati Nicola Nicolella e Vito Mazzella, il 37enne baranese dall’avvocato Vitale Stefanelli.

Gaetano Ferrandino

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