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Cantine Cenatiempo: la forza della tradizione

Di Malinda Sassu

C’era una volta Aenaria, l’isola del vino. Famosa per la bellezza dei suoi paesaggi e per l’abbondanza di terre e vigne, talmente generose che in vendemmia sembravano addobbate a festa di preziosi grappoli d’oro e di rubino. Uno spettacolo naturale a sfiorare il cielo con le sue superfici vitate, stracolme di vitigni autoctoni, per poi adagiarsi nella valle e scendere giù, ad abbracciare il mare. Non c’era fazzoletto di terra, da nord a sud, da ovest a est dell’Isola che non avesse il suo vigneto, più o meno grande, più o meno bello, più o meno importante. La felicità in vendemmia era tanta, ugualmente era la fatica, soprattutto lassù, a Serrara Fontana. La raccolta dell’uva rappresentava la ricompensa per tutto il lavoro svolto durante l’anno, una vera e propria festa per tutti, dai grandi ai piccini, da chi l’uva la conferiva a chi invece la lavorava per sé e per gli altri. Ma un giorno, qualcuno decise che la fatica era troppa e convinse anche altri che era meglio costruire palazzi larghi e decorati. E non fu più tempo di vigna ma di cemento e di turismo di massa, e in quei palazzi si aprirono ampie cucine e tavolate che servivano Lambrusco al posto del Biancolella dai grappoli d’oro, calici di prosecco invece che il rosso rubino del Per’ e Palummo. Quei grandi palazzi e quelle cucine che odorano di cotolette alla milanese, purtroppo, in parte ci sono ancora eppure c’è ancora chi crede nella tradizione e nella storia della propria terra, l’isola di Aenaria. C’è ancora chi crede nella professionalità dei propri contadini e nella genuinità dei propri territori. C’è chi è una sorta di eroe moderno dalle poche parole ma dai molti fatti che ancora cerca l’emozione in un bicchiere di Forastera, che porta dentro di sé la tradizione contadina della vendemmia, con i suoi colori accesi e profumi intensi di mosto. C’è chi ha fortemente voluto un’azienda dove gli individualismi non esistono e pensa che il lavoro nei vigneti abbia ancora un forte significato sociale di condivisione con parenti e amici, tutti riuniti per lavorare insieme nei vigneti e festeggiare poi con un ricco pranzo.

pasquale

Piogge e tempo incerto a parte, notti insonni e corse frenetiche da un vigneto all’altro, con Pasquale Cenatiempo funziona ancora così, come tanto tempo fa. Il vino si fa in collina e si fa sul mare, da un capo all’altro dell’Isola, nei vigneti dei conferitori e in quell’angolo di paradiso che si chiama Kalimera, proprio lassù a Serrara Fontana, dove la fatica in vendemmia è di casa, è storia ed è soprattutto tradizione. Dove anche la bellezza dei luoghi è tale da convincere la sua compagna a lasciare la dotta Bologna e vivere qui, in quest’isola senza tempo. In tutto questo, Pasquale c’è riuscito con i fatti, e non con le parole come è suo costume. “Ho scoperto Ischia grazie a lui” racconta Federica Predoni “Lo dico sempre che se avessi conosciuto un altro ischitano, con un mestiere diverso, non avrei avuto la fortuna di scoprire la realtà dell’isola, così legata al territorio e alla sua produzione. Non avrei mai percepito la fatica e il lavoro che ci sta dietro, una viticoltura completamente diversa da quella emiliana”. E aggiunge: “È completamente diverso l’approccio uomo-territorio, sei talmente preso tra un filare e l’altro ma alzi la testa e vedi la meraviglia che ti circonda, scambi una chiacchiera con persone che vedi magari solo in quell’occasione; è tutto un momento di condivisione del piacere che rende quelle giornate davvero speciali. La vendemmia è anche questo, è un ritrovarsi”. Come si dice, l’amore ai tempi della vendemmia: Federica cerca di essere sempre presente, coinvolta in quel ritmo forsennate dove non ci sono orari, ma solo impegni, divisa tra il lavoro, il figlio Giacomo e l’amore che condivide per Pasquale e con lui, per la terra e i suoi frutti: “Sono quei due mesi in cui tutto rimane un po’ sospeso in un laconico “siamo in vendemmia” e dentro questa frase ci metti un mondo”. E si sa quanto l’apporto femminile in un’azienda, come in tanti altri settori, sia fondamentale.

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E su questo, Pasquale è stato molto bravo, così come lo è anche nel circondarsi di un team professionale e affiatato come pochi: dalla vigna alla cantina, attraversando il marketing e la vendita, si lavora tutti insieme per lo stesso obiettivo, punti di riferimento e cardini di quella che è la “filosofia Cenatiempo”: l’importante progetto di viticoltura biologica che ha dato vita ad eccellenze come il raffinato Lefkos o l’elegante Kalimera, quest’ultimo premiato dalla rivista Decanter come miglior vino campano. Uno straordinario affiatamento tra persone di cui Pasquale non può fare a meno, come lui stesso confessa, a partire dal prezioso supporto di un grande enologo come Angelo Valentino, che lo ha affiancato in tutti questi anni e Antonio Lauro, l’ombra, il suo braccio destro: “Una persona con una capacità organizzativa come poche e di altissimo livello” racconta Pasquale Cenatiempo “per non parlare poi di Lino, Ciro, Pasquale e Tonino, tutti danno un importante contributo, in azienda ma anche fuori. Fino al nostro agente su Ischia, Vincenzo che in tutte le vendemmie cucina pranzo e cena per noi. Un team assolutamente fondamentale per me. I collaboratori che in realtà sono più che amici lavorano in tutta autonomia ed è il tutto che lavora bene insieme”. Spiegare come fa a barcamenarsi tra vigne e vendemmie non è facile ma si comprende attraverso la serietà professionale di Pasquale e quel suo considerare la terra come un’entità viva e potente a cui si devono amore, rispetto, gratitudine. Nonostante un tempo inclemente e bizzoso, piovoso e dannatamente strano, il bilancio della vendemmia è comunque soddisfacente: “È stata faticosa, soprattutto per l’intermittenza delle piogge. Non so quante volte abbiamo dovuto programmare e poi dovuto rimandare la vendemmia, di giorno in giorno. Alla luce di tutto questo sono discretamente soddisfatto. Certo, poteva essere un’annata migliore se non avessimo avuto questa pioggia proprio alla fine, che ci ha costretto a raccogliere in anticipo su alcune zone. L’annata era abbondante, c’era finalmente un po’ di produzione in più anche se non abbiamo raccolto tutto quello che speravamo, proprio per la pioggia. In qualche zona qualcosina l’abbiamo persa ma roba di poco, per fortuna. E tutto sommato va bene perché l’uva raccolta è tutta uva sana.” 

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Progettare, confrontarsi, fare. Una corsa continua tra uva che non poteva più attendere, i conferitori che hanno sempre voglia di anticipare la raccolta, il sole che entra ed esce, le scommesse sulla pioggia che si spera non continui, eppure un primo bilancio, anche se provvisorio, svela la soddisfazione di Pasquale: “Qualitativamente è un po’ presto per vederlo: io dico che fino a che non arriviamo al bicchiere possiamo sempre sbagliare. Per il momento promette abbastanza bene, per quella che è la mia esperienza e per i profumi che sto sentendo in fermentazione. Vista la pioggia poteva arrivare anche di peggio e invece… tranne pochi ceppi l’uva è integra e sana”. E mentre Federica si dedica al mercato americano, soprattutto quello californiano che sta regalando all’azienda molte soddisfazioni, la vendemmia è agli sgoccioli. Le ultime giornate di sole aspettano gli ultimi ceppi di Per’e palummo sulla collina di Kalimera e il più è fatto. Tutto il fascino della vendemmia in casa Cenatiempo si trasferirà in cantina dove occorre solo aspettare: “Ogni vendemmia è una storia a sé e non ce n’è una in particolare alla quale io sia più affezionato” racconta Pasquale “Una vendemmia con un sapore diverso è stata forse quella del 7 ottobre del 1993 quando è nata Greta la mia prima figlia”. Molti sono i contadini che oggi conferiscono le proprie uve a Pasquale Cenatiempo e alcuni sono discendenti delle famiglie che cominciarono l’avventura con il papà Francesco. Un contributo importante alla produzione, garantito da viticoltori selezionati negli anni per la qualità del loro lavoro e delle loro uve, seguiti in campagna dallo stesso Pasquale e dalla sua ottima squadra. Ma è la collina di Kalimera quella del cuore, quella dove si spera che le piogge non rovinino il momento più bello: la condivisione a tavola con amici e parenti di un momento che sa di tradizione e di storia, che profuma di fatica ma anche di soddisfazione. Tutti insieme, con energia ed entusiasmo, valori in cui Pasquale ha creduto sin dall’inizio, come l’amore per la terra e per la sua Aenaria, l’isola del vino.

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