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Cantone: «Spesso le partecipate hanno favorito pesantemente fatti corruttivi»

di Gaetano Ferrandino

ISCHIA – Dalle nostre parti, per la verità, lo avevamo capito già da un pezzo ma adesso che lo ha detto anche lui, beh allora vuol dire che non pensavamo certamente male, per dirla alla andreottiana maniera. “Le società partecipate hanno spesso rappresentato uno strumento per aggirare regole rigorose come ad esempio il Patto di Stabilità”. Così il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone in occasione di un dibattito sul tema delle società partecipate promosso dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Cantone ha affermato che in Italia “spesso le partecipate sono state strumento per assunzioni poco trasparenti e hanno favorito pesantemente fatti corruttivi”. Il presidente Anac, affermando che “c’è la necessità di una riduzione delle partecipate perché al di là dell’aspetto legato alla corruzione, c’è sicuramente uno spreco di denaro”, ha evidenziato che “ci sono partecipate che esistono solo per i Cda e non per le attività e, quindi c’è bisogno di una razionalizzazione del sistema”.

Incredibile ma vero, il massimo esponente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione sembra – con le sue esternazioni – aver preparato il vestito su misura per il sistema Ischia. Sull’isola le partecipate ancora in vita e quelle che invece sono passate… a miglior vita, rappresentano e/o hanno rappresentato un vergognoso sistema clientelare. In fondo, se ci pensate, pianificato a tavolino: in primis con assunzioni che non passavano per bandi di concorso ma a chiamata diretta (e così il politico di turno piazzava in un’azienda il portatore di voti, assicurandosi una rendita politica), poi inserendo in organico un numero di elementi decisamente superiore a quello che magari necessitava. Ma siccome l’appetito vien mangiando, ecco che non contenti gli amministratori che si sono succeduti nel tempo spesso hanno fatto anche in modo che diversi dipendenti avessero l’opportunità di poter ricorrere al Tribunale del Lavoro per vedersi riconosciuto un aumento di livello, con la controparte che altrettanto spesso non si costituiva nemmeno in giudizio.

Il risultato, oggi, è sotto gli occhi di tutti: abbiamo aziende che in quasi tutti i casi hanno un esercito di lavoratori (e forse qualche “crack” è stato determinato anche da questo tipo di esubero) e con l’aggravante di trovarsi tantissimi “generali” e pochissimi “soldati” e quindi anche una macchina che non funziona certamente come dovrebbe. Ma c’è anche chi sostiene che la società partecipata è uno strumento che consente ai Comuni di mantenere il potere su servizi di vitale importanza per un territorio, come ad esempio la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Che quando è finita in mani private – il caso attuale della Ego Eco è sotto gli occhi di tutti, ed evitiamo di tornare indietro nel tempo per non riesumare veri e propri incubi del passato – ha cagionato danni peggiori. E allora, vuoi vedere che forse queste aziende rappresentano il male minore? Magari, come succede spesso, la verità sta nel mezzo. Noi intanto abbiamo chiesto il loro pensiero ad una serie di addetti ai lavori.

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