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Caos e confusione, in un atto

 

di Graziano Petrucci

Premessa 1. Terremoto atto 1. Ci sono momenti che non vorresti mai raccontare. Certe volte però non solo ti ci trovi catapultato dentro come una palla infuocata da paura e angoscia, lanciata dall’esercito dell’istinto di sopravvivenza, nonostante la voglia di trascorrere una serata in relax sul divano o tra amici ma addirittura, in occasioni particolari, l’insieme di tanti attimi è in grado di comporre un album di fotografie dal significato chiaro e limpido. Il terremoto – che s’è sentito, eccome – lo abbiamo scoperto a nostre spese, esiste. Uno simile, quasi della medesima portata, lo abbiamo cancellato dalla memoria storica e collettiva (chi c’era ed è stato testimone nel 1883 a Casamicciola è bello che andato da un pezzo), oltre ad averlo epurato dai libri. Anzi no, pardon, quelli semplicemente non li leggiamo e per di più non fanno testo poiché ingombrano la memoria breve. Tuttavia, da circa una settimana, con i feriti, con i morti che s’imprimono a sigilli di responsabilità che si rincorrono indietro nel tempo e con gli sfollati, tutti, abbiamo fatto un’altra grande scoperta. C’è un nemico invisibile, imprevedibile, inaspettato, dalla forza dirompente nel sottosuolo con il quale da adesso e in futuro non solo dobbiamo fare i conti – per carità, quelli economici per la ricostruzione li faremo dopo e magari ne parleremo – ma abbiamo l’obbligo morale, politico e sociale, di iniziare a riservare a questo “mostro” un posto al tavolo delle discussioni. Il tema è complesso oltre ad essere necessario e abbraccia vari settori. Da quello politico che passa per l’amministrazione di un paese, alla coesione tra cittadini – che manca – come l’unione tra le amministrazioni – che manca come la prima. Non sto mettendo in discussione la solidarietà che in ogni forma si sta muovendo da sola, autogestendosi e senza aiuto. Non parlo di strutture o associazioni collaudate di cui sappiamo bene, pensiamo alla Caritas per esempio. Intendo dire che tra le persone e in particolare quelle cui il sisma ha portato via ogni cosa, dall’attività commerciale alla casa, tanto nelle zone del Maio quanto del Fango notoriamente le più colpite, si sono formati movimenti, comitati per lo più, per la raccolta dei fondi da destinare alle famiglie che non hanno più nulla. L’iniziativa non è criticabile, anzi fornisce la prova della tempra di uomini e donne che di fronte a una tale sciagura stanno facendo di tutto per rimettersi in piedi. Il problema, diciamo così, è più di tipo politico amministrativo (come se vi fosse il caso di rimarcarlo ogni volta ma tant’è). Non voglio parlare degli errori nella valutazione d’ipocentro, epicentro e magnitudo, rivisti a seguito delle affermazioni del Prof. Luongo, professore di Geofisica della Terra solida all’Università Federico II di Napoli e già direttore dell’Osservatorio Vesuviano, che ha “suggerito” di rifare i calcoli. Neppure voglio segnalare che è fondamentale riaprire l’Osservatorio geofisico di Casamicciola e affiancargli moderni sistemi di rilevazione e farne un centro studi di rilievo internazionale come afferma il Prof. Luongo, capire insomma cosa accade sotto i nostri piedi, poiché tutto è stato già detto. Voglio parlarvi, invece, della sconfitta delle sei amministrazioni che tuttora soccombono sotto il peso dell’inadeguatezza delle proprie azioni. Sia di fronte al terremoto che è grave in se, e la gravità si amplifica quando non c’è un piano comune o perfino una collaborazione sul piano istituzionale per contenere attacchi mediatici di ogni genere che hanno soddisfatto una politica nazionale pressapochista e la stampa sartoriale da macello. Doveva esserci, e non c’è stata, una comunicazione congiunta in quelle ore, come adesso, poiché era ed è indispensabile. Al contrario abbiamo visto sindaci che, per quanto coraggiosi, se da un lato tentavano di difendere il territorio, ognuno per se, dall’altro sono caduti sotto i colpi di mortaio della propria smania d’individualità. Un’altra sconfitta, però, va rilevata e si unisce al discorso della raccolta fondi. Il consigliere di minoranza di Serrara Fontana, l’avvocato Roberto Iacono, il giorno dopo il terremoto ha inviato una PEC al Sindaco Caruso. Nella comunicazione il gruppo di minoranza ha chiesto a Caruso, un giorno dopo il sisma, l’attivazione di un conto corrente per la raccolta fondi, rivolgendo l’invito pure alle altre amministrazioni isolane. Ciò allo scopo di attribuire un cappello istituzionale nella gestione e distribuzione di eventuali fondi, e rendere partecipi le realtà neo costituite a questo scopo, in modo da rendicontare e registrare con più facilità il flusso di denari da indirizzare alle famiglie più colpite ma anche per non disperdere energie e risorse. Pensate che qualcuno abbia risposto?

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