Caos porto a Lacco Ameno, Perrella gioca la carta dell’arbitrato
La società concessionaria del molo turistico tenta la strada alternativa al giudizio civile. Il Comune resiste, forte del favorevole esito nel giudizio civile sul decreto ingiuntivo

Si apre un nuovo fronte nella controversia che oppone il Comune di Lacco Ameno alla Marina di Capitello Scarl, società che da quasi cinque anni detiene la concessione per la gestione del molo turistico nel paese del Fungo. Come è noto, in attesa che il Tar decida nell’udienza di aprile sul destino della concessione che il Comune revocò la scorsa estate, un altro procedimento è in corso davanti al Tribunale ordinario di Napoli, che a dicembre aveva revocato il decreto emesso “inaudita altera parte” lo scorso 31 luglio, rendendo quindi nuovamente esecutivo il decreto ingiuntivo con cui il Comune chiedeva il versamento del canone annuale della stagione 2019 da parte della società Marina di Capitello, canone pari a 170mila euro.
La Marina di Capitello pretende che il costituendo collegio arbitrale condanni il Comune al pagamento di quasi un milione di euro per i presunti inadempimenti dell’ente e per risarcimento dei danni
Adesso, la società tenta la strada dell’arbitrato, risollevando davanti al costituendo collegio arbitrale gran parte delle ragioni espresse dinanzi al Tribunale. Innanzitutto, la Scarl vuole che venga accertato “che nessun inadempimento può essere contestato alla Società Marina di Capitello, previa disapplicazione del provvedimento di revoca della concessione demaniale marittima, per il mancato pagamento del canone 2019, ovvero che il canone è dovuto in maniera ridotta per il periodo di effettivo utilizzo del canone”, con contemporanea compensazione delle somme eventualmente dovute con quelle che saranno oggetto dell’eventuale condanna nel lodo arbitrale. Inoltre la società rivendica la “perdurata validità ed efficacia della concessione, previa disapplicazione del provvedimento di revoca adottato in violazione degli articoli 15 e 18 della convenzione. Secondo la Marina di Capitello, infatti, il presunto inadempimento del Comune di Lacco Ameno non avrebbe consentito alla società di prendere possesso della totalità delle aree, degli immobili e degli specchi acquei oggetto dell’affidamento in concessione, non consentendo la realizzazione della totalità dei lavori oggetto del piano approvato. L’obiettivo del ricorso all’arbitrato è dunque quello di veder condannato il Comune al pagamento di una somma pari addirittura a 276.417,89 + 200.971,00 euro oltre interessi e rivalutazione.
Non solo, la società pretende anche la condanna del Comune al risarcimento del danno relativo all’impossibilità di utilizzare le aree oggetto dell’affidamento in concessione fino al luglio 2019 in conseguenza del ritardo del completamento delle opere di rifacimento della scogliera (primo lotto) del porto turistico, danni che secondo la Scarl sarebbero quantificabili in altri 300mila euro. Le pretese non si fermano qui, in quanto la società esige altri 173mila euro di risarcimento dei danni consistiti nella distruzione dei pontili e degli impianti a causa della mareggiata di febbraio 2019, in conseguenza dell’esecuzione dei lavori di rifacimento della scogliera senza il preventivo allestimento di opere di contenimento e senza consentire lo smontaggio dei pontili. La Marina di Capitello chiede infine di ottenere una proroga della durata dell’affidamento fino al 31 dicembre 2025 per il “ristabilimento dell’equilibrio economico finanziario della concessione, in dipendenza dell’impossibilità di utilizzo della stessa per fatto riconducibile all’amministrazione comunale”.
Il Comune di Lacco Ameno, dopo aver incassato la favorevole decisione del Tribunale di Napoli che aveva reso esecutivo il decreto ingiuntivo contro la Scarl, resisterà alla pretesa appellandosi alla nullità della clausola arbitrale, già riconosciuta in sede civile
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Da parte sua, il Comune di Lacco Ameno ha nominato il proprio difensore di fiducia, l’avvocato Nicola Patalano, per costituirsi nell’arbitrato proposto dalla società, e soprattutto per far valere proprio la nullità della clausola arbitrale, come del resto aveva stabilito il Tribunale ordinario a dicembre, rendendo nuovamente esecutivo il decreto ingiuntivo: per inciso, anche nel procedimento in sede civile la società Marina di Capitello contestava la competenza dell’autorità giudiziaria ordinaria a favore della devoluzione a un collegio arbitrale di tutte le controversie insorte fra le parti in ordine all’interpretazione e all’applicazione del contratto, ma il Tribunale nella persona del giudice Manera aveva appurato che nel caso specifico è assente una specifica autorizzazione alla devoluzione ad arbitri delle controversie in questione, quindi “la clausola contrattuale che la dispone sembra affetta da nullità e, di conseguenza, appare sussistente la cognizione dell’Autorità Giudiziaria Ordinaria – non già del collegio arbitrale – sulla materia del contendere”.
Dunque, il ricorso all’arbitrato si intreccia col giudizio in sede civile e con quello innanzi al Tar, a complicare ulteriormente, se possibile, la vicenda originatasi agli inizi della scorsa estate quando, constatato il mancato pagamento del canone, il Comune aveva sollecitato il concessionario, che lo scorso luglio aveva avviato la procedura di definizione bonaria della controversia. Soluzione respinta dal Comune, che richiese il pagamento integrale dell’intero canone annuale di 170mila euro, facendo poi seguire nuova richiesta tramite Decreto ingiuntivo. L’esecutività di quest’ultimo era stata appunto sospesa dal Tribunale lo scorso 31 luglio. Intanto, il 23 luglio l’amministrazione aveva avviato la procedura preordinata alla revoca dell’affidamento, che si è poi conclusa il 14 agosto con la revoca, disposta con provvedimento del dirigente del settore lavori pubblici, proprio in piena stagione turistica. Successivamente il Tar accolse il ricorso cautelare proposto dalla società, “congelando” la revoca, per poi fissare a gennaio e poi ad aprile la trattazione di merito della controversia sul destino della concessione.