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Capitaneria, l’ammiraglio Giovanni Pettorino incontra gli studenti delle scuole e le istituzioni isolane

Gianluca Castagna | Ischia – C’è un gesto che si ripete ogni giorno nel mare più piccolo e trafficato al mondo. Braccia di uomini, donne e bambini che cercano altre braccia. Rispondere a una richiesta di aiuto non è (solo) questione di norme o di codici, ma prima di tutto di umanità. Cinquecento chilometri quadrati di area marina sottoposta al controllo, alla tutela, alla ricerca. Altri seicentomila dove intervenire per fermare la grande tragedia dei migranti del Mare Mediterraneo. Un milione di persone salvato da morte certa negli ultimi 25 anni. Seicentomila solo negli ultimi quattro.
Sono numeri che raccontano, meglio di tante opinioni, il lavoro del Corpo della Capitaneria Italiana e del suo braccio operativo, la Guardia Costiera. Numeri che sono stati illustrati agli studenti dell’Istituto Nautico “C. Mennella” e dell’IT “E. Mattei” dall’Ammiraglio Giovanni Pettorino, oggi Comandante Generale della Guardia Costiera e autorità più importante di un Corpo a cui, in questi anni, è stato spesso attribuito il riconoscimento di aver salvato l’onore di un’Europa distratta e imbelle.

L’emergenza umanitaria ha ormai raggiunto dimensioni epocali e ha richiesto un impegno eccezionale da parte degli assetti operativi della Guardia Costiera, dal punto di vista del salvataggio e dell’accoglienza. L’Italia non ha alzato barriere o muri, non si è girata da un’altra parte, non ha mai avuto dubbi nel dovere di intervenire, rispondendo al dramma dei migranti con compassione, intelligenza, orgoglio e competenza.
E’ lo stesso Ammiraglio Pettorino, ischitano per origini e affetti, a ricordarlo insieme al Comandante Alessio De Angelis, a capo dell’ Ufficio Circondariale Marittimo di Ischia, davanti a una folta platea di studenti, insegnanti, rappresentanti del mondo imprenditoriale, associazioni ambientaliste, autorità istituzionali (cinque sindaci su sei).
Scene autentiche di salvataggi in mare, di recupero naufraghi, di soccorsi per salvare le vite di persone in difficoltà a causa di condizioni meteo marine proibitive. E ancora la sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo, la tutela dell’ambiente marino e dei suoi ecosistemi, l’attività di vigilanza dell’intera filiera della pesca marittima, il controllo dei porti e delle spiagge. Ma nulla quanto le attività a salvaguardia della vita umana, in un mare che rischia di diventare un enorme cimitero, strappa l’applauso dei presenti e rende merito all’operato di tanti uomini e donne che fanno parte del personale della Guardia Costiera.

Un lavoro, certo, ma soprattutto una missione. Inseguita e portata a termine non dimenticando mai tre elementi decisivi che guidano lo spirito di un Corpo come quello delle Capitanerie di Porto: rispetto, orgoglio, emozioni.
Questo è il segreto dell’efficienza (e della generosità) di un’organizzazione come la Guardia Costiera a cui, malgrado l’insufficienza di mezzi, chiediamo sempre più tempestività e duttilità.
«Il rispetto anzitutto verso la famiglia, la scuola, i vostri insegnanti, gli anziani» dichiara Pettorino rivolgendosi agli studenti che un giorno intraprenderanno le vie del mare, «ma anche il rispetto per la natura, per la vostra isola piccola e meravigliosa, e per un bene grandissimo come il mare. Depositario di un patrimonio immenso. L’orgoglio di aver fatto bene il proprio dovere vi renderà più forti. E poi le emozioni, la vera energia che vi farà crescere e che vi auguro di non perdere mai. Com’è capitato a me, che a quasi 62 anni ancora mi emoziono ogni volta che, dal mare, doppiata Procida, vedo con chiarezza le coste e le bellezze dell’isola d’Ischia. Se vi muoverete seguendo queste idee e credendo in voi stessi, riuscirete a raggiungere tutti gli obiettivi che vi siete prefissati. Anche quelli più ambiziosi e che ora vi sembrano irraggiungibili».

Al meeting, svoltosi nella cornice del Grand Hotel Re Ferdinando a Ischia Porto, si è parlato a lungo dell’impegno e degli sforzi della Capitaneria nel tutelare la salute degli ambienti ecomarini e delle coste italiane. Il Mar Mediterrano, ricorda Pettorino, rappresenta lo 0,7% dei mari di tutto il mondo, eppure vi navigano più del 20% dei natanti. Vi si affacciano 23 paesi, per 46.000 chilometri di coste, su cui abitano più di 400 milioni di persone, che – purtroppo – riversano di tutto nelle acque di un bacino con un ricambio lento e difficile (due soli sbocchi: lo Stretto di Gibiliterra, il Canale di Suez).
«Rischiamo di farlo soffocare» è l’allarme dell’ammiraglio. «I nostri mari sono invasi dalla plastica, ne produciamo tanta e tanta finisce in mare. Non solo di dimensioni visibili come i famigerati dischetti che hanno colonizzato le nostre coste e per le quali ho attivato subito tutte le Capitanerie della Campania, del Lazio e perfino della Toscana. Parlo dell’inquinamento da microplastiche, un’emergenza prioritaria perché il Mediterraneo, in quanto mare chiuso, è una delle aree più impattate al mondo. Come Capitaneria di Porto, una delle nostre prime missioni resta quella della tutela e della vigilanza ambientale. Bisogna invertire la rotta, lo dico soprattutto alle giovani generazioni. Per rispettare il mare ed evitare che muoia, bisogna fare piccole rinunce, cambiare le nostre abitudini o quegli atteggiamenti che oggi non possiamo più permetterci».
Il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino, anche a nome dei suoi colleghi, ha ringraziato l’Ammiraglio Pettorino di questo incontro, richiamando la stretta collaborazione con l’Ufficio della Capitaneria di Porto dell’isola.
«Un rapporto proficuo da sempre, nel rispetto dei reciproci ruoli, ora rafforzato con il lavoro del Com.te De Angelis e dei suoi uomini. Abbiamo un porto piccolo ma che presenta problematiche molto complesse rispetto alle quali proprio questa forte solidarietà tra istituzioni e capitanerie ci permette di fronteggiare, offrendo i migliori servizi possibili. Trovo molto proficuo – ha aggiunto Ferrandino – questo incontro con le nuove generazioni che hanno scelto la marineria nel loro futuro. Stiamo lavorando con le altre istituzioni sull’isola e con la Città Metropolitana per dare finalmente una sede degna agli studenti del Nautico C. Mennella per poterli formare nel migliore dei modi, in ambienti quanto più performanti rispetto alle loro esigenze.»
Il Gruppo ischitano “Attilio Messina” dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia ha donato all’Ammiraglio Giovanni Pettorino un crest per rinsaldare il rapporto tra AMNI e il mondo delle Capitanerie, e sviluppare insieme l’antica cultura marittima e i suoi valori più nobili.

Dal vertice della prima Capitaneria d’Italia a Comandante generale della Guardia costiera. Cosa cambia da un punto di vista professionale, organizzativo e personale?
E’ un incarico di grandissima responsabilità perché sono a capo di 11.000 uomini che svolgono un lavoro importantissimo di tutela di beni preziosi per il nostro paese, la sicurezza della navigazione, la ricerca e soccorso in mane, la conservazione delle risorse ittiche e tutte le attività amministrative del Corpo che sovrintendono al lavoro dei marittimi, dei balneari, dei pescatori. Tutte persone che producono per la nostra economia più del 3%.
Qual è il segreto dell’efficienza di un’organizzazione come la Guardia Costiera a cui si richiede sempre più tempestività, versatilità, impegno?
Lavorare costantemente ogni giorno per mantenere alti gli standard prestazionali. Aggiornarsi continuamente, essere pronti al cambiamento, non aver paura di sfidare tematiche nuove come abbiamo dimostrato di saper fare con il fenomeno migratorio, un dramma del nostro tempo che ancora continua. Mai, venti anni fa, ci saremmo immaginati un impegno così forte. Eppure lo abbiamo fatto, dimostrando che nella nostra organizzazione esistono le migliori condizioni per rispondere a ogni sfida posta da un Paese che deve molto al mare. E poi lo dicevo prima agli studenti: rispetto, orgoglio, emozione.
L’opinione pubblica reagisce però sempre con maggiore insofferenza all’emergenza migratoria. Vi sentite degli eroi più soli?
Non possiamo far morire le persone e interveniamo ogni giorno perché questo non accada. Chi si trova in pericolo, in mare, sa che chi lo ascolta deve andare a soccorrerlo. Abbiamo il massimo rispetto per la vita e al nostro fianco troviamo molte istituzioni dello Stato. Il tema della migrazione è delicato, tocca tutti, ma è una questione che certamente il nostro paese non può più affrontare da solo. Occorre un coinvolgimento importante dell’Europa, mi auguro avvenga quanto prima.
L’avvio della missione Themis ha dato maggiori speranze o all’atto pratico tutto è condizionato dalla geografia o dalla disponibilità dei singoli Stati?
Il tema, certamente più complessivo, non può che risolversi migliorando le condizioni socio-economiche nei paesi africani e laddove insistono focolai di guerra molto importanti.
Un primo bilancio della riforma portuale, varata appena due anni fa
Intanto una necessaria semplificazione dei numeri: siamo passati da 25 a 15 autorità portuali. E’ cambiata anche la mentalità. I porti non sono più visti come entità a sé stante, dove cioè possono proliferare interessi localistici. In un’ottica globalizzata la logistica non può più essere pensata per porti settorializzati, ma nell’insieme. Questa riforma guarda ai porti come anelli di una logistica complessiva, è uno dei meriti più importanti di una riforma che ha rappresentato una svolta. E’ un work in progress, chiaramente, come richiede ogni normativa complessa. Quella dei porti lo è.
I porti inquinano. Come si interviene?
Occorre intervenire per limitare i danni dell’inquinamento acustico, atmosferico e marino. Le autorità di sistema portuale sono attrezzate per farlo e lo fanno in accordo con le Capitanerie. La vigilanza deve restare alta, noi procediamo con controlli meticolosi e continui che però necessitano di un lavoro complessivo per il quale chiediamo la collaborazione di altre organizzazioni.
La qualità delle imbarcazioni è migliorata o peggiorata? La sensibilità ambientale è più diffusa tra i grandi o tra i piccoli?
Un miglioramento è obbligatorio per tutti. Le nuove norme impongono standard diversi da un tempo; laddove non si ottemperino certi obblighi, le navi rischiano di essere fermate o non ottenere le certificazioni necessarie. In questi anni, va detto, gli armatori si sono adeguati e continuano a farlo.
Quali sono le problematiche logistiche, o infrastrutturali, che mandano in sofferenza i porti dell’isola d’Ischia e su cui bisognerebbe intervenire?
Le pressioni antropiche che subiscono i porti isolani sono fortemente accentuate durante i periodi estivi. Lo sforzo che tutti insieme facciamo, le Capitanerie per prime, cercano di ridurre i disagi. Solo le sinergia tra tutti gli operatori può dare grandi risultati.
Riuscirà a riaprire l’ufficio della Guardia Costiera a Lacco Ameno?
Undicimila uomini per fare in tutto il Paese, e non solo, quello che ho raccontato oggi sono davvero troppo pochi. L’ufficio di Lacco Ameno è stato chiuso per tante ragioni; al momento, i servizi vengono svolti egregiamente dall’Ufficio Marittimo di Ischia, dove sono stati accentrati i pochi militari che prestavano servizio a Lacco Ameno.
Lei non perde mai occasione per ricordare le sue radici ischitane e l’amore che la lega ancora a questa terra. Qual è il ricordo più bello che porta sempre con sé?
Sicuramente il mare dell’isola d’Ischia, di cui ho moltissimi ricordi e che continuo ad amare. Poi, gli odori di questa terra: li porto dentro il mio cuore ovunque vada.
Un mare profondamente cambiato, a detta di molti.
Certo, ma rimane un gran bel mare, un patrimonio ancora di grandissimo valore.

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