CULTURA & SOCIETA'

Capolavoro letterario “U viso! U viso!” ispirato alla Repubblica Partenopea del 1799

Monumentale opera di Giacomo Retaggio sui Martiri della libertà a Procida

“Niccolò Lubrano di Vavarìa, vicario curato dell’Abbazia di San Michele”, disse Vincenzo Speciale, il magistrato incaricato dal re Ferdinando IV (poi primo) e dalla perfida consorte regina Maria Carolina d’Austria. “Sono io”. “Da atti e da informazioni giunte personalmente al re, a Palermo, risulta che sei uno dei principali repubblicani di Procida”. Rispose: “Io ho solo fatto il mio dovere. All’avvento della Repubblica ho predicato l’ordine, la pace, il rispetto alle leggi ed alla tolleranza”. Poi ancora Speciale: ”Io Cittadino Giuseppe Lubrano Economo ho battezzato…Il tuo coadiutore si firma col termine giacobino ‘cittadino’ e significa che tu glielo hai permesso o addirittura consigliato”. Rispose: “C’erano i francesi e bisognava adeguarsi alle nuove leggi”.

E ancora Speciale incalza: “E che mi dici della berretta rossa giacobina con la quale eri solito predicare e che usavi nelle sacre funzioni, berretta portata a Palermo da marinai nelle mani di Maria Carolina che ha giurato vendetta?” Rispose: “E’ tutto falso!” E come per tutti gli altri -Francesco Feola, Vincenzo Assante, Onofrio Schiavo, Salvatore Schiano, Francesco Buonocore, Bernardo Alberino, Leopoldo D’Alessando, Michele Ciampriano, Giuseppe Cacace, Michele Costagliola, Cesare Albano di Spaccone, Andrea Fiorentino, Antonio Scialoja e Antonio De Luca preti- lo spietato magistrato si rivolse ancora allo scrivano Virgilio: “Scrivi, condannato a morte per impiccagione e alla confisca dei beni”. Per Speciale, re Ferdinando, Maria Carolina, John Acton suo favorito, il rancoroso Orazio Nelson “la parola d’ordine era: decapitare il movimento, eliminare l’intelligenza”, senza pubblico, difensori, prove, testimoni, tutto a porte chiuse. La Repubblica Partenopea nacque nel 1799 a seguito dei successi militari di Napoleone Bonaparte in Italia e si erano formati nuclei repubblicani filo francesi e giacobini, come la Repubblica ligure e la Repubblica cisalpina nel 1797, la Repubblica romana nel 1798 peraltro attaccata dalle truppe di re Ferdinando, ma la controffensiva francese col generale Championnet sbaragliò i borbonici, entrando a Napoli: il re, la sua famiglia e la corte si imbarcarono sul “Vanguard” di Nelson (vincitore su Napoleone nella rada di Abukir in Egitto) verso Palermo, trasferendo denaro dei banchi, tesori della corona e quattordici capolavori artistici. Così il 23 gennaio 1799 con l’appoggio del comandante dell’esercito francese venne proclamata la Repubblica partenopea che tuttavia durerà mesi fino al 22 giugno con l’avanzata del cardinale Fabrizio Ruffo e patto di un salvacondotto per i repubblicani poi disatteso dagli infami monarchi forti dell’appoggio inglese con Neslson succube della sua amante lady Hamilton e di Maria Carolina. La Repubblica è dichiarata decaduta l’8 luglio dal re Ferdinando IV di Borbone. Feroci le vendette nella narrazione di Benedetto Croce: grandi responsabili furono il re, la regina e Nelson, con l’impiccaggione anche dell’ammiraglio Francesco Caracciolo. Alla Repubblica mancò l’adesione popolare, lontana dalla conoscenza dei reali problemi del popolo. Drammatico il racconto dei tre Sacerdoti con le catene ai polsi sbarcati dalla nave “Aurora” proveniente da Palermo ove erano stati “sconsacrati” dal vescovo di Cefalù. Don Nicola Lubrano avanti, dietro Scialoja e poi Antonio De Luca ischitano, salire come sul Golgota verso Terra murata e rinchiusi in tre celle separate del convento: risate di scherno, insulti…Qui ricevono i Sacramenti, una ciotola di zuppa e una brocca d’acqua. L’indomani mattina escono per il patibolo: una folla sghignazzante al passaggio del gonfalone di “pecora vracca” e della minacciosa Nunziatina ‘a nzivosa: un grido sguaiato di donna da un balcone “U viso! U Viso! “per riconoscere e vilipendere i volti dei Sacerdoti condannati alla forca sul piazzale di Sèmmarezio, dinanzi alla linda Chiesa della Madonna delle Grazie (foto). Oggi in Piazza dei Martiri i Caduti per la Libertà scolpiti ed eternati su una grigia lapide di piperno. Gli Alunni dello scrivente al Liceo Scientifico si innamorarono di questo Capolavoro di Memoria Letteraria, dinanzi al quale “L’isola di Arturo” si inchina commossa e riconoscente! (continua)

*Responsabile diocesano Cenacoli Mariani MSM; docente Liceo; poeta; emerito ANC-Ass Naz Carabinieri (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)

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