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Carmine Barile: «Comportarsi da portatori sani, così si può sconfiggere il Covid»

Il medico di famiglia racconta a Il Golfo le paure di chi scopre di essere stato a contatto con un paziente positivo e la corsa al vaccino antinfluenzale

Come l’isola di Ischia sta affrontando questa seconda ondata di Covid? Torneremo alla situazione di marzo/aprile o possiamo stare un po’ più tranquilli?

«Non penso che torneremo alla situazione vissuta la scorsa primavera. Ed il motivo è semplice: noi tutti siamo più preparati al Coronavirus. Lo scorso inverno e primavera il Covid si è diffuso in maniera silente prima di scoppiare come un bubbone. Oggi, invece, tutti sappiamo a che cosa andiamo incontro e siamo più preparati. Siamo cambiati negli atteggiamenti: tutti indossiamo la mascherina e teniamo le persone anziane e più fragili più protette. Abbiamo, poi, a disposizione i dispositivi di protezione individuale che all’inizio della pandemia erano praticamente introvabili. Per ciò che riguarda l’isola di Ischia siamo fortunati perché non abbiamo metropolitane né treni ed i pullman non sono molto affollati. Ai miei pazienti ripeto sempre che se la marea è lenta, riusciamo a dominarla. Se, invece, diventa violenta il sistema va in tilt. A partire dal sistema sanitario. Per questo dobbiamo essere tutti accorti ed attenti».

Qual è la situazione attuale sull’isola?

«L’ultimo dato ufficiale diffuso dall’Asl Napoli 2 Nord risale al 2 ottobre quando erano 44 le persone positive residenti sull’isola di Ischia. Oggi abbiamo anche un numero maggiore di positivi rispetto al passato, la maggior parte, fortunatamente, sono asintomatici. L’impatto di virulenza, quindi, è ridotto anche se i numeri sono in crescita».

Quali sono le raccomandazioni che rivolge ai suoi pazienti?

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«In primis quello di indossare sempre la mascherina, tenere la distanza sociale ed igienizzarsi spesso le mani. Ma c’è dell’altro. Ad ognuno consiglio di comportarsi come se fosse positivo ed asintomatico e poi bisogna tenere sotto la campana di vetro le persone anziane e quelle fragili».

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I suoi pazienti che cosa le chiedono più spesso?

«Al momento il dibattito è sul vaccino antinfluenzale. Sono davvero in tanti a chiedermelo. Tutti hanno capito che chi si vaccina contro l’influenza stagionale riesce a fare una sorta di screen rispetto al Covid. Le due malattie messe assieme, specialmente per i soggetti più fragili, possono essere davvero letali. Entro fine mese, presumibilmente, riusciremo ad avere il vaccino e cominciare la somministrazione. Avremo le dosi gratuite per gli ultra 60enni, per i bambini che hanno meno di 6 anni e per chi svolge determinate professioni. Medici, infermieri, tutto il mondo sanitario, nonché gli appartenenti alle forze dell’ordine, insegnanti di asili, macellatori, allevatori di bestiame e comunque tutte le persone più esposte al virus sono coloro che potranno fare il vaccino antinfluenzale presso il proprio medico di famiglia».

Quali sono i timori più diffusi che riscontra tra i pazienti?

«La paura costante è quella dell’amico, parente, vicino o conoscente che risulta positivo. E così subito si cerca di risalire se si hanno avuto contatti. Ci sono anche persone che mi contattano chiedendomi di fare il tampone perché sono venuti a contatto con un contatto del positivo. In realtà in questo periodo sono anche aumentati gli ipocondrici. La verità è che la malattia fa paura. La morte del medico Ascione ha riaperto una ferita in tutti gli isolani. Ed episodi come questi fanno aumentare il livello di paura».

Quando si ha più paura?

«Chi è in attesa di tampone trascorre dei giorni davvero lunghi e pieni di timore. Dal momento in cui si chiede il tampone fino al risultato dello stesso passano dei giorni. Bisogna immaginare che dal momento in cui si hanno i primi sintomi o da quando si viene a contatto con una persona risultata positiva, all’esito del tampone bisogna aspettare tutto l’iter che prevede l’invio a Napoli dei tamponi stessi affinchè siano analizzati. I risultati, poi, vengono comunicati ai medici attraverso un portale».

Al momento il reparto Covid dell’ospedale Rizzoli è ancora chiuso. Questo è un segnale positivo o un ritardo?

«Credo che l’Asl Napoli 2 Nord qualora dovesse esserci la necessità del reparto Covid sia pronta ad aprirlo in pochissimo tempo. D’altronde l’esperienza è stata già fatta alcuni mesi fa. Se oggi è ancora chiuso è perché, evidentemente, non c’è bisogno ancora, e per fortuna, del reparto Covid. Dobbiamo inoltre considerare che l’apertura di un reparto simile porta anche al blocco di una parte dell’ospedale che di fatto diventerebbe inutilizzabile».

Qual è il messaggio che vuole dare ai nostri lettori?

«Abbiamo passato la piena dell’estate con una serie di eventi aggregativi in concomitanza con la stagione turistica, adesso dipende tutto solo da noi. Dobbiamo essere più guardinghi, non dobbiamo fare i compagnoni e cercare il contatto con altre persone, anche se amici. Dobbiamo salutarci da lontano e rinunciare ai baci ed agli abbracci. Ognuno di noi si deve sentire in pectore un ‘portatore sano’ e comportarsi come tale. Se agiamo così, sicuramente andremo meglio in attesa del vaccino».

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