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Carmine Monti: «De Siano? Sembra una pallina da ping pong»

È un Carmine Monti in gran spolvero, quello che commenta le recenti evoluzioni del panorama politico isolano, in fermento per le prossime elezioni nel comune di Ischia. Non prima, però, di aver analizzato in modo impietoso e senza sconti le ultime vicende di Lacco Ameno, dove ricopre il ruolo di leader dell’opposizione consiliare nei confronti della maggioranza guidata da Giacomo Pascale.

Cominciamo dalle recenti dimissioni del revisore dei conti presso l’ente di Piazza Santa Restituta.

«In effetti già nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, riguardante il riconoscimento dei debiti fuori bilancio, io mi resi conto che c’era qualcosa che non andava. Quella delibera era ambigua, con casi di pignoramento riconosciuti per l’anno 2015 che andavano compresi nella massa del dissesto. E lo si capiva anche dal tenore del parere reso dal revisore, che affermava che dopo tante insistenze era riuscito a fare un controllo di cassa, da cui era emersa questa anomalia. Insomma, era chiaro che qualcosa non andava, o che comunque quel rapporto di fiducia tra gli organi dell’ente era venuto meno. Il sindaco disse di aver parlato con la dottoressa Russo, affermando che non c’erano problemi e che in consiglio si sarebbe proceduto ad approvare, come prescritto dal Ministero, il prosieguo dei documenti contabili. Io credo invece che Pascale non avesse mai parlato col revisore. La lettera di dimissioni è particolarmente dura: la Russo punta il dito contro la mancata collaborazione istituzionale dell’ente al punto da provocare l’assenza di senso logico negli atti consegnati per rappresentare la situazione economico-finanziaria».

Quindi qual è la situazione reale?

«Noi dell’opposizione abbiamo immediatamente rilevato tutte le incongruenze tra le affermazioni del revisore e quelle dell’amministrazione. E conoscendo Giacomo Pascale, io sono convinto che la situazione reale è quella descritta dal revisore. Sono i fatti a dirlo: se l’amministrazione scrive al Ministero dicendo di aver inviato i bilanci 2015, mentre il revisore avverte che il bilancio di previsione 2015 non gli è stato inviato, sta a significare che qualcosa non va. Del resto, a noi consiglieri ci viene prima comunicato che gli atti sono a disposizione, ma poi, richiedendoli formalmente, ci vien detto dalla segretaria comunale che le delibere di riaccertamento dei residui non ci sono. È la riprova che la situazione nasconde diverse zone d’ombra».

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Però nel 2014, anno a cui si riferiscono i bilanci che stanno complicando la vita all’amministrazione Pascale, quest’ultima non era ancora stata eletta.

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«Non c’entra niente: il problema non è questo. Una volta eletta, all’amministrazione Pascale è spettato il compito di tirar fuori il comune dal dissesto. In due anni, siamo ancora fermi all’approvazione del preventivo 2014, con i termini ampiamente sforati. Il Ministero ha successivamente emanato un decreto con ulteriori termini da rispettare, eppure anche stavolta essi non saranno rispettati. Non mi interessano le giustificazioni della maggioranza, che ci accusa di volere la loro caduta per andare alle elezioni, ma mi interessa piuttosto il dato politico che emerge: in 24 mesi questa amministrazione non riesce nemmeno a fare il compitino assegnatole, cioè  allineare il bilancio economico dell’ente con la vita reale del paese. Il resto sono chiacchiere. Resta da vedere quali pareri darà la Russo che, pur dimissionaria, resta in carica per altri 45 giorni. Il parere reso sul 2014 io credo sia sostanzialmente negativo.  Quindi nel complesso siamo di fronte all’ennesima bugia del primo cittadino, come del resto accade spesso: le sue dichiarazioni sono puntualmente smentite dai fatti».

A quale altra dichiarazione si riferisce?

«Tutti ricordano che quando cominciarono i lavori fognari, Pascale disse che entro tre mesi si sarebbero conclusi. Adesso siamo ormai ad aprile 2017, quel termine è stato sforato di quindici mesi, e non c’è ancora stato il collaudo dell’opera. Dopo le tante varianti in corso d’opera, siamo ancora in attesa di capire se funzionerà, mentre intanto hanno costruito quel “muro della vergogna” dove prima c’era un’aiuola lungo il corso, con una “finestrina” da dove manca soltanto che spunti una testa: una costruzione assurda, ma forse qualche vantaggio c’è, visto che tanti turisti lo fotografano senza capire cosa diavolo sia. Forse l’avranno presa per un’opera d’arte moderna… La gestione dei lavori ha dato un colpo mortale all’economia lacchese, senza celebrazioni a Natale e Pasqua col paese sventrato e al buio. Se avessero chiamato mio figlio di sei anni a dirigere i lavori, credo che non avrebbe certo fatto peggio di così. Ma altre bugie riguardano anche quel vero “porto delle nebbie”,  cioè la faccenda riguardante l’affidamento del porto turistico tramite il project financing proposto da chi si è poi aggiudicato la gestione, cioè la Marina di Capitello. L’amministrazione non ha mai voluto affrontare la questione in Consiglio, con un vero e serio confronto, come da noi più volte richiesto. So che gran parte della maggioranza non vuole che la cosa approdi nel civico consesso, e questo è significativo. Non voglio entrare nel merito della legittimità della procedura, ma il dato è politico: un’iniziativa del genere, che condiziona la vita economica del paese, coi cittadini che si sono visti limitare la possibilità di accedere al pontile, con limitazioni che riguardano anche quei residenti possessori di piccoli imbarcazioni, andava opportunamente affrontata in consiglio, che esprime e rappresenta l’intera comunità lacchese. Procedendo mediante delibere di giunta, viene così esclusa la cittadinanza su decisioni fondamentali che la riguardano».

Alcuni osservatori tuttavia ritengono che l’amministrazione Pascale, pur in presenza dei pesanti vincoli imposti dal dissesto, ha comunque provato a fare qualcosa di concreto.

«E cosa avrebbero fatto? In due anni siamo ancora senza un servizio di giardinieri per il verde pubblico: se nel primo anno non ci fosse stata la fattiva collaborazione della Pro Loco, ora il corso e le aiuole sarebbero avvolte in una foresta tropicale. Hanno indetto una gara per l’appalto della nettezza urbana, e ne hanno combinate di tutti i colori, come stiamo vedendo in questi giorni. Ho visto tra l’altro che hanno appena lanciato la procedura per l’aggiudicazione del servizio di illuminazione pubblica: in pratica da due anni siamo senza luce. Sfido chiunque a dirmi che questo è un bilancio positivo, suvvia… E dobbiamo anche sperare che riescano a completare in tempo l’iter per i lavori fognari, altrimenti rischiano di perdere anche il relativo finanziamento. Se non rendicontano entro il 30 marzo (e il collaudo dell’opera non è ancora avvenuto), il rischio è concreto».

Una bocciatura totale, insomma.

«Giacomo Pascale non è all’altezza del compito di sindaco. Ci sono pesanti carenze sotto l’importante profilo dei rapporti istituzionali. È assurdo litigare con tutti, senza mantenere le normali relazioni tra gli organi dell’ente. Non dimentichiamo che il primo cittadino ha avuto pesantissimi contrasti col comandante dei vigili urbani, e che in sostanza anche col dottor Rumolo i rapporti non erano idilliaci, per usare un eufemismo. Non è concepibile che, in un ente con tre dirigenti, l’amministrazione litighi con due di essi, salvo poi scendere a più miti consigli, come nel caso delle controversie legali col comandante Monti, finite male per l’amministrazione.  Intanto, Rumolo viene pagato per stare a casa. Un atteggiamento totalmente contrario al buon senso. Con lo stesso revisore andava instaurato un rapporto di collaborazione e fiducia reciproca per compiere un percorso volto a soddisfare quelle poche prescrizioni indicate dal Ministero. Ormai anche la popolazione è stufa: una cinquantina di persone mi ha chiesto se lo sforamento dei termini perentori fosse finalmente l’occasione per mandare a casa l’amministrazione».

Veniamo all’evento che sta catalizzando l’attenzione della politica isolana: le prossime elezioni di Ischia.

«Innanzitutto, va detto che da quanto finora si è visto e sentito non sembra esserci una seria proposta politica da sottoporre ai cittadini da parte delle probabili forze in campo. Molti attori si stanno nascondendo, quasi in attesa per poi decidere “nell’ultima notte”, e un comune come Ischia non può sopportare atteggiamenti del genere. Penso che qualche posizione consolidata ci sia: Enzo Ferrandino e Gianluca Trani sono quelli che si sono esposti mostrando il desiderio di elaborare un progetto da sottoporre agli elettori. Tuttavia non si parla praticamente mai di programmi, ma solo ed esclusivamente  di possibili alleanze, di poltrone da occupare. Paradossalmente, mi sembra che l’unico che abbia inserito qualche idea concreta nel dibattito politico attuale sia Antimo Puca, con i suoi articoli pubblicati su “Il Golfo”».

Che idea si è fatto su un possibile ruolo del Senatore De Siano nella contesa ormai  iniziata?

«Un dato politico che emerge, e che sarà comunque sottoposto a verifiche ormai prossime, riguarda gli effetti del “caularone”, cioè l’asse Giosi-De Siano. L’accordo tra i due ha “rotto le ossa” al centro-destra isolano, che a Ischia è quasi scomparso. Fra l’altro io stesso stento a riconoscere l’attuale atteggiamento del Senatore, che sembra “rimbalzare” qua e là come una pallina da ping pong: prima tratta con Giosi, poi con Abramo De Siano, poi con Salvatore Mazzella poi ancora con Gianluca Trani passando per l’ex senatore Lauro: manca solo che si incontri col Vescovo e poi le ha tentate tutte. Insomma, a mio parere il Senatore Domenico De Siano in questa fase mi sembra che agisca in modo un po’ confuso».

Non crede che possa optare per la candidatura diretta?

«Tutto è possibile, ma io credo che in quel caso avrebbe dovuto cominciare a lavorarci molto prima. Adesso mi sembra un po’ tardi. Potrebbe anche darsi che si sia già mosso in anticipo, ma che abbia trovato un “muro” da parte dell’ambiente ischitano, almeno da quel che leggiamo sui giornali.  In ogni caso, come accennavo prima, credo che l’operato di Domenico De Siano, come coordinatore regionale di Forza Italia, e come massimo esponente del partito sulla nostra isola, non sia stato positivo visto che il centrodestra è ridotto ai minimi termini, e ritengo che il Senatore abbia molte colpe in questo. La sua azione politica, che ha deluso diversi appartenenti a quell’area, non ha apportato vantaggi per l’isola».

Non sembra che il centro-sinistra isolano se la passi poi tanto meglio.

«Beh, ma almeno esiste un centro-sinistra. Invece il centro-destra si è quasi dissolto. Per quanto riguarda Giosi Ferrandino, rimane difficile trovare la quadra per dirigere la nave in porto. E intanto sembra quasi una barzelletta questo sotterraneo “accordo” con De Siano: si vedono di nascosto, come fossero due amanti clandestini. A un certo punto credo che arrivi il momento di dover fare chiarezza, e che ognuno vada avanti secondo le rispettive aree politiche».

Quindi basta col “caularone”?

«Ritengo che non si possa più nemmeno prendere in considerazione. Tuttavia, parlando con Peppe Brandi, ci siamo detti che una situazione come quella attuale, completamente “liquida” e avulsa da programmi e idee politiche, non è più facilmente interpretabile. E se nemmeno un politico esperto come Brandi riesce più a fare previsioni sul futuro prossimo, figuriamoci i normali cittadini, che ogni settimana leggono di nuove alleanze, poi subito smentite».

È quindi saltato quell’accordo “occulto” di cui parlammo l’estate scorsa e che chiamava in causa anche il comune di Casamicciola?

«In quell’occasione parlammo di una strategia concordata tra Domenico e Giosi, di cui si è spesso sentito parlare, secondo cui l’amministrazione di Casamicciola sarebbe caduta aprendo un varco per lo stesso Giosi favorito dall’influenza di De Siano nel comune termale, mentre al contempo il sindaco uscente di Ischia avrebbe dovuto preparare il terreno per una candidatura del Senatore nel capoluogo isolano. Tuttavia nei termini che ci eravamo dati, cioè entro lo scorso dicembre, Casamicciola non è caduta, anche perché l’opposizione casamicciolese, Arnaldo in testa, è pronta a impedire ogni ritorno di Giosi. In questo contesto, la poltrona di Giovan Battista Castagna avrà lunga vita».

Francesco Ferrandino

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