CARTAROMANA E LE SUE ACQUE SORGIVE  POSSONO  DIVENTARE “FONTI” DI RICCHEZZA TERMALE SE SI SFRUTTA IL FANGO TERMICO FACILMENTE RICAVABILE

SI SOGNA UN CLAMOROSO RITORNO ALLA LORO NATURALE ATTIVITA’ - Dal dopo guerra in poi, ed anche prima, senza tempo, Cartaromana era la spiaggia dall’aspetto selvaggio frequentata dai giovani aitanti del tempo che in comitive con gozzi in affitto o di proprietà di uno di essi , si portavano fino alle fonti con lo scopo per altro di poter fare la corte a qualche donzella indigena che accompagnava i propri genitori o i propri nonni sofferenti di disturbi reumatici ai bagni della speranza. Al fascino ed alla bellezza dei luoghi ed a tutta la storia che li accompagna dai secoli passati fin ai nostri giorni, diventa opportuna e necessaria la critica da muovere a chi di dovere per la poca cura che si ha di questo prezioso lembo di costa isolana celebrata in passato, oltraggiata di recente e deprezzata oggi dove meriterebbe miglior sorte

C’è stata folla  alle fonti di Cartaromana in questi  giorni roventi  ferragostani  della piena estate in corso, specie il sabato e la domenica, nonostante l’acqua sorgiva sia calda e si somma alla temperatura altrettanto calda all’esterno. Per questo le antiche fonti di acqua termale sorgiva con bollicine sul basso fondale  separate dal mare da una bordatura bassa di scoglietti,  stanno vivendo un fenomeno di credibilità e rilancio da far pensare che questa risorsa naturale pubblica, nell’arco dei secoli  non ha mai smesso la sua attività silenziosa e curativa, d’apprincipio  in uso delle genti del luogo e successivamente dei turisti  messi a conoscenza  della possibilità di beneficiarne.  Sono le nuove generazioni  della zona che comprende la vasta area, che da Campagnano  si estende  a Sant’Anna fino alla Cappella della  madonna del Carmine a credervi ,riprendendo una tradizione popolare  molto in voga negli anni ’20 e ’30, allorquando le donne gravide, gli anziani e i sofferenti di dolori reumatici e forme acute di  artriti, attendevano la buona stagione per raggiungere la spiaggia di Cartaromana  per immergersi in quelle  calde acque delle fonti  a stretto contatto con il mare. Il sollievo che provavano era  immenso tanto che per nulla al mondo vi avrebbero rinunciato per affidarsi ad altre forme di cura e benessere. Oggi le fonti di  Cartaromana  a frontr fi quelle si Sorgeto a Panza,  registrano un clamoroso “ritorno”  alla sua attività naturale.

 E’ di qualche giorno l’uso delle fonti per  bagno ricreativo e curativo secondo l’antica pratica delle popolane dell’era romana che immergevano l’intero corpo  per  farlo rifiorire a nuova forza di vita anche attraverso le preghiere votive  rivolte alle divinità scelte.  Protagoniste del bagno nelle fonti  della Cartaromana di oggi sono  giovani famiglie ischitane  mamma, padre e figlio con amici, che senza rivolgersi alle divinità come  si usava fare alle origini, tutti insieme hanno provato la medesima  sensazione del  benessere fisico quando immergendosi  hanno  ripetuto il rito di chi lo ha fatto prima  di loro,ossia piacere e distensione delle proprie membra e del proprio spirito. Se poi usi, come ha fatto la donna, anche una crema propizia per spalmartela sulla faccia, evidentemente  dietro consiglio professionale del dermatologo  per ottenere un viso da bella vestale dell’epoca, significa che l’esperienza vissuta  alle fonti di Cartaromana ha lasciato davvero il segno.  Dal dopo guerra in poi, Cartaromana era la spiaggia dall’aspetto selvaggio frequentata  dai giovani aitanti del tempo che in comitive con gozzi in affitto o di proprietà di uno di essi , si portavano fino alle fonti con lo scopo per altro  di poter fare la corte a qualche donzella indigena che accompagnava i propri genitori o i propri nonni ai bagni della speranza.  Nonostante il manifesto interesse e la fiducia che venivano riposte in quelle acque sorgive da parte degli ischitani del tempo, nessuna autorità locale, nessun imprenditore ha  pensato di valorizzare questa grande risorsa che la natura  ha regalato  ad una località per i suoi confini e le sue testimonianze di per sè  già pregna di storia antica. 

Cartaromana con le sue fonti, la sua spiaggia, col suo mare cristallino, i suoi scogli presenta oggi il volto di sempre. Non è mutato niente. L’aspetto selvaggio presenta i costoni  che dominano la spiaggia per  tutta la sua lunghezza col medesimo pericolo di “caduta massi”  e  rappresentano un serio affronto alla incolumità dei bagnanti delle fonti e di tutti gli altri che usano spiagge e mare. Al fascino ed alla bellezza dei luoghi  ed a tutta la storia che li accompagna dai secoli passati fin ai nostri giorni, diventa  opportuna e necessaria  la critica da muovere a chi di dovere per la poca cura che si ha di questo prezioso lembo di costa isolana,  celebrata in passato, oltraggiata di recente e deprezzata oggi  dove meriterebbe miglior sorte.  Cartaromana è uno dei “luoghi dell’anima” dell’antico Borgo di Celsa e dell’isola d’Ischia, incrocio di storia, arte, letteratura, religione e tradizioni popolari che spiegano il “genius loci” della più grande e bella delle isole del Golfo di Napoli. Tutto in uno specchio d’acqua di grande ampiezza  chiuso, da un lato, dal maestoso Castello Aragonese; dall’altro, dalla  piccola spiaggia di ciottoli diventata  famosa appunto, per le sue vasche naturali di acqua calda dove, volendo, è possibile immergersi anche in inverno e dalla parte della strada, la secolare costruzione restaurata della Torre di Michelangelo, un tempo abitata dalla prestigiosa famiglia D’Avalos, dai Sanseverino,occupata  poi dal Guevara  e da altre famiglie ischitane della zona. La speculazione edilizia laggiù non è arrivata, Se c’è stato qualche abuso, per altro anche denunciato, è stata poca cosa. Cartaromana con i suoi scogli di Sant’Anna e le sue fonti non celebrate come meriterebbero, si mantiene intatta da secoli,  da quando i movimenti tellurici, trasformandola, l’hanno lasciata come oggi la vediamo. Essa con Sant’Anna era la continuazione della città sommersa di Aenaria tra il Castello e gli stessi scogli di S.Anna, la cui scoperta avvenne nel 1972 ad opera di due sub ischitani esperti in immersione in quei tratti di mare, Rosario D’Ambra e Pierino Boffelli. Rinvennero anfore, un lingotto di piombo e altro materiale archeologico che fu subito portato all’esame del sacerdote archeologo di Lacco Ameno Don Pietro Monti, del quale di recente è stato festeggiato il suo centenario della nascita.  Le ricerche continuano ancora oggi con risultati sempre  più sorprendenti. Davanti alla secolare spiaggia di Cartaromana

Fotoricerca e Scatti di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

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