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Concessioni spiagge: il Governo verso il rinvio

L’esecutivo pronto a far slittare di altri 5 anni le aste per le aree già in gestione

Il Governo potrebbe posticipare di almeno 5 anni le “gare” per le concessioni demaniali marittime. È l’ipotesi che circola nelle ultime ore e che potrebbe concretizzarsi con un emendamento dei relatori della legge della concorrenza. Una modifica che prevedrebbe dapprima una mappatura dei litorali e, solo quando sarà completata la procedura, l’asta per le concessioni. Che, tradotto in soldoni, significa che perlomeno fino al 2027 i vecchi concessionari potranno dormine sonni tranquilli e non vedere le “loro spiagge” all’asta. Perché se fosse approvato l’emendamento dal prossimo anno si gareggerà solo per gli arenili attualmente liberi. Il nuovo provvedimento interessa numerose imprese balneari ischitane che ogni estate impiegano numerosi addetti per un indotto importante. Ma per lo Stato che riscuote i canoni, le cifre sono sempre molto basse con importi medi da 10-15 mila euro e casi da poche centinaia di euro per canoni mai ritoccati.

Una sorta di dietrofront, insomma, rispetto a quanto deciso solo qualche mese fa, quando il Consiglio dei ministri, all’unanimità, aveva votato l’emendamento che prevede la messa a gara, dal primo gennaio 2024, delle concessioni balneari e non più il rinnovo automatico, stabilendo che le «concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali» sono valide «fino al 31 dicembre 2023» ad eccezione di quelle già in regola, e cioè valide oltre il 2023 perché «rilasciate seguendo le procedure selettive (l’avviso pubblico di evidenza pubblica) nel rispetto delle regole dell’Unione Europea». Per tutte le altre concessioni, in base alle nuove regole, viene dato il via libera alle gare che dovranno rispettare «i principi di imparzialità, non discriminazione, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità». Le nuova normativa prevede pure il «divieto espresso di proroghe e rinnovi anche non automatici ». Andrà stabilita invece una «durata della concessione per un periodo non superiore a quanto necessario per garantire al concessionario l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati dall’ente concedente in sede di assegnazione della concessione e comunque da determinarsi in ragione dell’entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare ».

Tuttavia, al fine di salvaguardare chi ha già investito in stabilimenti balneari da tempo e della professionalità che è conseguita da una titolarità negli anni sugli impianti, si prevede di «tenere conto dell’esperienza tecnica e professionale già acquisita in relazione all’attività oggetto di concessione – o ad analoghe attività di gestione di beni pubblici – secondo criteri di proporzionalità e di adeguatezza in maniera tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori. E della posizione dei soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura selettiva, hanno utilizzato la concessione quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, nei limiti definiti anche tenendo conto della titolarità, alla data di avvio della procedura selettiva, in via diretta o indiretta, di altra concessione o di altre di attività d’impresa o di tipo professionale». Prevista pure una sorta di compensazione per il concessionario che lascia la titolarità dell’impresa, «un indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, in ragione del mancato ammortamento degli investimenti realizzati nel corso del rapporto concessorio, ed autorizzati dall’ente concedente e della perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico».

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