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Basentini amaro: il nostro turismo ha perduto i leoni

Piuttosto articolata l’analisi di Bruno Basentini, patron dell’Hotel Augusto, sui numeri del ponte del primo maggio: «Il nostro turismo ha perduto i leoni, e ci son rimaste le pecore. Questa è la realtà: molti visitatori, ma la qualità latita. Abituati al turismo di alcuni decenni fa, quando i visitatori portavano molta ricchezza sull’isola, siamo ora costretti a prendere atto che Ischia non è più la meta della media e alta borghesia, e il livello è quello che è. La stagione non sarà negativa, ma i margini di volta restano lontanissimi, quasi irraggiungibili». Tra le cause, secondo Basentini, anche una mancata coscienza di categoria, vista l’assenza di solidarietà tra gli stessi albergatori: «Ognuno agisce da solo, senza coordinamento, e questo non può certo portare lontano. A ciò si aggiunga che le amministrazioni isolane non hanno le dovute competenze per interloquire col settore turistico, e il quadro diventa illuminante». Nelle parole di Basentini non manca l’autocritica: «Sì, perché noi albergatori non siamo mai stati compatti nell’indicare con fermezza alle istituzioni la via da seguire, e questo ci ha condannato all’irrilevanza politica, a dispetto del grande peso, sociale ed economico, che la nostra categoria ancora oggi riveste. È vero che la crisi ha fortemente influito sul tipo di turismo che arriva sull’isola, ma è stata proprio la nostra mancanza di risposta collettiva a condannarci allo stato di cose attuale. Fino a una decina d’anni fa, l’industria turistica lavorava in ben altro modo. Con l’arrivo della crisi, più o meno nel 2008, ciascun operatore ha preso un salvagente per cercare di sopravvivere, ma nulla di più. Nessuna visione globale, nessuna progettualità né lungimiranza. E la persistenza della crisi ha poi tagliato le gambe a qualsiasi tardiva intenzione di recupero: oggi praticamente nessuno fa investimenti in prospettiva a lungo termine, anche perché le banche non agevolano in alcun modo né le famiglie né gli imprenditori. E la classe politica attuale non sa arginare questo fenomeno». Anche il patron dell’Hotel Augusto punta il dito contro l’abnorme volume del traffico stradale: «Turismo significa cura del territorio, ma tale concetto qui è pura fantascienza: macchine che invadono ogni spazio, e nessuno che abbia gli attributi per imporre un divieto totale, almeno nelle zone centrali del paese, che diano “aria” al paese, magari predisponendo adeguate piste ciclabili e relegando nei parcheggi periferici le auto e anche gli scooter: è giunta ora di utilizzare i mezzi elettrici per preservare i centri cittadini».

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