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Casamicciola, cumuli d’immondizia dalla Maddalena al Maio

Dalla Redazione

Foto di Michele D’Antonio

CASAMICCIOLA TERME. Cumuli d’immondizia nel bel mezzo del bosco. È lo “spettacolo” che si para davanti a coloro che si recano sul monte Tabor, tra il Castiglione e il bosco della Maddalena. Un luogo meraviglioso, ma che sempre più spesso diventa la sede preferita da incivili che la trasformano in un vero e proprio immondezzaio, per i più disparati tipi di rifiuti. Cumuli di bottiglie di birra, cassette di plastica, scarpe vecchie. Non mancano sversamenti di materiali di risulta, mentre, se ci si sposta di pochi passi, nei pressi dei tavoli di pietra e delle panchine che dovrebbero accogliere gli escursionisti, ci si imbatte in un’autentica discarica con decine di buste, lattine, bottiglie di plastica. Vien da pensare che non si tratti solo della somma di vari episodi d’inciviltà individuale, bensì di un’attività sistematica da parte di qualcuno che regolarmente viene sul posto a sbarazzarsi di “merce” di ogni tipo. Michele D’Antonio, ex Carabiniere in pensione, ha documentato con dovizia di foto tale scempio, che si estende fino in prossimità del locale campo di calcio. Per quanto possa sembrare improbabile, vi sono altre località dello stesso comune che “offrono” scenari di tal fatta, anzi, forse anche peggiori. Ad esempio, mucchi di immondizia giacciono anche sui marciapiedi della strada tra Piazza Maio e le Tre Croci, proprio là dove i pedoni dovrebbero essere liberi di transitare senza fare slalom tra maleodoranti sacchi di spazzatura e auto parcheggiate. Oppure in contrada Celario, nella zona alta di Casamicciola, in cui si ha davvero la sensazione di essere capitati nel cortile di un rigattiere: bombole di gas, televisori (il cui tubo catodico contiene sostanze molto tossiche), mobili di ogni tipo, carrozzine per bambini, materassi, cumuli di abiti vecchi e, ciliegia sulla “torta”, l’immancabile pericoloso reperto di Eternit, che sia un serbatoio oppure una canna fumaria dismessa, cosa già più volte denunciata in passato da D’Antonio nei suoi reportage, e non solo:  l’ex militare ha anche protocollato presso il Comune le sue segnalazioni e le relative richieste di rimozione, visto che l’Eternit è altamente tossico (in Italia è fuorilegge ormai da oltre vent’anni) ed è  responsabile di innumerevoli  casi di tumore ai polmoni, come il mesotelioma pleurico, causato dalle polveri generate dall’usura di questo materiale, polveri che, accompagnate dai venti, possono irradiarsi fino a svariati chilometri di distanza. Dal momento che la malattia ha un tempo di incubazione di circa trent’anni, è purtroppo facile dedurre che un altissimo numero di persone corre tuttora gravissimi pericoli per la salute. Ecco perché la legge stabilisce precise procedure per lo smaltimento di questo pericoloso materiale. Purtroppo ancora oggi, in giro per l’intera isola, ci s’imbatte in cumuli e scarti di materiale che ignoti e avventati utenti scaricano impunemente in improvvisate discariche abusive o, peggio, in zone molto trafficate e a pochi metri dalle abitazioni, tanto da poter dar luogo a quello che, con amara ironia, si potrebbe definire un vero e proprio “tour dell’amianto”. Michele D’Antonio nella sua segnalazione protocollata al Comune segnalò anche il caso di Corso Vittorio Emanuele,  lungo il quale si era imbattuto nei pressi del civico 104 in una serie di lastre di rivestimento in eternit, accatastate proprio a bordo della strada, a pochi metri dall’ingresso di varie abitazioni. Le foto scattate da Michele sono poi state diffuse sui social network, a segnalare il grave pericolo che la cittadinanza corre. Ma a distanza di varie settimane, ieri 28 novembre la catasta di materiale era ancora lì. Le autorità cittadine si giustificano dicendo che per eliminare il materiale ci vogliono speciali procedure che richiedono tempo, ma proprio a fronte dei pericoli per la salute pubblica e le difficili procedure di rimozione, di bonifica e smaltimento del materiale previste dalla legge, è auspicabile un rapidissimo intervento da parte di chi di dovere nelle zone segnalate da Michele D’Antonio, la cui opera di reporter instancabile nei vari angoli dell’isola è da portare a esempio concreto di quella cittadinanza attiva di cui troppo spesso molti si riempiono la bocca, senza però poi dare un seguito pratico alle parole.

 

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