CRONACA

Casamicciola e Lacco Ameno, il Puc “sismico” supera il primo step

Nella sala consiliare di Piazza Santa Restituta il Dipartimento di Architettura della Federico II ha consegnato e illustrato i risultati degli studi frutto dell’accordo-quadro con le amministrazioni dei Comuni colpiti dal sisma. Concordata una tabella di marcia per arrivare all’adozione del piano urbanistico nei tempi prescritti dalla legge

L’accordo tra il Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II e i Comuni di Lacco Ameno e Casamicciola, quelli maggiormente colpiti dal sisma del 21 agosto 2017, continua a progredire sulla road map che dovrà portare all’adozione dei rispettivi Piani urbanistici comunali (Puc) entro il prossimo dicembre, come prescritto dalla legge.

Ieri mattina presso la sala consiliare della Torre dell’Orologio di Piazza Santa Restituta, si è svolto un incontro dove il Dipartimento, rappresentato dal Direttore Michelangelo Russo e dai suoi collaboratori, ha consegnato ai Comuni i risultati degli studi diretti alla redazione di un piano preliminare. Numerosi gli esponenti delle due amministrazioni presenti alla riunione, alla quale hanno partecipato anche alcuni componenti della struttura commissariale deputata alla ricostruzione post-sisma, proprio nell’ottica di una condivisione permanente e di costante collaborazione tra le parti coinvolte. Oltre ai sindaci Pascale e Castagna, e ai responsabili dei rispettivi uffici tecnici e urbanistici, all’incontro sono intervenuti anche i consiglieri casamicciolesi Nunzia Piro, Angela Di Iorio, Stani Senese e Luigi Mennella.  L’accordo quadro sottoscritto un anno e mezzo fa, come alcuni forse ricorderanno, prevede l’impegno comune delle parti contraenti, ciascuna dalle proprie diverse prospettive operative e istituzionali, alla conoscenza del territorio isolano nelle sue diverse articolazioni ed alla ricerca di soluzioni ottimali di programmazione e  Pianificazione urbanistica, finalizzate allo sviluppo paesaggistico e urbano, alla mitigazione del rischio dei sistemi insediativi e alla tutela dell’ambiente, del paesaggio e delle altre risorse storiche, archeologiche e monumentali. Il documento firmato un anno fa sancì l’interesse delle parti ad avviare studi scientifici diretti ad armonizzare gli indirizzi della pianificazione urbanistica con le istanze paesaggistiche ed ambientali, con particolare attenzione alle dimensioni del rischio territoriale.

Ieri mattina i tecnici del Dipartimento hanno chiarito il lavoro finora svolto, illustrando ai presenti quasi trenta mappe che comprendevano i territori di entrambi i Comuni. Una prima serie di tavole ha chiarito il contesto geografico insediativo, il sistema delle infrastrutture, quello ambientale e quello insediativo. Poi è stata la volta delle mappe indicanti le varie prescrizioni normative, a partire dai vari vincoli e rispetti, la pericolosità e il rischio idrogeologico, e poi la trasposizione del piano regolatore generale e di quello paesaggistico, oltre alla sismicità territoriale. Si è passati inoltre a focalizzare il sistema insediativo, cioè le zone abitate, con la densità dell’edificato, i caratteri funzionali degli edifici, le altezze medie degli edifici, e la cronologia dei tracciati e delle costruzioni, con la familiare divisione tra le abitazioni pre-1965 e quelle successive e oggetto delle varie legislazioni condonistiche. I tecnici hanno indicato le aree ed edifici pubblici o di interesse pubblico, i tessuti insediativi omogenei e gli insediamenti difformi alle previsioni urbanistiche  (“abusive”, diceva il professor Russo; “condonate”, così preferivano definirle i componenti delle amministrazioni). Sono state poi illustrate le mappe relative al sistema ambientale, a partire dall’orografia del territorio, i vari tipi di spazio aperto, le condizioni di permeabilità del suolo (importantissime in ottica di rischio idrogeologico), e le aree naturali, cioè quelle poste nelle zone alte dei due Comuni, verso il Monte Epomeo). Non è mancata una tavola dedicata alle infrastrutture e alla mobilità, prima di passare al cosiddetto quadro strategico con le “invarianti strutturali”, cioè quegli elementi significativi dal punto di vista storico-culturale, paesistico-ambientale e infrastrutturale, caratterizzati dalla stabilità nel medio-lungo termine, passando per la trasformabilità del territorio. Infine, sono stati illustrati i possibili indirizzi per le aree urbanizzate, lo sviluppo sostenibile e la resilienza territoriale, per arrivare finalmente agli indirizzi per la Ricostruzione.

GLI SCENARI DI RICOSTRUZIONE

Le amministrazioni dovranno orientarsi versi i quattro possibili scenari di ricostruzione. Lo scenario detto “zero”, prevede una riqualificazione edilizia senza modificare gli insediamenti. Invece lo scenario n.1 contempla una ristrutturazione urbanistica con “persistenza insediativa”, cioè con la gran parte degli insediamenti che restano dove sono. Lo scenario n. 2 è definito come “parziale decompressione insediativa con recupero dei tessuti storici”: in pratica, spostare altrove parte degli insediamenti mantenendo e recuperando la fruibilità degli insediamenti di valore storico. Infine l’ultimo scenario, il n.3, è quello della delocalizzazione insediativa con riconversione a parco e per i servizi. Secondo i presenti, gli scenari più fattibili sarebbero quelli tra 1 e 2, oppure tra 1 e 3 secondo il sindaco Pascale, il quale ha invocato la necessità di un emendamento per evitare incompatibilità tra il puc e il piano territoriale paesistico.

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LE TAPPE PER ARRIVARE AL  PUC

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Dopo la conclusione dell’illustrazione delle mappe, il professor Russo ha puntualizzato che lo studio condotto finora è finalizzato a un piano “preliminare” di Puc, che non avrà alcuna incidenza immediata, ma che serve come stadio intermedio per arrivare al piano definitivo. Secondo il Direttore del Dipartimento di Architettura della Federico II, tale preliminare del Puc andrebbe sottoposto a una “presa d’atto” delle giunte municipale, per prendere consapevolezza degli indirizzi del piano. Poi gli uffici tecnici faranno pervenire le proprie annotazioni, mentre tutte le altre autorità coinvolte (Regione, Autorità di Bacino ecc.) forniranno i loro pareri, e nel frattempo saranno consegnati i risultati degli studi di micro-zonizzazione. Quest’ultima secondo Russo non basterà, perché servono approfondimenti per le zone alte dei paesi, quali il Majo e il Fango. Quindi, anche ascoltando la struttura commissariale, il piano verrà modificato e riportato in giunta per la reale delibera, prima di essere sottoposto al consiglio comunale, alle osservazioni dei cittadini e, infine, alla sospirata adozione, scongiurando il rischio di Commissariamento.

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