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Tempo scaduto, a chi il faro di Punta Imperatore?

ISCHIA – C’è tempo fino a domani 12 gennaio, alle ore 12, per partecipare ai bandi di gara per la concessione di 11 fari dello Stato, con proposte di valorizzazione che trasformino le «sentinelle del mare», ormai inutilizzate, in luoghi dedicati a turismo, ristorazione, cultura, sport, attività sociali e promozione del territorio. I fari inseriti nei bandi in corso, 7 gestiti dall’Agenzia del Demanio e 4 dal Ministero della Difesa, si trovano in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Toscana.

I fari disponibili allo stato attuale dopo la cosiddetta sdemanializzazione sono quelli di Isola Capo Rizzuto, sulla costa ionica Crotonese. A questo si aggiungono anche il Faro di Brucoli ad Augusta (SR), il Faro di Murro di Porco a Siracusa (SR), il Faro di Capo Grosso nell’Isola di Levanzo – Favignana (TP), il Faro di Punta Cavazzi ad Ustica (PA), il Faro di Capo d’Orso a Maiori (SA), il Faro di Punta Imperatore a Forio d’Ischia (NA), il Faro di San Domino alle Isole Tremiti (FG) e dei quattro proposti dal Ministero della Difesa il Faro Punta del Fenaio e il Faro di Capel Rosso sull’Isola del Giglio (GR), il Faro Formiche di Grosseto e, appunto, il Faro di Capo Rizzuto a Isola di Capo Rizzuto (KR). Le candidature per l’affitto dei fari saranno valutate secondo il criterio dell’offerta «economicamente più vantaggiosa», data dalla proposta progettuale, valutata con punteggio pari al 60%, e dalla proposta economica, a cui può essere assegnato un punteggio massimo pari al 40%. La valutazione della proposta progettuale terrà conto, invece, di elementi qualitativi quali: soluzioni di recupero del faro, manutenzione, fruibilità pubblica, contributo allo sviluppo locale sostenibile e la possibilità di creare un network tra più strutture, attraverso una rete di servizi e attività condivise.

Ma la privatizzazione, ovviamente, non piace a tutti. Contro la stessa ed a favore di una gestione pubblica intervenne qualche tempo fa il consigliere comunale di Forio Domenico Savio, che inviò un esposto a sindaco e prefetto in cui chiedeva la realizzazione di un Centro pubblico di Formazione ed Educazione Ambientale, di Studio degli Ecosistemi Terrestri e Marini da gestire in collaborazione con le Università di Napoli. E questo affinché, scriveva, “il nostro storico Faro, sito di eccezionale valenza storica, architettonica, naturalistica, ambientale e paesaggistica, venga sottratto allo sfruttamento privato  e utilizzato come patrimonio collettivo che viene posto alla base dello sviluppo turistico, sociale ed economico complessivo dell’intero Comune ed anche dell’isola d’Ischia.  Ritenuto – aggiungeva tra l’altro Domenico Savio nella richiesta inviata ai rappresentanti istituzionali – che l’utilizzo pubblico della palazzina e delle aree circostanti il Faro di Punta Imperatore e la loro destinazione all’attività di un Centro di Formazione ed Educazione Ambientale, di Studio degli Ecosistemi Terrestri e Marini e di Ricerca Scientifica nelle discipline oceanografiche e agrarie, in modo particolare per quanto attiene la fauna e la flora marina e la nautica – con una gestione possibilmente convenzionata con l’Università degli Studi di Napoli Parthenope e la Facoltà di Agraria di Portici dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – possono rappresentare un’occasione preziosa per lo sviluppo culturale e scientifico del nostro paese e nello stesso tempo avere una costante e importante presenza di accademici e ricercatori in varie discipline universitarie scientifiche che favorirebbe l’attrattiva turistica  e lo sviluppo economico e sociale del territorio comunale. Dunque, non lo sfruttamento privato di quel sito di eccezionale valenza storica, architettonica, ambientale e paesaggistica, ma utilizzandolo come patrimonio collettivo che viene posto alla base dello sviluppo turistico, sociale ed economico complessivo dell’intero Comune ed anche dell’isola d’Ischia”.

L’esponente politico ricordava anche che per riuscire nel progetto ci si poteva avvalere delle risorse stanziate dal POR 2014-2020 e poi chiedeva l’impegno a sindaco e giunta “a chiedere all’Agenzia del Demanio, al Ministero dell’Economia e delle Finanze e al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo di escludere il bene demaniale attiguo al Faro di Punta dal progetto e bando di gara, denominato ‘Valore Paese – Dimore’, per la concessione di massimo cinquant’anni della gestione dei fabbricati collegati a 11 Fari, tra questi, appunto, quello di Punta Imperatore nel Comune di Forio e di concedere gratuitamente tale bene demaniale per cinquant’anni allo stesso Comune di Forio”. Per adesso non si è mosso nulla, domani intanto scadono i termini per le offerte. E chissà se quell’angolo ricco di fascino e suggestione avrà fatto breccia nel cuore di qualche potenziale concessionario…

 

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