Casamicciola, la villa del boss destinata a progetti sociali
CASAMICCIOLA TERME. Potrebbe essere utilizzato per finalità e progetti sociali un immobile situato a via Spezieria, nella parte alta di Casamicciola. Il fabbricato in questione era stato sequestrato anni fa a un boss della criminalità organizzata dedito al contrabbando, Ciro Armento. La giunta capitanata dal sindaco Castagna ha infatti dato l’ok a una proposta di delibera con la quale l’ente del Capricho manifesta all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e destinazione dei beni confiscati alla malavita, l’interesse a utilizzare lo stabile e le due porzioni di terreno che vennero sequestrati al boss nella storica strada casamicciolese. Le operazioni di sequestro risalgono all’autunno di tre anni fa: la villa, intestata a una prestanome, era utilizzata da Armento come rifugio durante la sua latitanza nel Comune termale. Si tratta di una costruzione su tre piani del valore di circa due milioni di euro, circondata da una superficie di oltre duemila metri quadri. Una delle tante proprietà che il boss deteneva sull’isola verde. I suoi familiari risultavano infatti titolari di altre tre abitazioni, in località Mandra a Ischia. Adesso, il Comune di Casamicciola, che già in passato ha avuto parte attiva nella lotta alla criminalità organizzata, impegno concretizzatosi nell’acquisizione al proprio patrimonio di immobili oggetto di confisca, guarda alla villa di via Spezieria per garantire il prosieguo delle proprie attività sociali, destinandola a usi di pubblica utilità. L’arresto di Armento avvenne proprio sulla nostra isola agli inizi di maggio del 2001, quando i Carabinieri lo sorpresero mentre stava per entrare in un bar di Casamicciola per guardare una partita di calcio in tv, con tanto di documenti falsi. Era detto “l’uomo delle bionde”, perché da lui dipendeva gran parte del traffico internazionale di sigarette di contrabbando che arrivavano sul mercato napoletano. Il suo consenso era necessario alla positiva chiusura di ogni affare. Proveniva dalle file di un potente clan della Sanità, quello dei Misso. Era inseguito da tre ordinanze di custodia cautelare delle Dda di Napoli e Bari. Fu anche accusato di strage per aver fatto esplodere un’autobomba in risposta al tentato omicidio di un fratello compiuto dal clan rivale dei Vastarella. L’autobomba non uccise nessuno, ma poco dopo Luigi Vastarella venne ucciso, mentre Armento spariva, dedicandosi al traffico di contrabbando tra Svizzera, Balcani e Puglia, mediante accordi con la Sacra Corona Unita. Ora l’ex boss sta scontando una condanna all’ergastolo.