CULTURA & SOCIETA'

STRAORDINARIA RISSA SOTTOMARINA PER  COLPA DI “LO GUARRACINO CHE JEVA PE’ MARE”, L’ANTICA CANZONE POPOLARE NAPOLETANA SUONATA, CANTANTA E COMMENTATA ALL’ANTONIANA DI ISCHIA 

IL COMMENTO DI YLENIA PILATO PRESENTE ALL’EVENTO: “Uno degli aspetti più interessanti ed originali della canzone del Guarracino è senz'altro quello riguardante la storia naturale degli organismi marini protagonisti della straordinaria rissa sottomarina…Le cinque frenetiche strofe che rappresentano il punto più geniale e brioso della canzone nell'edizione di Cottrau, elencano un numero veramente straordinario dei più tipici organismi marini del Golfo di Napoli. Come viene affermato in un saggio dedicato interamente alla storia naturale di questa canzone… Quell' ambiente che da sempre è ispirazione per alcune delle mie opere d' arte… Lo Guarracino era stato considerato, nel Settecento, come la vera autentica tarantella nazionale. Nessuno pensò mai, a quei tempi, che la canzone avrebbe suscitato, nei secoli successivi, tante diatribe”. GIUSEPPE FARACE SULLA SERATA CULTURAL-CANORA: un sentito ringraziamento agli amici del Museo del Mare di Ischia ed alla sua direttrice Odette del Dotto, ai responsabili della Biblioteca Antoniana e a tutti coloro che hanno partecipato ieri alla conferenza-concerto "Lo Guarracino che jeva pe' mare, la biodiversità del Golfo di Napoli in una canzone" che si è svolta nella splendida sede della Biblioteca. Assieme alla mia amica Maria Cristina Gambi, biologa marina e musicista, abbiamo raccontato con immagini e musica la storia della famosa canzone della tradizione napoletana, illustrando le tante specie marine descritte nel testo. Un'allegra serata di cultura a 360 gradi.

Alla Biblioteca Antoniana che sta battendo tutti i record della sua storia di Casa Madre della cultura isolana, forme di cultura canora di testi poetici appartenenti ad epocali canzoni dell’antica Napoli popolare. Lucia Annicelli direttrice  dell’Antoniana  questa volta  porta all’attenzione del suo competente ed acculturato pubblico ‘0 Guarracino canzone dal lungo testo del settecento o ottocento di anonimo autore. Infatti martedì scorso 10 ottobre presso la Biblioteca Antoniana di Ischia si è svolto un singolare evento da titolo e tema rappresentato  ” Lo Guarracino che jeva pe’ mare…”.

La biodiversità del Golfo di Napoli in una canzone con il patrocinio del Comune di Ischia e con la collaborazione del Museo del Mare di Ischia Ponte. La proiezione e la musica a cura di Maria Cristina Gambi e Giuseppe Farace. Durante la presentazione, la direttrice del Museo Del Mare di Ischia Odette Del Dotto ha ringraziato la Dottoressa Lucia Annicelli, la quale ha trasformato la Biblioteca Antoniana di Ischia in un centro culturale di alto livello. Il discorso continua con i ringraziamenti di noti personaggi presenti quali la giornalista Isabella Marino, la presidente di Delphis Katia Massaro, Rosario De Laurentiis, l’ avvocato Luigi Telese, Gianni Vuoso dell’ associazione Il Germoglio e l’artista Ylenia Pilato. Un ringraziamento speciale è stato rivolto all’ Area Marina Protetta di Nettuno. Dopo i ringraziamenti la parola passa alla Dottoressa Maria Cristina Gambi, la quale ha lavorato per 39 anni presso la Stazione Anton Dohrn di Ischia. Zoologa esperta di vermi marini, studia da oltre quindici anni gli effetti dei cambiamenti climatici a mare. Nell’ ambito delle sue ricerche ha descritto sedici specie di policheti nuovi per la scienza, descritto una nuova e peculiare guild di detritivori nel sistema a Posidonia oceanica del Mediterraneo, rilevato e studiato per la prima volta l’ effetto delle heat- waves del Golfo di Napoli e l’ effetto dei gradienti di acidificazione delle acque nel biota bentonico in sistemi sommersi di emissione di Co2, identificato specie chiave di policheti come possibili modelli per lo studio del climate change.

Durante la serata alla biblioteca la parola passa al fotografo e giornalista Giuseppe Farace, esperto in ripresa naturalistica e sottomarina, che documenta attraverso la proiezione di immagini in diapositive la presenza di enormi cetacei e altre specie presenti nel Golfo di Napoli, soprattutto al largo dell’isola d’ Ischia. Un lavoro fotografico certosino svolto in collaborazione con l’ associazione Oceanomare Delphis Onlus che studia i cetacei nel nostro mare, la cui presidente è Katia Massaro. Giuseppe Farace, che ha iniziato a fotografare dal 1976, trasporta gli spettatori presenti in sala in un viaggio meraviglioso. Il mare, i suoi profumi, la sua particolare musica rivive nella magia delle istantanee. Attimi di vita vissuta nel mare e dal mare stesso, in un continuum di legami esperienziali veicolati da Giuseppe Farace. Il mare, un amore infinito che egli fotografa a modo suo, con la sua innegabile bravura, offrendolo allo sguardo incantato del pubblico. Un messaggio naturalistico il suo, rivela l’ artista Ylenia Pilato, perché innamorandosi di queste riprese naturalistiche, la gente impari anche a tutelare un bene comune. Dello stesso parere è Katia Massaro, attivista anche di altre associazioni umanitarie oltre alla Delphis, che promuove la conoscenza dei cetacei e della biodiversità marina. Il mare e la natura costiera di Ischia, rivela Katia, offrono innumerevoli spunti agli appassionati di fotografia. Un patrimonio di testimonianze ancorate alla storia del luogo di Ischia, lo possiamo trovare presso il Museo del Mare ad Ischia Ponte,direttrice Odette Del Dotto,  considerato da sempre massima espressione del territorio marino.

La serata prosegue con la proiezione delle diapositive dedicate al pesce guarracino e si conclude con la suonata della canzone cantata da Maria Cristina Gambi mentre suona la chitarra e accompagnata dal ritmo della tamburella suonata da Giuseppe Farace. Il Guarracino è chiamato in numerosi modi. Il più simile è Coracino, ma si usano anche Castagnola ecc. Il nome scientifico è Chromis Chromis. È un pesciolino molto comune in prossimità delle coste, di colore scuro. La canzone è un’ opera anonima della cultura popolare che, a ritmo di tarantella, descrive una lite tra vari abitanti del mare. Il brano è stato oggetto di studio anche scientifico, visto che fornisce una lista di ottantuno specie diverse. Tra le interpretazioni di questa canzone ricordiamo quella di Sergio Bruni, Fausto Cigliano e Mario Ganci, la Nuova Compagnia di canto popolare, Roberto Murolo e Massimo Ranieri. Il guarracino innamorato mette gli occhi sulla sardella fidanzata dell’ alletterato. Ma si sa, i pettegolezzi allignano in ogni luogo. Nei grandi mari come nei piccoli paesi la gente mormora. In questo caso la lingua velenosa è quella della patella che scatena la guerra tra i pesci. Una disputa che si estende a macchia d’olio e coinvolge sempre più contendenti divisi ormai in due fazioni contrapposte e sempre più accanite. Come va a finire? L’autore non li rivela perché dice di non poter continuare perché gli manca” lo sciato”, il fiato, e invita il pubblico a offrirgli da bere perché s’è seccato ” lu cannarone”, il gargarozzo e si sono svuotati i polmoni.

Ascoltando la canzone e il suo ritmo travolgente viene da pensare che il presunto interprete, un cantastorie considerato il periodo, arrivi stremato alla fine dell’ esecuzione.  Le prime due versioni del Guarracino sono di Mueller e Cottrau, ambedue del 1829, con le relative musiche e una traduzione in tedesco quasi contemporanea del 1838, nonché l’elenco completo di tutti gli organismi citati nelle canzoni con le traduzioni in latino, italiano, francese, inglese, spagnolo e tedesco.  Le diapositive sono il sunto del volume realizzato per il 120° anniversario della Stazione Zoologica di Napoli che dai tempi del suo fondatore Anton Dohrn ha sempre promosso, con la ricerca scientifica, la musica e le arti figurative. Saranno pochi a Napoli a non assumere un’ espressione divertita appena che si menziona la canzone del Guarracino, la canzone quasi scioglilingua che parte da una vicenda, assai umana, di un pesce che chiede in sposa l’ innamorata; vicenda che finisce in un grande litigio tra amici e parenti, tutto con carattere di favola, perché i protagonisti sono organismi marini sentimentalmente antropomorfi. Il Guarracino fa ormai parte del repertorio dell canzone napoletana.  Il suo fascino deriva proprio dal ritmo incalzante e l’enumerazione di una quantità incredibile di abitanti del mare. Più di venti sono gli autori che negli ultimi 175 anni hanno dedicato la loro attenzione a questa canzone. Il primo è stato il poeta tedesco Wilhelm Mueller. A Guglielmo Cottrau va il merito di aver per primo pubblicato il testo sul quale si baseranno tutti coloro che faranno del Guarracino l’ oggetto dei loro studi. August Kopisch curò una raccolta di poesie popolari. Tra queste la canzone sulla tarantella, cioè il Guarracino, che segue fedelmente il testo del Cottrau.Uno degli aspetti più interessanti ed originali della canzone del Guarracino è senz’altro quello riguardante la storia naturale degli organismi marini protagonisti della straordinaria rissa sottomarina, rivela l’artista Ylenia Pilato che ha presenziato all’ evento. Le cinque frenetiche strofe che rappresentano il punto più geniale e brioso della canzone nell’edizione di Cottrau, elencano un numero veramente straordinario dei più tipici organismi marini del Golfo di Napoli. Come viene affermato in un saggio dedicato interamente alla storia naturale di questa canzone, l’ identificazione di questi organismi non va considerata solo un esercizio accademico di storia naturale fine a se stesso, ma fornisce anche una testimonianza sulla diversità di specie del Golfo di Napoli e sulla validità del concetto di specie nella tassonomia scientifica ufficiale ed in quella popolare, aggiunge Katia Massaro. Della canzone mi piace l’ ambiente marino che fa da sfondo alla vicenda, diventando il pretesto di una narrazione enciclopedica. Quell’ ambiente che da sempre è ispirazione per alcune delle mie opere d’ arte, continua l’artista Ylenia. Geniale l’ idea di presentare le varietà ittiche descritte in un conflittuale contesto che definirei una guerra di Troia subacquea. Forte delle descrizioni dell’abbigliamento dei protagonisti, che già immagino di dipingere, viene sostenuta la tesi che la prima stesura del testo del Guarracino risalga alla metà del Seicento. Si apprende anche che le avventure del pesce guarracino e soprattutto la ricca tassonomia ittica, hanno suscitato l’attenzione di numerosi storici, tra i quali Benedetto Croce e Gino Doria. La lista dei pesci e molluschi è molto dettagliata, ma dominata da termini arcaici che non permettono l’ immediata identificazione delle oltre settanta specie citate, spiega Katia Massaro presente all’ evento. Una sfida, questa dell’ identificazione, che ha attratto diversi biologi. Tutti stimolati dal decifrare il più originale dizionario marino mai realizzato.  In nessuna altra canzone è stato mai rappresentato, come in questa, un fondo marino in agitazione con pesci e molluschi che se le danno di santa ragione, conclude Katia Massaro. Aggiunge l’ artista Ylenia : lo Guarracino era stato considerato, nel Settecento, come la vera autentica tarantella nazionale. Nessuno pensò mai, a quei tempi, che la canzone avrebbe suscitato, nei secoli successivi, tante diatribe. Era piuttosto quella battaglia finale, disputata da nugoli di pesci su un fondale marino, che incantava ed esaltava; forse gli ascoltatori pregustavano perfino i sapori di tanta grazia di Dio trasformata in una zuppa. Nel succedersi delle generazioni, Lo Guarracino attrasse personaggi illustri come Maria Malibran, la più celebre cantante lirica dell’ Ottocento. Concludendo, è da menzionare una traduzione nel 1991 in lingua italiana per merito del napoletanissimo Riccardo Pazzaglia:” Al Guarracino che andava per mare- venne la voglia e si volle sposare…” Si esprime così Giuseppe Farace sulla serata: un sentito ringraziamento agli amici del Museo del Mare di Ischia ed alla sua direttrice Odette Del Dotto, ai responsabili della Biblioteca Antoniana e a tutti coloro che hanno partecipato alla conferenza-concerto “Lo Guarracino che jeva pe’ mare, la biodiversità del Golfo di Napoli in una canzone” che si è svolta nella splendida sede della Biblioteca. Assieme alla mia amica Maria Cristina Gambi, biologa marina e musicista, abbiamo raccontato con immagini e musica la storia della famosa canzone della tradizione napoletana, illustrando le tante specie marine descritte nel testo. Un’allegra serata di cultura a 360 gradi. 

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Fotoricerca e elaborazione di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter 

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Collaborazione: Ylenia Pilato

antoniolubrano1941@gmail.com

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