CRONACA

Casari e la condanna pecuniaria, la “metafora” di Boccanfuso

L’ex vicesindaco commenta la notizia riportata da Il Golfo nell’edizione di ieri e non perde la sua pungente ironia, riservando un’altra frecciata all’ex presidente della CPL Concordia

Una cosa è certa: l’ironia, alle volte anche tagliente, non gli ha mai fatto difetto. E così Luigi Boccanfuso, già vicesindaco d’Ischia, anche stavolta non si è tirato indietro. E, dopo la condanna pecuniaria a 516 euro per avere diffamato l’ex presidente della CPL Roberto Casari – definito nel 2016 “avanzo di galera” in un articolo pubblicato sul quotidiano Il Dispari – ha voluto dire la sua al nostro giornale. Il noto antiquario ha esordito spiegando che “a me non è stato notificato ancora nulla ed ho appreso la notizia dal quotidiano Il Golfo. Sono sincero, rimanendo anche piuttosto sorpreso, soprattutto alla luce della recente sentenza del Tribunale di Modena che ha condannato a quattro anni e due mesi di reclusione questo personaggio, che peraltro dovrà anche risarcire di circa trecentomila euro alla cooperativa modenese CPL Concordia”. Boccanfuso ha poi aggiunto: “Ci troviamo di fronte a un decreto emesso inaudita altera parte e quindi a mia insaputa e per giunta da un tribunale molto probabilmente senza competenza territoriale e già questo credo che la dica lunga. Insomma, aspetto la notifica e poi valuterò il da farsi”.

Ma l’abbiamo detto in premessa, a Boccanfuso non piace proprio essere banale e così prima di far calare il sipario eccolo che regala al cronista la chicca tanto attesa: “Intanto questa storia – spiega – mi fa venire alla mente un racconto di mia nonna la quale mi diceva che ai suoi tempi, un suo conoscente, dopo essere stato querelato perché aveva chiamato ‘uomo di merda’ una persona, fu condannato a una pena pecuniaria di mille lire. Quando il giudice pronunciò la condanna, l’imputato gli chiese a cosa andava incontro se lo avesse chiamato di nuovo ‘uomo di merda’ e il giudice gli rispose che sarebbe stato condannato a pagare un’altra mille lire. Al che l’imputato senza esitare un solo secondo apostrofò di nuovo il querelante richiamandolo ‘uomo di merda’…”. Voleva essere una semplice metafora, ma il senso appare abbastanza chiaro. Il buon Luigi proprio non si smentisce mai…

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