CRONACA

Caserma Forestale alla Maddalena, ultimo atto: c’è il dissequestro

Ieri mattina i militari della Guardia di Finanza hanno notificato l’atto personalmente al sindaco di Casamicciola Giovan Battista Castagna: il bene torna nella disponibilità del Comune

Un capitolo triste, kafkiano, sotto certi aspetti addirittura surreale è quello che di fatto si è chiuso (o meglio, ha scritto un altro importante capitolo) nella mattinata di ieri e che riguarda il famoso scempio perpetrato nel bosco della Maddalena quando si mise in atto la costruzione – poi sventata – di una caserma della Forestale. I militari della Guardia di Finanza di Ischia, infatti, hanno notificato al sindaco di Casamicciola Giovan Battista Castagna il dissequestro di quello che rimane di un’opera rimasta simbolo di incompiutezza oltre che si “sfregio” al territorio della cittadina termale e dell’isola verde in genere. Insomma, con quello che è successo in quel polmone verde parlare di evento simbolico appare certamente riduttivo. La notifica, per la cronaca, è avvenuta all’interno della sede municipale temporanea del Capricho e l’atto è stato consegnato direttamente al sindaco Giovan Battista Castagna e di fatto certifica la restituzione del bene al Comune di Casamicciola Terme.

Come i più attenti lettori ricorderanno la vicenda fu oggetto non soltanto di un vero e proprio caso mediatico anche a livello nazionale ma pure di un processo. Gli eventi ebbero inizio nei primi anni ’80, quando il Bosco della Maddalena venne individuata come area ad hoc per i lavori e divenne poi caso giudiziario a partire dal 2009, per un per un presunto scambio di particelle catastali su cui successivamente furono posti i cantieri. Il Provveditorato alle opere pubbliche della Campania richiese la disponibilità di alcune centinaia di metri quadrati di pineta al comune di Casamicciola per la realizzazione della caserma della Forestale. Il comune incaricò un tecnico per individuare la particella da asservire. Venne dato l’ok dalla commissione edilizia e dai Beni Ambientali. Il luogo scelto fu, appunto, la pineta della Maddalena. Data l’autorizzazione paesaggistica da parte del Comune di Casamicciola, la Soprintendenza implicitamente autorizzò l’opera facendo decorrere i termini previsti (60 giorni, quindi per silenzio-assenso) per esprimere il proprio parere, che all’epoca era solo di legittimità, non di merito.  Tra l’altro, il decreto paesaggistico seguiva una strada parallela rispetto alla conferenza dei servizi (voluta dal Provveditorato alle opere pubbliche).

L’Assopini di Ischia, la Cogivas e i Verdi della Campania intervennero in favore della pineta della Maddalena, spingendo la Guardia di Finanza a indagare: in seguito, nel 2009 fu disposto il sequestro del cantiere. L’impresa costruttrice inoltrò immediatamente ricorso al Tar. Nonostante l’esito tutt’altro che chiaro dinanzi al Tribunale Amministrativo regionale, la Procura della Repubblica dissequestrò il cantiere, facendo riprendere i lavori. L’amministrazione comunale dispose accertamenti tecnici ed emise un’ordinanza di sospensione dei lavori. In seguito sul caso per la prima volta intervenne la Soprintendenza che dichiarò i lavori illegittimi. Seguirono le accuse di falso, di delitto paesistico e abuso edilizio. Il resto è storia recente, con la prescrizione ormai di fatto maturata, e le assoluzioni arrivate per gli imputati tra i quali figuravano l’europarlamentare Giosi Ferrandino e l’architetto Silvano Arcamone.

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