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Caso clochard, Giovanni “saluta” Casamicciola: va a Lamezia, poi in Polonia

Grazie alla collaborazione tra Caritas, Ufficio di Piano, Ospedale e Comune, il senzatetto che si aggirava a Piazza Marina è stato accompagnato in un centro di recupero per alcolisti. Poi, forse, il ritorno in patria

Giovanni ha lasciato l’isola. Così era conosciuto da tutti il signor Shemimnoski, il senzatetto che si aggirava per Piazza Marina, rifiutando ogni aiuto concreto per fronteggiare la sua gravissima dipendenza dall’alcol. Ieri Giovanni è stato accompagnato ieri mattina da un volontario della Caritas all’imbarco di Ischia alla volta di Napoli, da dove ha poi raggiunto Lamezia Terme. Qui verrà ospitato in un centro di recupero per alcolisti, dove si tenterà di disintossicare Giovanni, prima della sua partenza per la natia Polonia.

È questo l’esito della collaborazione inter-istituzionale che si era messa in moto per cercare di trovare una soluzione dignitosa alla gravissima situazione del clochard di origine polacca, che a causa della sua dipendenza era precipitato in un pauroso stato di degrado. Mancanza di igiene personale, ferite ulcerose ai piedi, comportamenti ormai oltre ogni limite, come quello di denudarsi in pubblico o di orinare e defecare all’ingresso della sede municipale del Capricho, con tutte le conseguenze di carattere igienico-sanitario immaginabili, avevano indotto il sindaco di Casamicciola a invocare l’intervento delle istituzioni sanitarie per predisporre cure obbligatorie. Tuttavia una serie di distinguo aveva indotto l’ospedale e il Centro di salute mentale a rifiutare cure e ricovero, in quanto i comportamenti abnormi del soggetto erano appunto da ascrivere all’alcolo e non a un problema di natura psichiatrica. Un cavillo che di fatto aveva creato un’impasse surreale, col clochard che ritornava puntualmente a Piazza Marina e ricadeva nella stessa routine. Cosa accaduta anche due settimane fa,quando il sindaco, dopo l’ennesimo atto inconsulto da parte del senzatetto, aveva chiamato gli addetti del 118 per condurre l’uomo in ospedale. Qui, al Rizzoli, nonostante la discussione creatasi tra medici, direttore sanitario e sindaco, il clochard rifiutò ogni intervento abbandonando la struttura e tornando a piedi a Casamicciola.

Anche la Caritas era più volte autonomamente intervenuta, come illustrato dal direttore dell’istituzione diocesana, don Gioacchino Castaldi, nella relazione consegnata alle amministrazioni locali e all’Ufficio di Piano. Don Gioacchino aveva spiegato come i tentativi dei volontari finissero regolarmente per infrangersi contro la refrattarietà di Giovanni, il quale al massimo accettava ogni tanto di farsi una doccia e di indossare abiti puliti, o di consumare un pasto alla mensa, per poi rifiutare ogni ospitalità nel Centro di Prima accoglienza di Forio, e fare ritorno alla sua vita da strada. L’Ufficio di piano alcuni giorni fa sembrava aver sbloccato la situazione, autorizzando di fatto i soggetti istituzionali a disporre l’eventuale ricovero e le cure del caso al clochard.

Fortunatamente, tale misura si è materializzata tramite la possibilità dell’accoglienza in un centro di recupero. Le istituzioni coinvolte, Caritas, Ufficio di Piano, Ospedale e Comune, hanno optato per una serie di atti di solidarietà congiunta, mettendo a disposizione di Giovanni un bagaglio di beni ed effetti personali, i biglietti per affrontare il viaggio che, forse, potrebbe concludersi con il ritorno in patria. Tutto sta a vedere come evolverà la sua permanenza al centro di Lamezia che da ieri lo ospita.

Soddisfatto il sindaco Castagna: «Voglio ringraziare – ha dichiarato il primo cittadino – tutte le istituzioni che hanno dato ciascuna il proprio concreto contributo per cercare di dare a Giovanni una nuova possibilità di vita. Si è trattato di una collaborazione che ha dato un frutto positivo. Speriamo che egli sia in grado in futuro di riprendere in mano il proprio destino, dopo essere finito nel gorgo in cui tanti, troppi immigrati cadono quando vedono che le proprie speranze si infrangono contro la realtà». Non resta che augurare a “Giovanni” buona fortuna, sperando che quanto prima la sua distruttiva dipendenza dall’alcol finisca per appartenere soltanto al passato.

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