Castello d’Avalos, chiesto un consiglio comunale urgente
Dopo il blitz della Guardia di Finanza e le rivelazioni del nostro giornale, i consiglieri del gruppo di minoranza “Procida per tutti” vogliono la convocazione di una seduta per discutere della delicata vicenda e per riportare sotto la gestione comunale la struttura attualmente affidata ad un’associazione

Subito un consiglio comunale per fare chiarezza su quello che sta succedendo nell’ambito della gestione del Castello D’Avalos, dopo le rivelazioni del nostro giornale pubblicate nell’edizione di ieri. E’ quanto chiedono con forza i consiglieri comunali di minoranza del gruppo “Procida per Tutti” ossia Luigi Muro, Menico Scala, Sandra Gentile e Rachele Aiello. Che in una nota trasmessa al sindaco Dino Ambrosino ed al presidente del civico consesso scrivono quanto segue: “I sottoscritti consiglieri comunali in considerazione delle precedenti istanze presentate ed alla luce dei fatti che si stanno delineando (cfr prima pagina del quotidiano Il Golfo del 14 maggio 2025) chiedono la convocazione del consiglio comunale in seduta di urgenza per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno: Gestione Castello D’Avalos, revoca gestione all’associazione D’Avalos e riconduzione della gestione al 100% da parte del Comune, atti diretti e conseguenti”.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’esponente della minoranza Menico Scala che ha affidato il suo pensiero e le sue considerazioni ad una nota ufficiale nella quale si legge: “Quello che è successo e che si legge sulle pagine del quotidiano Il Golfo non è una sorpresa. È semplicemente la logica conseguenza di un sistema malato, che da anni si è insediato sul Comune. Il blitz della Guardia di Finanza è la fotografia di una gestione opaca, personalistica, arrogante, che ha fatto della cosa pubblica un affare privato. Parliamoci chiaro: il Castello d’Avalos, simbolo della nostra storia e risorsa fondamentale del nostro territorio, è stato trasformato in strumento per premiare amici, sostenitori, e forse anche benefattori politici. Non si tratta solo di sospetti. C’è un’indagine in corso. Ci sono documenti acquisiti. Ci sono state perquisizioni. Non è più possibile far finta di niente. Non è più accettabile continuare con la commedia dell’innocenza e del ‘non sapevamo’. Nel 2021 viene affidata la gestione del Castello a un’associazione che – guarda caso – ha stretti legami con esponenti della politica locale. Nel 2020, durante la campagna elettorale, la gestione non si distingueva più tra interesse pubblico e ambizione personale. Ma la cosa peggiore è che tutto questo è avvenuto sotto gli occhi complici di un sistema. I cittadini devono sapere: non ci sono solo errori amministrativi, e per tale motivo abbiamo presentato un ordine del giorno da discutere nel prossimo Consiglio Comunale, ma subentra un sospetto di abuso di potere, malagestione e forse peggio. E la cosa più grave è il silenzio. Il silenzio dell’amministrazione, che non ha mai dato spiegazioni e ne risposte ad una precedente interrogazione. Che ha fatto muro, sperando che tutto passasse sotto silenzio”.
L’affondo di Menico Scala:“Quello che è successo è conseguenza di un sistema malato, da anni insediato sul Comune. Il blitz è la fotografia di una gestione opaca, personalistica, arrogante, che ha fatto della cosa pubblica un affare privato”
Poi l’affondo finale di Menico Scala: “Se c’è un minimo di dignità politica, bisognerebbe dimettersi immediatamente. Dovrebbero dimettersi tutti coloro che hanno fatto parte di questa farsa. Serve un’operazione verità, serve trasparenza totale. I cittadini hanno il diritto di sapere come è stato gestito il denaro pubblico, chi ha guadagnato e chi ha taciuto. Procida merita un governo pulito, serio, competente. Non i giochi di potere, non i favoritismi, non gli inciuci tra politica e associazionismo piegato agli interessi personali. Chi ha sbagliato è giusto che paghi non solo moralmente ma anche politicamente. E chi ha taciuto, è complice”.


Come raccontato ieri, a scuotere Procida è stata una improvvisa operazione condotta dalla Guardia di Finanza. I militari della Compagnia di Pozzuoli hanno eseguito perquisizioni in tre diverse sedi: il Municipio, l’abitazione di un assessore e quella della presidente dell’associazione culturale “Castello d’Avalos”. L’intervento si inserisce nell’ambito di un’indagine su presunte irregolarità risalenti al 2020, legate alla gestione dello storico complesso del Castello d’Avalos, trasformato negli ultimi anni in attrattiva turistica grazie anche al progetto “Procida Capitale Italiana della Cultura 2022”. Secondo quanto ricostruito, l’allora presidente dell’associazione avrebbe ottenuto un contributo economico diretto dal Comune in piena campagna elettorale. La vicenda aveva sollevato accuse da parte dell’opposizione consiliare, preoccupata per possibili commistioni tra ruoli politici e gestione delle risorse pubbliche. Nel 2021, la gestione delle visite al Castello fu affidata alla stessa associazione “Castello d’Avalos”, che – pur avendo inizialmente presentato documentazione irregolare – ottenne dalla commissione un rinvio per integrare i requisiti mancanti. L’affidamento fu poi confermato, con la stipula di una convenzione che prevedeva la suddivisione degli incassi (60% al Comune, 40% all’associazione). Tuttavia, interrogativi sollevati in Consiglio comunale circa la trasparenza delle rendicontazioni – in particolare da parte del consigliere Menico Scala – portarono alla luce discrepanze: l’importo massimo versato al Comune sarebbe stato pari a 120.000 euro, cifra ritenuta non proporzionata agli introiti attesi. Il blitz delle Fiamme Gialle si sarebbe concentrato sull’acquisizione di documenti ritenuti rilevanti per ricostruire il flusso di denaro, verificare eventuali conflitti di interesse e accertare la correttezza degli atti amministrativi. Gli inquirenti non escludono irregolarità nella fase di gara, nelle successive nomine e nelle rendicontazioni economiche. L’indagine è in fase preliminare, ma sull’intera vicenda – e sul simbolico Castello d’Avalos – si è abbattuta un’ombra che potrebbe avere conseguenze non di poco conto e non soltanto di natura politica.