Castello d’Avalos, è botta e risposta
Dopo il blitz della guardia di Finanza a Procida scoppia la polemica politica. Il sindaco rivendica l’operato cristallino e spara a zero sulla minoranza che però non ci sta e parla di dubbi e scarsa trasparenza

Tiene ancora banco sull’isola di Procida la vicenda legata al blitz operato dalla guardia di finanza che ha operato una serie di perquisizioni con annessa acquisizioni di atti e documenti relativi alla gestione di Castello d’Avalos, affidata ad una associazione che viene ritenuta vicina all’attuale amministrazione. La “visita” delle Fiamme Gialle – raccontata in esclusiva dal nostro giornale nei giorni scorsi – ovviamente ha scatenato anche l’immancabile botta e risposta di natura politica tra maggioranza e opposizione, chiaramente con punti di vista decisamente contrapposti. Il primo a rompere il silenzio e a intervenire in maniera chiara e perentoria (insomma, a gamba tesa) è stato il sindaco di Procida Dino Ambrosino che si è scagliato senza mezzi termini contro i suoi avversari politici: “Pur di riprendere potere – ha detto il primo cittadino – sarebbero capaci di sovvertire ogni precedente posizione. Garantisti con se stessi, giustizialisti con il prossimo. Leoni da tastiera sui social media, pecorelle in Consiglio Comunale. Sin dal nuovo insediamento hanno presentato più denunce penali che interrogazioni: denuncia contro lo svolgimento delle elezioni, ricorsi alle commissioni elettorali, al Tar e al Consiglio di Stato. Denuncia contro il Centro Polifunzionale di via Salette. Denuncia contro la gestione di Palazzo d’Avalos. Denuncia contro lo smaltimento di tomi di leggi datati e usurati. La Magistratura si è sempre impegnata a fare chiarezza, senza lesinare uomini e energie, ma i procedimenti conclusi hanno sempre dimostrato l’insussistenza delle accuse e la correttezza del nostro operato amministrativo.
E così posso ribadire che l’approfondimento attuale della Guardia di Finanza non riguarda alcun amministratore comunale. Il testo dell’articolo comparso sui giornali è semplicemente il riporto della denuncia, senza alcun rapporto con l’approfondimento in corso”. Poi Ambrosino aggiunge: “Per quanto mi riguarda come responsabile dell’Amministrazione, posso solo esprimere la massima solidarietà a questa associazione che è finita in mezzo alla contrapposizione. Persone per bene e lavoratrici che gestiscono con grande sforzo un bene pubblico, come pure fanno altri gruppi di cittadini. Che senso ha procurare indagini penali e visite della Guardia di Finanza alle persone che collaborano con il Comune? Se la sedicente alternativa politica ricorre alle denunce, significa proprio che non ha idee.
Sono sicuro che chi di dovere potrà chiarire tutti gli aspetti di questa vicenda e che la collettività potrà ancora ringraziare per tutti i risultati positivi che si stanno raggiungendo nel corso di questi anni”.



Non si è fatta attendere la risposta altrettanto netta e tranciante dell’opposizione consiliare, riassunta dalle parole del consigliere Menico Scala: “Ah, meravigliosa la retorica del ‘Palazzo d’Avalos come gallina dalle uova d’oro’, impreziosita da un tono che oscilla tra l’autocelebrazione e la fiaba del ‘piccolo Comune che ce l’ha fatta da solo’. Una narrazione che fa battere i cuore ai fan più devoti del sindaco, quelli del cerchio magico che sono i primi a mettere like, fateci caso, sempre gli stessi e sempre con lo stesso posizionamento. Anche quando si accende un lampione nuovo, perché ‘non c’era mai stata così tanta luce a Procida!’. Ma veniamo al punto. Le sconclusionate parole del sindaco, uscito dopo la visita della Guardia di Finanza, suona più come un tentativo di mettere le mani avanti che come un resoconto trasparente. Per carità, nulla di male a voler raccontare che sono entrati soldi per Palazzo d’Avalos. Ci mancherebbe pure. Ma qui si esagera: sembra quasi che il Comune sia diventato una succursale della Silicon Valley, solo con più ologrammi e meno controlli. Il passaggio sulla contabilità chiara e ufficialmente registrata è poesia pura. Peccato che proprio quella contabilità o meglio, quei ‘quattro fogli fotografati e male di un capitolato’ assieme ad altri faldoni e non fogli, siano ora interesse della polizia giudiziaria. Ma forse è solo un fraintendimento: magari cercavano ispirazione per un nuovo modello di gestione orizzontale, chissà. L’arrampicata sugli specchi poi è acrobatica: ‘Non c’è stata la Fiat, né Invitalia, né gli Arabi’. E ora capiamo anche il perchè. Ma trasformare questa solitudine istituzionale in una medaglia da appuntarsi al petto è quanto meno curioso. Il messaggio tra le righe è chiaro: ‘Non ci ha aiutato nessuno, quindi se qualcosa non torna , non è colpa nostra. So ragazzi, come avrebbe detto qualche buontempone al Mario Spinetti qualche anno fa’. Strategia difensiva da manuale. Infine, la chicca da scompisciare dalle risate: ‘Grazie al lavoro degli associati, il Comune ha incassato soldi che mai si sarebbe potuto sognare’. Certo, ma magari adesso ci svegliamo tutti, e insieme ai sogni facciamo anche i conti. Perché quando arrivano i controlli e si parla di faldoni e verifiche, non serve una ‘time machine’, ma solo trasparenza. Quella vera, non quella raccontata nei post su Facebook per sodali, fan e lecchini”. Insomma, due facce diverse della stessa medaglia. L’impressione, a questo punto, è che possano essere soltanto i finanzieri a dire se tutto si è svolto regolarmente o meno. Ma una cosa è certa, bisognerà attendere perché l’indagine potrebbe anche essere molto meno breve di quanto si possa presagire.