Cava Baino non è contaminata, ma la Corte dei Conti manda tutti a processo
Si terrà il prossimo 14 febbraio l’udienza dinanzi alla sezione regionale della Corte dei Conti per l’accertamento delle presunte responsabilità erariali per i ritardi nella trasmissione dei documenti riguardanti l’ex discarica di Cava Pozzillo (anche detta Cava Baino) a Casamicciola. Come si ricorderà, il sito fu dismesso nell’ormai lontano 1988. Adesso, tutti i vertici amministrativi della Regione e del Comune sono stati citati dinanzi alla magistratura contabile per un danno complessivo di euro 587.793,40 a titolo di colpa grave: a partire da Antonio Bassolino e Stefano Caldoro, ex governatori della Regione Campania, fino ai sindaci di Casamicciola succedutisi negli ultimi anni, Vincenzo D’Ambrosio, Arnaldo Ferrandino e Giovan Battista Castagna, passando per alcuni alcuni funzionari regionali quali Massimo Menegozzo, commissario delegato per le criticità in materia di bonifica dei suoli, e Giovanni Romano, ex assessore regionale all’ambiente.
La vicenda, che i lettori più attenti ormai conoscono, è piuttosto complessa e chiama in causa la sentenza emessa nel 2014 dalla Corte di Giustizia Europea, nella quale si constatava che l’Italia non aveva adottato tutte le misure necessarie a dare esecuzione alla sentenza del 26 aprile 2007 con la quale la Corte aveva dichiarato che la Repubblica italiana era venuta meno agli obblighi derivanti dalle direttive comunitarie in tema di rifiuti pericolosi e di discariche. La Corte aveva perciò condannato l’Italia a versare alla Commissione europea la somma forfettaria di 40 milioni euro. Alla pesante sanzione si aggiungeva anche una penalità semestrale, a partire dal giorno di pronuncia della sentenza e fino all’esecuzione della decisione emanata nel 2007, calcolata a partire da un importo iniziato fissato in ben € 42.800.000,00 dal quale detrarre 400mila euro per ciascuna discarica di rifiuti pericolosi e 200mila euro per ogni altra discarica, messe a norma in conformità alla sentenza.
La Corte dei Conti, in buona sostanza, ritiene che la Regione Campania e le amministrazioni casamicciolesi, a causa dei ritardi nella consegna dei documenti sull’analisi di rischio riguardanti Cava Pozzillo (classificata nel 2005 come area potenzialmente inquinata), abbiano causato al Ministero dell’Economia un danno come detto pari a quasi 590mila euro (di cui quasi 190mila relativi alla sanzione forfettaria, e altri 400mila per le penalità semestrali). I ritardi contestati avrebbero fra l’altro impedito di accedere agli appositi finanziamenti per l’eventuale bonifica previsto dal Por/Fesr. Tuttavia, è storia di questi ultimi mesi che le analisi effettuate nell’ex discarica abbiano rivelato l’assenza di rischi apprezzabili per la salute o per l’ambiente. Lo scorso 17 marzo si era infatti positivamente conclusa la conferenza di servizi convocata in Regione per la valutazione e l’approvazione dell’Analisi di Rischio presentata da Palazzo Bellavista per il sito di Cava Baino (ex Cava Pozzillo). Il 28 febbraio nella prima seduta della Conferenza, che radunava non soltanto l’ente di Palazzo Bellavista, ma anche la Città Metropolitana, l’Arpac e l’Asl Napoli 2 Nord, era già emerso che i valori delle analisi effettuate sul posto erano rassicuranti. Di conseguenza, Cava Baino non necessita dell’operazione di bonifica.
Nella seduta finale della conferenza venne ribadito che i valori riscontrati sono compatibili con la natura chimica delle acque sotterranee idrotermali, acquisendo anche la nota dell’Arpac, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, secondo cui “le analisi chimiche condotte dal Comune di Casamicciola sulle acque superficiali del rivo che attraversa la discarica non risultano contaminate”, e che “per quanto riguarda le acque sotterranee, i superamenti riscontrati sono compatibili con la natura chimica delle acque sotterranee idrotermali”. La conclusione dell’Agenzia era chiara: “Si ritiene approvata l’Analisi di rischio presentata e le successive integrazioni con cui si dimostra assenza di rischio sanitario e ambientale”. Il responsabile dell’Ufficio tecnico di Casamicciola, l’architetto D’Andrea, da parte sua, richiamò i dati emersi nella prima campagna di misurazione validati dall’Arpac nel 2009, che già allora dimostravano che Cava Baino non era contaminata e che quindi già all’epoca non andava incluso nell’elenco dei siti potenzialmente contaminati.
L’approvazione da parte della conferenza dei servizi dell’assenza di rischi nel sito dell’ex discarica ha dunque già sancito, di fatto, l’uscita di Cava Baino dalla “lista nera” dei siti che hanno provocato la pesante sanzione allo Stato italiano. Non dovrebbe dunque essere difficile per l’amministrazione di Palazzo Bellavista riuscire a chiarire la propria posizione dinanzi alla sezione regionale della Corte dei Conti il prossimo febbraio, e mettere definitivamente termine alla vicenda che si trascina da un decennio e che ha attraversato tutte le amministrazioni avvicendatesi in questo lasso di tempo.