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Cento passi verso il 21 marzo: l’IC “ V. Mennella” e Libera ricordano le vittime innocenti delle mafie

Gianluca Castagna | Lacco Ameno – «La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.».
Le parole di Giovanni Falcone, magistrato ucciso da Cosa Nostra il 23 maggio 1992, contengono una riflessione che dovremmo ascoltare tutti: per contrastare le mafie e la criminalità organizzata occorre il grande impegno delle forze di polizia e di molti magistrati insieme alla corresponsabilità di tutti nel diventare una comunità̀ solidale, consapevole e più giusta, che faccia del “noi” un crocevia di bisogni, desideri, speranze e giustizia.

Anche la scuola di Lacco Ameno, l’IC “V. Mennella”, ha organizzato, insieme all’amministrazione comunale e a Libera, rete di gruppi e associazioni “contro” le mafie, un’iniziativa che precede il 21 marzo, affinché́ la Giornata della Memoria e dell’Impegno in favore delle vittime innocenti della criminalità non venga vissuta come un evento fine a se stesso, ma come tappa di un impegno da alimentare ogni giorno dell’anno. Soprattutto nelle scuole: l’antimafia e la sconfitta del pensiero mafioso, infatti, non possono che partire dai luoghi della formazione.
All’incontro, svoltosi nell’auditorium del plesso Fundera, hanno partecipato gli alunni delle scuole medie, la preside prof.ssa Assunta Barbieri, il referente di Libera Presidio Ischia e Procida Egidio Ferrante, le attiviste Filomena Sogliuzzo e Maria d’Ascia, la giornalista Isabella Marino ma soprattutto un testimone che avuto la forza di denunciare la presenza della criminalità organizzata sul suo territorio, rimanendo vittima di una feroce aggressione: Nico Sarnataro, il giovanissimo presidente della squadra di calcio Virtus Social Quarto preso a bastonate nel 2016 dopo numerose intimidazioni malavitose. Un filmato prima, e le parole del ventenne poi, hanno raccontato una vicenda di violenza, sopraffazione e affari sporchi su un campo “conteso” dalla malavita, ma riscattata dal coraggio e dal valore della testimonianza. Quella di Nico Sarnataro è diventata una lotta di inclusione per la legalità, di sport come occasione di crescita per i figli dei criminali e per le tante “teste calde” che agitano i territori di frontiera, di conoscenza come strumento di emancipazione dal giogo delle mafie imposto a chi, senza cultura, non ha futuro. Decisivo, in questa direzione, è il progetto “Seminario di cittadinanza attiva e responsabilità giovanile” nelle scuole del territorio. «Studiate – ha ripetuto più volte Sarnataro rivolgendosi ai giovanissimi studenti del “C. Mennella” – la mafia ha paura dei ragazzi che studiano, che sanno distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è. Un ragazzo con un bagaglio di conoscenze sa come opporsi ai tentacoli e alle false promesse della delinquenza».

Le mafie, d’altro canto, sono sorrette spesso da un tessuto sociale che fornisce loro sostegno e approvazione. Sensibilizzare le nuove generazioni su questi temi può aiutare a prevenire la formazione di un contesto omertoso e addirittura complice. «E’ così» conferma la prof.ssa Assunta Barbieri, Dirigente scolastica del “V. Mennella”. «La scuola è un presidio formativo che gioca un ruolo fondamentale nell’educazione alla legalità e all’abbandono dell’atteggiamento omertoso. Quante volte si tace, si nascondono i comportamenti scorretti anche in aula. Noi abbiamo il dovere di insegnare che quando si è nel giusto, non si deve accettare il sopruso ma bisogna denunciare.
I mafiosi non sono la maggioranza, sono una minoranza che riesce a fare quello che fa perché si appoggiano all’omertà dei tanti che vivono nella paura o in uno stato di subalternità».
Per ragioni personali non ha potuto partecipare all’incontro Emilio D’Anna, figlio di quel Vincenzo D’Anna, titolare di una piccola impresa edile, ucciso il 12 febbraio 1993 per essersi opposto al racket della camorra. Una tragedia, quella del grande affare del racket e delle estorsioni, anche economica, visto che al settore delle imprese, costa 100 miliardi di euro l’anno, il 7 per cento del prodotto interno lordo. L’assassinio di Vincenzo D’Anna è stato ricordato attraverso la lettura, fatta da uno studente della scuola lacchese, di un articolo di Repubblica (“Ucciso un costruttore”) dove viene ricostruita tutta la vicenda, rimasta ancora senza responsabili, che portò alla morte un imprenditore onesto della nostra terra. Oggi, lo ricorda Ferrante, suo figlio Emilio è l’unico familiare di una vittima delle mafie che vive sull’isola d’Ischia. A Lacco Ameno, per la precisione: non a caso il comune che ospita la sede del Presidio isolano di Libera intitolato alla memoria di Gaetano Montanino, a cui Sarnataro ha donato una maglietta della Virtus Social Quarto.

I colori dell’associazione, colori della vita e della bellezza, contro il nero della cronaca e il buio della illegalità, torneranno nel comune del Fungo il prossimo 21 marzo, la giornata in cui tutta l’Italia ricorderà le vittime innocenti delle mafie. «Partiremo da piazza Santa Restituta con un corteo che riunirà tutte le scuole dell’isola e di Procida, oltre a tutta la comunità» spiega la preside. «Un momento forte di dissenso che ci porterà alla Palestra comunale “Valentino Aceti”. Lì ci attende quella che Egidio Ferrante chiama “la grande famiglia di Libera” ». Un lungo elenco di nomi, letti a voce alta dagli studenti. Un modo per non dimenticare, per tener vivo il ricordo di chi ha perso la vita per difendere la libertà di tutti.

 

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