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C’era una volta Cava dell’Isola

di Sara Mattera

FORIO.Era il 12 Aprile del 2014 quando si tenne “Riapriamo Cava dell’isola”, la grande manifestazione organizzata a favore della riapertura della rinomata spiaggia del Comune di Forio. Una manifestazione a cui parteciparono in tanti- soprattutto giovani- che reclamarono a gran voce interventi di messa in sicurezza dell’arenile in questione. La spiaggia, infatti, dopo essere stata interessata, alla fine del 2013, dal crollo di un costone sovrastante la zona, venne chiusa al pubblico e riaperta soltanto nel Luglio del 2014. Vicissitudini queste che hanno segnato il lento ed inesorabile declino  dell’arenile, conseguenza incontestabile dell’abusivisismo perpetrato nella zona per anni e che, nel 2013, ha portato a questo punto di svolta decisamente negativo. E, a nulla sono valse le promesse fatte dall’amministrazione del Comune di Forio in questo lungo periodo. “L’amministrazione comunale- aveva dichiarato il consigliere del Comune di Forio, Giuseppe Colella, all’indomani degli interventi di rilevazione plano-altimetrica nella zona, necessari per il completamento della progettazione per i lavori di messa in sicurezza definitiva di Cava- sta seguendo da vicino questa vicenda al fine di rendere gli interventi quanto più celeri possibili ed avere tutto l’arenile fruibile ed in sicurezza. C’è massima attenzione da parte nostra sul tema”. Parole al vento, queste. Oggi, infatti, a due anni dalle nefaste vicende dell’arenile foriano, dopo battaglie e promesse, non solo del progetto definitivo della messa in sicurezza della zona non ve n’ è neanche l’ombra, ma Cava dell’Isola, si appresta a passare l’ennesima estate di “passione”.  La spiaggia tanto amata dai giovani isolani e non si presenterà, probabilmente, per il terzo anno di fila, con le sue vesti peggiori tra quei pali e reti di ferro, messi a protezione dell’arenile, e che tanto hanno fatto parlare la scorsa estate. Reti e pali che, per l’appunto, vennero definiti anche dal Consigliere della Regione Campania di Davvero Verdi, Francesco Emilio Borrelli, un vero e proprio scempio e una “palizzata per detenuti”. L’ennesima disfatta, insomma, per quanti in questi anni si sono battuti in nome di Cava dell’Isola e di chi, ancor prima del 2013, scese in campo in più di un’occasione per denunciare la sempre più insistente presenza di strutture edilizie costruite nella zona e che hanno inevitabilmente portato alla perdita dell’arenile. Strutture tra le quali figura anche quella alberghiera della “Baia della Sirene” e il cui proprietario, facente capo al gruppo Casthotels srl, si ritrova oggi, neanche a far l’apposta, protagonista di un reato di concussione perpetrato ai suoi danni da chi, tentando di ottenere favori,  gli aveva promesso il classico occhio di riguardo nel controllo, nel rispetto delle normative ambientali, sui propri esercizi albeghieri. Alla luce di questo lento declino della spiaggia di Cava dell’Isola, abbiamo voluto ascoltare anche la voce di chi, come Mario Goffredo, attivista di Ischia Forum, ha per anni portato avanti, in prima linea, la battaglia per la salvaguardia dell’arenile foriano. Una battaglia che sembra, purtroppo, oggi essere giunta al capolinea, nonostante tutte le buone intenzioni.

Lei è stato in prima linea nella battaglia per la salvaguardia di Cava dell’isola e, oggi, purtroppo, la spiaggia, rischia per l’ennesima estate di vivere una situazione difficile.  Qual è la sua opione in merito?

“Oggi, purtroppo si parla tanto di messa in sicurezza della zona, però, a mio avviso questi interventi andrebbero a consolidare solo degli abusi che sono stati fatti. Ho portato avanti la battaglia per Cava dell’isola per ben 10 anni. Organizzammo anche un flashmob, il primo sull’isola di Ischia, con il quale cercammo di attirare l’attezione su quella che era la situazione della spiaggia. Ingenuamente, cercammo di evocare un controllo sul territorio isolano anche in relazione alla questione dell’abusivismo. Facemmo una lunga ricerca, a seguito della quale, notammo che tutta la spiaggia di Cava dell’Isola era stata interessata da ampiamenti edilizi inspiegabili. Così, chiedemmo spiegazioni al Comune di Forio, dopodichè depositammo una denuncia, presso la Procura della Repubblica Italiana, per lottizzazione abusiva, però, a quanto pare, non ci sono stati provvedimenti di tutela. Purtroppo, a riguardo ci sono state vicende giudiziarie contorte e ordini di demolizione mai ottemperati che, a lungo andare, hanno portato alla disfatta della zona. Ecco, perché credo che, a mio avviso, eventuali interventi di messa in sicurezza serviranno a ben poco. Quella zona doveva essere tutelata fin dall’inizio, invece è stata cementificata a causa di un fenomeno che purtroppo riguarda tutta la costa foriana e anche l’isola. La vicenda di Cava è una vicenda complicata ed è un dispiacere vedere l’unica spiaggia libera e simbolo dell’isola ridotta in questo modo. Purtroppo, quello che sta succedendo è la conseguenza della nostra atavica accondiscendenza ad un’attività speculativa alberghiera senza misura e senza criterio e che ha portato a delle conseguenze tremendi, come le reti d’acciaio che sono state messe nella zona e che, oltre ad essere inguardabili e pericolose per i bagnanti, a mio parare, non servono a nulla. E’uno scempio, insomma, che si perpetua”.

Per lei, dunque, allo stato attuale, non esiste una soluzione per la situazione di Cava dell’Isola?

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“Sinceramente non so quanto sia praticabile una soluzione, perché richiede una presa di posizione forte e il riconoscimento formale degli abusi- che ancora non è stato compiuto-perpetrati negli anni. Quell’area era interessata da fonti sorgive ed era una zona già molto precaria  dal punto di vista idrogeologico e non bisognava assolutamente costruirci. Credo che tutto quello che sia stato costruito, debba essere, nei limiti del giusto, demolito. E non sto parlando di fabbricati- come nel caso dell’albergo della zona- ma, ad esempio,  della pavimentazione che è stata fatta nel 2003. Bisognerebbe ripristinare la macchia mediterranea presente nella spiaggia e che è stata soffocata. Solo, così, avremmo una soluzione che, da un lato, potrebbe restituire la bellezza della spiaggia in questione e dall’altro consentire quella rigenerazione dell’arenile che arriva da mare e da terra. Più, infatti, portiamo cemento verso la costa, purtroppo, più lo condanniamo a morte. Ripristinando il verde ne guadagnerebbe anche la struttura ricettiva della zona,  il cui fabbricato, non metto assolutamento in dubbio che sia  legittimo. Oltrettutto, anche se alcuni tipi di costruzioni fatte nella zona venissero abbattute, non si tratta di abitazioni e non vi sarebbe nessuna conseguenza di tipo sociale. Purtroppo, e lo dico con il cuore in mano, per come la vedo io,  quanto ho detto è altamente utopico nella nostra realtà sociale, giudiziaria e politica. A mio avviso, però,  o ripeto,  parlare di interventi di consolidamento o di messa in sicurezza nella zona, significherebbe solo consolidare gli abusi fatti in questi anni e perdere inevitabilmente cava dell’Isola”.

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