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La ricetta di Giosi: «Adesso progettiamo il futuro»

«Sarà una stagione particolare e compressa. Utilizziamo questo tempo in cui siamo fermi per ripensare il “domani”. Lavoriamo a un prodotto dal maggiore appeal, che sappia intercettare la liquidità che l'Europa inietterà nel circuito economico e che ad oggi non saremmo in grado di convogliare sull'isola a causa della mancanza di progetti»

E’ stato chiaro ed esplicito: l’Italia senza l’Europa non ce l’avrebbe fatta. Ma l’Europa ha davvero fatto quello che poteva oppure dove e come può ancora intervenire?

«L’Europa ha dispiegato un arsenale imponente. Nel complesso quasi 4mila miliardi, se teniamo conto dell’ultimo intervento della Commissione. Ci sono ovviamente delle difficoltà, che sono figlie delle visioni contrapposte tra paesi rigoristi e paesi solidali, ma questo è anche conseguenza dei ritardi nel completamento dell’Unione».

Le manovre economiche approntate e quelle che sta preparando il governo in termini di sostegno a lavoratori, famiglie e imprese in che cosa la convincono e in cosa a suo avviso sono state carenti?

«Mi convincono nella misura in cui offrono sostegno a chi ne ha realmente necessità, ma si dovrebbe accelerare nella distribuzione dei bonus, allargarne la platea ed esterne la durata, uniformarne il diritto di accesso. Nel ramo alberghiero, ad esempio, alcuni dipendenti prendono il bonus, altri no. Eppure si tratta in tutti e due i casi di dipendenti stagionali, e lo Stato ha il dovere di supportarli».

E adesso riflettori sulla sua Ischia. Una realtà che ha un’economia basata essenzialmente sul turismo. Inutile girarci intorno, in questo momento – e forse anche comprensibilmente – non proprio nell’agenda delle priorità. Ma come la mettiamo in prospettiva futura?

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«In Europa stiamo muovendo passi decisi. Con la task force turismo abbiamo avanzato una serie di richieste precise, a cominciare da una linea di bilancio dedicata al turismo nel prossimo bilancio pluriennale. La Bei ha messo in campo delle risorse per le aziende, Sure, la cassa integrazione europea, dà garanzie ai lavoratori, ma si deve iniziare a ragionare su programmazioni di medio-lungo periodo per uscire dalla stagnazione economica che seguirà alla pandemia».

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Lei ha lanciato una proposta decisamente interessante e relativa a finanziamenti per la riconversione delle aziende per meglio affrontare il post covid. Insomma, per Ischia e non solo il coronavirus può essere anche un’opportunità?

«Una opportunità per Ischia e per tutte le località turistiche, soprattutto del Meridione. Senza imprese non c’è turismo, non c’è occupazione, non si genera ricchezza. Il turismo vale la metà del pil del Sud Italia. Dobbiamo fare tutto il possibile per garantire un futuro alle aziende e di conseguenza ai lavoratori, ai professionisti, alle famiglie».

Intanto ci sono migliaia di lavoratori a Ischia che rischiano di rimanere senza sussidio, col rischio di gravi tensioni sociali. Cosa si sta facendo e cosa si pensa di fare?

«Ho già chiesto al Governo di uniformare i criteri di erogazione dei sussidi, perché il turismo è una attività per sua stessa natura stagionale ed i lavoratori non possono pagare colpe altrui, sono certo che nel prossimo decreto saranno inserite tutte le categorie escluse, anche chi, ad esempio, ha fornito lavoro su somministrazione che era rimasta fuori in precedenza. La cassa integrazione offre garanzie, Gualtieri ha esteso per altri 2 mesi la Naspi. I segnali ci sono, ma è ovvio che si deve essere più celeri nella distribuzione delle risorse ed immaginare percorsi di ripresa. Taglio del cuneo fiscale, detrazioni per chi assume stagionali rimasti senza lavoro: da queste azioni misuriamo le ambizioni che abbiamo come comunità».

Bar e ristoranti aperti dal 1 giugno, e in molti anche sull’isola hanno consegnato le chiavi a sindaci. Giusto farli ripartire per ultimi o avrebbe agito diversamente?

«Sono questioni complicate. L’esigenza di tutelare la salute pubblica in questa fase è ancora prioritaria, si deve evitare di creare assembramenti di persone, ma capisco anche la posizione dei titolari delle attività: sono fermi da due mesi, inizia a farsi difficile e si deve ripartire».

In questo momento da istituzioni come lei, il senatore De Siano e i sindaci dell’isola ci si aspetterebbe uno scatto, una serie di iniziative per pianificare il post covid e cercare soluzioni anche nell’immediato. Cosa risponde a chi sostiene che in giro c’è un clima da “calma piatta”?

«Sto cercando di documentare con dovizia di particolari ogni azione intrapresa in Europa, credo sia quantomeno doveroso rendere conto di quello che sto facendo. Ce la faremo ad uscirne e saremo più forti di prima».

L’Italia ha fatto ricorso all’Europa, dicevamo in premessa. Ma quanto questo “fardello” rischierà di gravare in prospettiva futura sul nostro paese?

«Dipende dalla strada che sceglierà di percorrere il Governo. La soppressione del vincolo del 3% del bilancio, il famoso patto di stabilità europeo, offre un buon margine di manovra ma è naturale immaginare che per la ricostruzione serva una condivisione europea degli sforzi. E se è vero che l’Italia ha bisogno dell’Europa, cerchiamo sempre di non dimenticare che non esiste Europa senza Italia».

Provare a vestire i panni di indovino in questa fase è particolarmente difficile, se non impossibile ma noi glielo chiediamo lo stesso: a Ischia a suo avviso la stagione turistica è saltata o c’è la possibilità ancora di viverne uno sprazzo, sia pure con tutte le limitazioni del caso e con numeri più ridotti?

«Sarà una stagione turistica particolare, compressa, che vivrà ancor più di picchi nei fine settimana, con una contrazione decisa degli stranieri ed un aumento del turismo di prossimità. Mi auguro che si possa recuperare qualcosa tra settembre e ottobre, ma è ancora troppo presto per poterne avere la certezza. Utilizziamo questo tempo in cui siamo fermi per riprogettare il futuro. Dobbiamo metterci insieme, collaborare, predisporre un percorso per offrire un prodotto che abbia maggiore appeal, che abbia una qualità superiore rispetto a quella attuale, che sappia intercettare la liquidità che l’Europa inietterà nel circuito economico e che ad oggi non saremmo in grado di convogliare sull’isola a causa della mancanza di progetti».

In conclusione un messaggio, che cosa si sente di dire ai suoi concittadini isolani?

«Quando inizierà la fase 2 dimostrate la stessa responsabilità e lo stesso rispetto reciproco che avete dimostrato fino ad ora. Ho ascoltato storie bellissime, di solidarietà e sostegno, che devono farci sentire orgogliosi come comunità. Non arrendiamoci, ce la faremo».

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Fabio

“l’Italia senza l’Europa non ce l’avrebbe fatta.” Beh quando uno ragiona in questo modo non c’e molto da dire. La militanza politica porta a dire certe cose. Ci vorebbe una felice battuta di Toto o Eduardo in questo caso, ma forse il silenzio e’ la cosa migliore!

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