LE OPINIONI

Chi dice Donna dice…

“Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida, che non finisce mai.” Così affermava Oriana Fallaci, donna che di donne ne ha tanto parlato. Oggi 8 marzo ricorre la Giornata internazionale della donna  per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo. Moltissime sono le testimonianze che ogni giorno ci pervengono, di abusi, violenze, femminicidi, ma oggi non voglio concentrarmi su questi eventi di cronaca, o meglio sulle personalità disturbate, e sui carnefici insensibili, che dietro di essi si nascondono, oggi non voglio parlare di come e perché si decida di ferire una donna, che sia a livello fisico o psicologico. Oggi voglio raccontarvi dell’inesauribile forza delle donne, di quelle donne che hanno superato ogni tipo di vessazione per affermare a gran voce le proprie capacità e il proprio ruolo paritario all’interno di una società che si è sempre fondata sul più radicale dei maschilismi.

Affermava Oscar Wilde che “la forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne… solo adorate“. La loro forza, e grandezza, è stata spesso impiegata solo in ambito familiare, ed è relativamente recente la conquista da parte del sesso, per nulla debole, di diritti che l’hanno eguagliato a quello maschile, almeno in quelli che possono definirsi i paesi civilizzati. Di donne grandi però ne è piena la storia, e in tutti gli ambiti, da Cleopatra, a Giovanna D’arco, da Artemisia Gentileschi a Freeda Kahlo, dalla Montalcini a Marie Curie. Come dimenticare la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”un testo giuridico francese pubblicato nel settembre1791 dalla scrittrice Olympe de Gouges , che definiva l’uomo come un despota che vuole regnare “su un sesso che ha ricevuto tutte le facoltà intellettuali; che pretende di godere della rivoluzione, e reclama i suoi diritti all’uguaglianza, per non dire niente di più”, un despota che l’ha condannata a morte perché aveva “dimenticato le virtù che convenivano al suo sesso”.

In un epoca come quella dell’illuminismo sembra assurdo che una donna finisca per essere uccisa solo per aver professato quei diritti d’uguaglianza e fraternità che sbandieravano sulle bocche dei più grandi intellettuali, eppure questo accadeva. La donna è sempre stata associata alla femme fatal, alla Eva arcaica che con le armi della seduzione e della bellezza conduce solo alla perdizione e al peccato, e che deve essere per questo controllata e tarpata delle proprie ali. La realtà è però che il peccato, l’errore, sta solo negli occhi e nei gesti di chi lo commette. Noi donne non siamo bambole, non siamo oggetti, siamo menti pensanti che esigono le proprie libertà. Un testo teatrale cardine nell’annuncio dell’emancipazione femminile è stato scritto da Henrick Ibsen, ed è intitolato “Casa di bambole”. La protagonista Nora finisce per lasciare la sua casa, dove non  è che vista come un’ inanimata bambola, e per affermare se stessa abbandonando il nido familiare che da sempre era ritenuto il solo luogo in cui potesse esistere. Le donne non sono da relegarsi in un ambiente, non sono da associarsi in automatico al ruolo di madre e di moglie, non sono peccaminose, sono solo donne.

Di certo il nostro è un sesso propenso ad una maggiore sensibilità, e talvolta incline a un maggior numero di patologie psicologiche, ma questo dipende dall’ambiente in cui ogni piccola donna cresce, dall’amore da cui è circondata, e dalla forza e il coraggio che può essere più o meno presente. A fare la differenza, come sempre, è l’attitudine di una donna ad essere resiliente, è proprio questo infatti a determinare il suo successo o la sua sconfitta, la sua capacità di prendere le redini della propria vita e non lasciare che sia qualcun altro a guidarla. Le donne, dice Fabio Volo, sono come i fiori: se cerchi di aprirli con la forza, i petali ti restano in mano e il fiore muore, perché solamente con il calore si schiudono. Violare una donna, forzarla, affliggerla, sminuirla, non rende un uomo più uomo, né una donna più donna. Se c’è una cosa che spesso ci caratterizza è per certo la voglia di primeggiare, e questo può spingerci ad avere comportamenti immorali nei confronti delle nostre sorelle. Questa affermazione non è affatto frutto di un processo empirico, ma anzi una vera e propria analisi  è stata condotta, su due gruppi, uno di sole donne ed uno di soli uomini, e si è notato che nell’ambito lavorativo, in cui erano immersi, la solidarietà c’era finchè non si inseriva in quello stesso ambiente una gerarchizzazione, una lotta per divenire leader. L’ambizione è una delle caratteristiche peculiari infatti delle donne, e per quanto a volte sia motivo di liti e scontri, la realtà è che è proprio questa forza, questa grinta ha permesso alle donne che ci hanno preceduto, di lottare ed ottenere i loro diritti, hanno permesso a me in questo momento di ricoprire un ruolo nella società,  concedendomi di essere indipendente, e fiera di essere donna. È questa forza, che ha guidato Giovanna D’Arco al rogo, che ha permesso ad Artemisia Gentileschi, nonostante le torture, di additare l’uomo che aveva abusato di lei, che ha spinto la Davison e molte altre suffraggette a rischiare la vita, o addirittura a perderla. Non siamo donne-angelo come per i poeti dell’amor cortese, ma non siamo neppure fame fatal, non siamo supereroi, ma è certo che siamo essere umani con un’innata forza, e con l’immensa fortuna di essere donne.

“Liberamente” è curata da Ilaria Castagna, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi de L’Aquila, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva Comportamentale di Caserta A.T. Beck

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