Chiara e quel trapianto di cuore che ti cambia la vita
di Marco GaudiniISCHIA
– Chiara, è questo il nome di fantasia che daremo alla protagonista della nostra storia. È nata in Germania, ma ama l’isola tanto che ogni anno ci ritorna con la mamma e alla fine della vacanza parte sempre con un velo di malinconia. Chiara è una donna forte, ma purtroppo a seguito di un’infezione scopre di avere dei gravi problemi al cuore. Prova a curarsi in Germania, ma alla le dicono che non ci sono più speranze. Il legame con Ischia e con la sua gente, è talmente forte che nel momento di maggiore difficoltà di una vita, quando ti dicono che molto probabilmente non ce la farai, decide di venire qui e di stabilirsi sull’isola verde. Nonostante viva a Ischia ogni anno fa rientro nella madre patria Germania per visite di routine fino a quando non le mettono un bypasse che invece di fare bene peggiorerà la situazione e le verrà successivamente rimosso in una clinica di Napoli. Qui conosce delle vere e proprie eccellenze nel campo della medicina e della cardiochirurgia, medici che prendono a cuore la sua storia e dopo averle comunicato che l’unica soluzione per continuare a vivere è quella di un trapianto di cuore, la mettono in lista di attesa.
La sua situazione peggiora notevolmente, ormai è in lista d’attesa per un trapianto, se non si troverà un cuore nuovo, infatti, Chiara non resisterà ancora per molto. Passano i mesi, e l’attesa dura tre anni, finché questo Ferragosto, nel giorno che vede la celebrazione dell’Assunzione di Maria, arriva la chiamata che in questi casi si attende con ansia, dall’ospedale Monaldi, un’eccellenza made in Naples nel campo della cardiochirurgia. È passata da poco la mezzanotte, e comunicano al suo compagno di aver trovato un cuore. L’organo è stato espiantato dal corpo di un giovane morto nel centro Italia, ed è stato trasportato a Napoli per l’operazione. Chiara, è molto tesa e preoccupata, sa che l’operazione è molto difficile e le probabilità di sopravvivenza sono basse. Ma deve fare in fretta, deve raggiungere la terraferma e l’ospedale napoletano. Decidono quindi di trasportarla in elicottero, ma il mezzo è troppo piccolo perché possa salire a bordo anche il suo compagno e lei non vuole andare da sola, di fare un salto nel buio senza di lui. Allora partono con una motovedetta della Guardia Costiera, e raggiungono Napoli. Un breve tragitto, che però per Chiara dura una vita, quella alla quale ripensa sull’imbarcazione, perché non sa se dopo l’operazione si risveglierà. Al nosocomio napoletano l’attende l’equipe composta da medici di comprovata esperienza. Alle nove del mattino, Chiara è già sotto i ferri, e dopo sole cinque ore, l’operazione è completamente riuscita ed il trapianto è andato bene. Ad operarla il professore Cristiano Amarelli, insieme al professore Ciro Maiello, Responsabile dell’UOSD Cardiochirurgia Trapianti, con i medici Claudio Marra, Eduardo Vitagliano, Bruno Giannolo e la dottoressa Ester Elena Batta. Anestesista dottor Ponticelli Giuseppe. Questi i nomi degli “angeli” che da una tragedia, dalla morte di un giovanissimo ragazzo hanno, con il loro lavoro, salvato una vita, meglio, dato nuova vita ad una persona. Un equipe d’eccellenza, che ha seguito la paziente in tutte le sue fasi, pre e post operatorie, con grande umanità e calore, ma soprattutto con una straordinaria competenza. Un punto di grande forza per la sanità campana, che gode di grandi eccellenze, come i medici che hanno operato Chiara. Da quel giorno sono passati ormai alcuni mesi, e le condizioni della nostra amica, continuano a migliorare, si può pertanto dire che il trapianto è riuscito perfettamente. Come giornale, abbiamo seguito tutte le tappe di questa vicenda, ma per una questione di correttezza, non ne abbiamo voluto parlare finché Chiara non si è ristabilita pienamente, ed i controlli hanno indicato che la fase critica è ormai superata. Una storia quindi di sofferenza e di dolore, ma anche di grande gioia e felicità per un cuore che oggi batte di nuovo in un altro petto. Una storia di bravi medici, che vale la pena raccontare, perché è bene ricordare e far conoscere, che in Campania e a Napoli, vi sono strutture ospedaliere all’avanguardia e medici, di grandissimo livello, come in questo caso. Una storia anche di grande valenza sociale, che riaccende l’attenzione sulla donazione degli organi. Se i genitori del ragazzo, non avessero infatti dato il consenso all’espianto degli organi, oggi non sappiamo se Chiara ce l’avrebbe fatta. Donare è un atto di grande civiltà, che oltre a salvare la vita a chi riceve l’organo, nel buio della morte, accende una piccola luce, quella della speranza che grazie ad un organo di un figlio, di un padre, di una madre, c’è qualcuno da qualche parte, che continua a vivere. Così è stato per Chiara, e così speriamo possa essere per tanti altri che oggi attendono un trapianto. Perché infondo “chi aspetta un organo non aspetta altro”.
In bocca al lupo a Chiara e al suo compagno. Che Dio la benedica.