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Chiude a fine ottobre la storica panetteria Galano

Se ne va a fine ottobre un altro grande pezzo della nostra storia di benemeriti imprenditori del comune di Barano d’Ischia e della nostra isola. E’ la vicenda della nota panetteria Galano a Testaccio, appunto nel comune di Barano, panificio praticamente affacciato sul mare della celebre riviera dei Maronti, la spiaggia più famosa dell’isola tra Punta della Signora e il suggestivo promontorio-isolotto di Sant’Angelo, quasi due chilometri di arenile con le sorgenti termominerali di Olmitello, Cavascura e il fenomeno delle Fumarole. Gli alberghi, i ristoranti, gli stessi turisti e tanti utenti baranesi (e non) si sono forniti fino a oggi presso il genuino panificio Galano.

Tuttavia alla fine del prossimo mese di ottobre la panetteria chiude, perché il creativo e buon titolare Pasquale (Lino) Galano (foto dello scrivente) – peraltro padre di due bravi figli laureati: Crescenzo e Carolina – va meritatamente in pensione. Facciamone un po’ di storia: l’attività del panificio ebbe inizio a Testaccio nel settembre del 1967 col compianto papà Crescenzo – pure aiutato dalla vivente consorte Raffaela Di Iorio – sino al 2001, il quale, però, già negli Stati Uniti svolgeva tale esercizio dal lontano 1946, ben settantuno anni fa. Successivamente e senza interruzione il lavoro passò al dinamico figlio Pasquale (noto come Lino) dal 1975 a oggi: imparò chiaramente dal caro papà. E ogni notte -ovviamente tranne la domenica e altre festività- l’infaticabile e solitario Lino è stato sempre presente nel locale in fitto di piazza Testaccio a preparare, come una sorta di attento e delicato rito liturgico, quel necessario pane fragrante per essere pronto di buon mattino ed alla cui distribuzione (si può dire, paradossalmente, che un caffè costa più di una ‘palatella’ di pane!…) provvede la puntuale, cordiale e generosa collaborazione della moglie Flora.

Un costante viavai particolarmente intenso durante l’estate turistica, un appuntamento anche affettivo che va ad interrompersi, certamente una perdita, nella speranza che l’antica e solida strumentazione tecnologica allestita da papà Crescenzo nel locale possa continuare, per non essere rottamata, eventualmente in altre mani appassionate. Ma è notorio che la panificazione richiede non solo passione, ma anche tanta fatica, stress, trattandosi di attività prevalentemente notturna. E’ il cibo prescelto da Cristo, vero Dio e vero Uomo, quando istituendo la SS. Eucaristia, prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo (Matteo 26,26): “ Prendete e mangiate; questo è il mio corpo “. Dunque, quanto è ed è stato importante, significativo l’esercizio commerciale e antico del panificio, del fare il pane ! Grazie di cuore, Lino, per la memoria e auguri sempre d’ogni Bene !

 

DIES  DOMINICA – 25ESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO –  B.V. MARIA DELLA MERCEDE (ANNO A)

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E oggi sabato 23 settembre ricorrenza di San Pio da Pietrelcina e martirio del Servo di Dio Salvo D’Acquisto, napoletano, vicebrigadiere dei Carabinieri, a Torre di Palidoro nel 1943.

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La nostra riunione in questo giorno del Signore rivela alla sua base l’amore (dal lat. Ad-mori=a immolarsi, morire): l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo, che sono “il fondamento di tutta la legge”. L’Eucaristia infatti è l’adorazione di Dio come “unico Signore”, nel distacco da tutto quello che vorrebbe sostituirsi a lui, specialmente dalla “cupidigia delle ricchezze”; un’adorazione compiuta “con amore di figli”, non col timore del servo. Nella prima Lettura dal libro del profeta Isaia (55, 6-9) è detto che “il Signore avrà misericordia”; “Dio largamente perdona”: già nell’Antico Testamento è questo un messaggio che ritorna. Ma l’uomo deve abbandonare la via del male. Nella seconda Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (1,20-27) sia che si muoia, sia che si continui a vivere, Cristo è il senso ultimo e assoluto. Nel primo caso ci si unisce a lui e quindi la morte è un guadagno; nel secondo caso si predica il Vangelo, si fa crescere Gesù nella comunità: “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno”. Nel Vangelo secondo san Matteo (20, 1-16) non si deve essere invidiosi vedendo che Dio elargisce i suoi doni secondo la sua generosità e secondo il suo gratuito e insindacabile disegno la salvezza. Si deve invece godere della elargizione che Dio fa della sua grazia, di là da ogni merito. Nessuno ha meriti da vantare, ma solo motivo per lodare la misericordia.

 

ORIZZONTE  MIO

Al belvedere sui Maronti sosto

come su spalti sempre a scrutare

quella linea ideale che delimita

il mio raggio visuale di maturità

lungo il quale il cielo sembra toccare

la distesa del mare che pullula di vita.

 

Col sereno limpido e nuvoloso

quella prospettiva mi attrae perenne

e viepiù al madido tramonto il sole

disegna fermi riflessi arcani di colori

inesauribili e nuovi di forma e mistero.

 

E il disco ricurvo mi finge laggiù acceso

saluto e requie sul ciglio di belati dinanzi

alla mia buona terra d’Ogliastra ospitale

che un dì m’accolse giovane laurea

sull’anca di Lanusei su clivi sentieri.

 

Bisogna salire frontiere per far crescere

campo d’orizzonte al lacrimevole soffio,

poter volare a scoprire il virtuale,

toccare il mistero e sua vertigine.

 

A cura del professor Pasquale Baldino, responsabile diocesano Cenacoli Mariani, docente Liceo, poeta (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)   

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