LE OPINIONI

IL COMMENTO Noi e i tedeschi

Ho rivisto, in questi giorni, il film di Nanni Loy, del 1962, “Le quattro giornate di Napoli”, su soggetto di Vasco Pratolini, con splendidi attori della levatura di Regina Bianchi, Lea Massari, Aldo Giuffré, Luigi De Filippo, Pupella Maggio. E, se ce ne fosse stato bisogno, ho capito ancora di più l’avversione che, ancora oggi, i napoletani hanno verso il popolo tedesco. Perfino un intellettuale come lo scrittore Erri De Luca, a noi ben noto, nel libro “Tu, Mio,” che si svolge ad Ischia, confessa di non amare i tedeschi e fa dire al personaggio del pescatore: “Tenevamo vent’anni, ci hanno pestato come le olive, e come le olive non abbiamo fatto rumore”, discutendo della seconda guerra m0ndiale. E sempre Erri De Luca, in un altro suo libro “Morso di luna nuova”, ambienta il racconto in tre stanze di un rifugio antiaereo nell’estate del ’43, alla vigilia delle Quattro giornate di Napoli. Nove persone, tra cui un Portiere di palazzo (Gaetano) e un Generale (anziano a riposo), si confrontano, mentre all’esterno tuonano le bombe e, ragionando, dentro di loro esplode un sentimento di rivolta contro l’oppressore tedesco, al suono di una musica “Luna nuova” che accompagna i versi di Salvatore Di Giacomo: “Puozze ‘na vota resuscità/ scétate, scétate, Napule,Nà”. Questo sentimento antitedesco ogni tanto riaffiora, a Napoli, ma anche ad Ischia. L’ultima occasione è stata offerta dall’intellettuale Arno Widmann, che ha scritto, nel giorno del settimo centenario della morte di Dante, un imprudente articolo sul quotidiano Frankfurter Rundschau, nel quale avrebbe sostanzialmente accusato Dante di plagio, di aver voluto contrabbandare come “originali” alcune tendenze letterarie (per esempio la poesia in volgare) già sperimentate da altri. Ho notato che sul web, ma anche su un organo di stampa locale (Davide Conte) viene accreditata la tesi dell’offesa a Dante, anche citando passi integrali dell’articolo di Widmann. A questa tesi si è fermamente opposto lo scrittore Roberto Saviano, prendendosela in particolare con Salvini e Meloni che si sono tuffati politicamente a pesce sulla polemica. Per accreditare il suo punto di vista, Saviano intervista l’intellettuale tedesco, che smentisce ogni sentimento di sottovalutazione di Dante.

Ora, in questa sede, non ci interessa stabilire le ragioni dell’uno o dell’altro. Interessa piuttosto capire i motivi per cui serpeggia ancora un antico risentimento verso i tedeschi. Escluderei che oggi si veda, in ogni tedesco, un nazista. Sono portato a credere piuttosto che persista l’idea di un’Europa germano-centrica, che sovrasta politicamente ed economicamente l’Italia e altri paesi europei, con il favore della Bilancia commerciale e con la politica di austerità e dei vincoli di bilancio, che aiuta soprattutto il paese teutonico. Ma Ischia no, non dovrebbe in alcun modo avere pregiudizi verso i tedeschi. Essi hanno rappresentato, per molti anni, la nostra maggiore fonte di turismo straniero. Hanno rappresentato il prototipo di turismo sostenibile e anche culturale. Sempre rispettosi dell’ambiente, delle nostre risorse naturali (mare, terme, sole, patrimonio storico-archeologico). Ischia ha ospitato ed è stata onorata dalla Merkel con le sue vacanze a Sant’Angelo, Ischia ha ammirato lo stile, la sobrietà di questa leader tedesca che, senza scorte ridondanti, arriva nell’isola col traghetto di linea. Ischia non può farsi prendere la mano da un articolo imprudente di un solo tedesco. E se qualcuno di noi ha accumulato risentimento verso quel paese per una politica economica che non ci piace, ponga attenzione all’attualità: la pandemia ha posto fine ad ogni accenno di prepotenza, di supponenza (ammesso che ce ne fosse) germanica. Nonostante la migliore organizzazione sanitaria, la dotazione di mezzi e strumenti superiori ai nostri, anche la Germania ha problemi analoghi di contagiati, di lockdown, di chiusure di attività. Perfino, è scoppiata, in quel paese, la stessa polemica italiana tra Regioni e Stato. I Lander contrastano la politica centrale della Merkel e le hanno fatto fare marcia indietro sulla gestione del periodo pasquale.

Dov’è la differenza con l’Italia? E’ nello stile della Merkel, che ha chiesto pubblicamente scusa e si è addossata tutta la responsabilità di un provvedimento confusionario, emesso troppo a breve. Se parte dell’Italia può inconsultamente commettere l’errore di accentuare un allontanamento dalla Germania, Ischia non lo può né lo deve fare. Il nostro problema è esattamente il contrario: trovare il modo migliore per riconquistare una nostra piazza tradizionale, il filone turistico più produttivo e meno invasivo che la nostra storia economica abbia registrato. Venerdì, 26 marzo, su Il Corriere della Sera, il costituzionalista Sabino Cassese, ha recensito un importante libro sui rapporti tra il nostro Paese e la Germania: “Italia e Germania” a firma di Federico Niglia (Professore di Storia delle Relazioni Internazionali dell’Università di Perugia), Beda Romano (corrispondente da Bruxelles di Il Sole 24 Ore) e Flavio Valeri (Chief Country officer di Deuttsche Bank). Cassese ha messo in evidenza il fatto che l’Italia esporta in Germania per un valore di circa 60 miliardi di euro e la Germania verso l’Italia esporta per 70 miliardi di euro. Vale a dire che l’interscambio Italia-Germania equivale da solo all’interscambio che l’Italia ha con Francia e Spagna messe insieme. La Germania controlla duemila imprese italiane e l’Italia controlla 1600 imprese tedesche. Nonostante questa fitta rete di relazioni, persistono, in Germania, pregiudizi sulla disorganizzazione italiana, sulla spesa facile, sull’inaffidabilità e, in Italia, c’è pregiudizio sul “rigore” tedesco, a incominciare da quello morale del protestantesimo. Bene, il libro citato da Cassese vuole dimostrare, al contrario, che i punti che uniscono Italia e Germania sono di gran lunga superiori ai punti che ne minano l’unità di intenti.

Senza voler anticipare qui tutti i motivi di unità tra i due paesi riscontrati dagli autori del libro, vogliamo riportare l’immagine iconica che viene citata nel libro: alla Neue Pinakothek di Monaco è esposto un quadro del pittore Friedrich Overbech, raffigurante due donne che si tengono per mano, avendo sullo sfondo un paesaggio per metà italiano e metà tedesco. E – aggiungo io – all’Alte Nationalgalerie di Berlino, è esposto uno dei cinque dipinti di Arnold Boklin, raffigurante “L’isola dei morti” (Die Toteninsel) che, con molte probabilità, è ispirato a Ischia (vecchio cimitero di Sant’Anna o, come scrisse nel 2011 Paolo Conti, inviato del Corriere della Sera per i beni Culturali, “L’isola dei morti è il Castello d’Ischia”. Riferimenti culturali a parte, è giocoforza, per la nostra isola, recuperare e rinsaldare un rapporto con la Germania e con i tedeschi, che hanno ancora molto da darci, in tutti i sensi, dal profilo economico a quello culturale. Disperdere questo legame sarebbe imperdonabile! Guardiamo, ancora una volta, all’esempio di Procida, che in questi giorni, promuove un gemellaggio con la cittadina francese di Villeurbanne, Capitale francese della Cultura 2022. E’ la prima volta per la Francia, che prende a modello l’idea italiana del Ministro Franceschini di nominare annualmente una Capitale della Cultura. Procida fa questo gemellaggio anche ricordando il personaggio di “ Graziella”, creato dallo scrittore e poeta francese Lamartine e in omaggio ai numerosi turisti francesi innamorati della Corricella. Procida e i francesi, Ischia e i tedeschi.

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