CRONACAPRIMO PIANO

Ci hanno scippato l’acqua, l’ABC di Napoli gestirà anche le isole

Lo si evince dalla delibera dell’Ente Idrico Campano che designa l’azienda speciale riservandosi di definire le modalità per il coinvolgimento dei 32 comuni della Provincia di Napoli

Adesso siamo davvero nei guai, anche se pare che una consolidata giurisprudenza sia dalla nostra parte. Ma fino a quando il ricorso alla magistratura non lo proverà in maniera chiara ed inequivocabile, bisogna prendere atto di una triste realtà, un “fantasma” che a lungo ha imperversato sull’isola ma che all’improvviso si mostra in tutta la sua drammaticità. L’acqua sull’isola d’Ischia sarà un bene ufficialmente gestito dalla terraferma, di fatto ci è stata scippata, di fatto ci è stato sottratto un servizio che evidentemente non siamo stati capaci di tenerci stretto, partendo proprio dagli amministratori del nostro territorio che forse hanno preso sotto gamba una serie di campanelli d’allarme che iniziavano a “suonare” in maniera a dir poco preoccupante.

IL COLPO DI MANO DEL 18 SETTEMBRE, LE ISOLE ASSENTI

Tutto si è consumato nell’arco di poco più di ventiqauttr’ore di tempo. Il 18 settembre l’assemblea del Distretto d’Ambito ha dato mandato al Comitato di gestione affinché designasse come gestore unico l’azienda speciale ABC (Acqua Bene Comune) di Napoli e il giorno successivo è stata votata una delibera ad hoc. Che di fatto comprende all’interno di questo soggetto ben trentadue comuni della Provincia di Napoli. Tra i quali, ovviamente, figurano anche Ischia, Barano, Serrara Fontana, Forio, Lacco Ameno e Casamicciola oltre alla vicina di Procida. La decisione è maturata nel corso di una seduta di consiglio di distretto alla quale erano assenti il primo cittadino di Procida Dino Ambrosino ed i due delegati dell’isola d’Ischia, i sindaci di Casamicciola Terme e Serrara Fontana Giovan Battista Castagna e Rosario Caruso.

VIA LIBERA ALL’ACQUA BENE COMUNE DI NAPOLI

La delibera dell’Ente Idrico Campano incriminata è la numero 1 dello scorso 18 settembre nella quale il consiglio dell’ambito distrettuale di Napoli dispone “l’obiettivo politico di una pubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato attraverso un nuovo modello gestionale, compatibile con il diritto comunitario e al contempo in grado di riportare il servizio, dal punto di vista sostanziale e formale, nell’alveo della gestione pubblica; la propria ferma volontà di procedere alla pubblicizzazione del servizio idrico integrato, in conformità ai risultati del referendum del giugno 2011 e a quanto chiesto da molti Comuni campani che in tal senso hanno modificato i propri statuti; la necessità improrogabile che la questione dell’acqua pubblica venga inserita tra le priorità istituzionali dell’Ente Idrico Campano e della Regione Campania”.

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Non solo, consiglio di distretto e comitato esecutivo di EIC si impegnano “ad intraprendere, in tempi rapidi, ogni azione istituzionale finalizzata alla gestione pubblica del servizio idrico integrato del distretto di Napoli, che potrà diventare modello di alternativa a gestioni private, anche valorizzando le forme di partecipazione democratica previste dalla legge regionale 15 e dallo statuto di Ente Idrico Campano”. E poi c’è il finale, quello che maggiormente ci interessa e nel quale l’ente indica “quale gestore unico del distretto di Napoli, l’azienda speciale ABC, riservandosi di definire una modalità di governance che consenta il coinvolgimento dei trentadue comuni. Tra i quali, ovviamente, ci sono anche quelli delle isole di Ischia e Procida.

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LE LEGGI REGIONALI APRONO SPIRAGLI, L’EVI RICORRERA’ AL TAR

Allo stato dell’arte, insomma – e, ci piace sottolinearlo, tanto per cambiare nel più assoluto disinteresse di nostri amministratori – la frittata sarebbe bella e fatta anche se forse uno spiraglio c’è ancora. Secondo quanto si apprende, infatti, la delibera sarebbe contraria a ben quattro articoli delle leggi regionali vigenti in materia ma anche ad alcuni dell’ente idrico campano. Tutto, in particolare, ruoterebbe attorno ad un punto specifico: l’ambito può decidere che tipo di governance vuole è ma l’ente idrico campano che deve stabilire chi deve essere chiamato a svolgere il servizio. In ogni caso, una ciambella di salvataggio alla quale appellarsi e non a caso il liquidatore dell’Evi, Pierluca Ghirelli, appresa la tutt’altro che lieta novella ha comunicato ai sindaci l’accaduto e soprattutto che sarà dato mandato a un legale per ricorrere al Tar Campania. E, nell’attesa di vedersi riconosciute le proprie ragioni nel merito, ottenere con immediatezza la sospensiva su un provvedimento che rappresenterebbe una vera e propria iattura. Gli spiragli sembrano esserci ma è chiaro che su questa faccenda sarà opportuno alzare l’attenzione e un “muro” non soltanto giudiziario ma anche mediatico e soprattutto politico: la voce dell’isola deve arrivare in terraferma, lasciando intendere a chi di competenza che l’insularità è una caratteristica e che come tale va tenuta in considerazione. Escludendo, dunque, i sette Comuni dalla “grande ammucchiata” che costituirà l’ABC.

TUTTE LE TAPPE DI UNA “RIVOLUZIONE” CHE NON PIACE ALL’ISOLA

La rivoluzione di cui sopra nasce da una serie di eventi cronologici che peraltro vengono anche illustrati nella premessa della delibera di cui abbiamo appena riportato i punti salienti e principali. Non solo viene citato l’art. 2 della Costituzione ma si rammenta anche che “la stessa risoluzione del Parlamento Europeo dell’11 marzo 2004, sulla strategia per il mercato interno già affermava ‘essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno’”. Non solo, nella stessa direttiva 2000/60 si ribadisce che “l’acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale”. Una serie di processi accompagnati ad un referendum che hanno poi indotto la Regione Campania a votare la legge regionale 15/2015 con la quale è stato istituito un unico ambito territoriale corrispondente all’intero territorio regionale, suddiviso in cinque ambiti distrettuale e ha inoltre istituito l’Ente Idrico Campano, soggetto di governo dell’ATO Regionale. Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla seduta dello scorso 18 settembre dell’EIC alla quale come detto non hanno partecipato rappresentanti delle due isole.

LE OMBRE SULL’ABC, DA TRE ANNI BILANCI NON APPROVATI

Il vicesindaco di Napoli, Enrico Panini, ha tenuto più volte a smentire le notizie pubblicate da diversi giornali e relativi al presunto stato di crisi della società ABC, ribadendo che la stessa non ha problemi finanziari e gode di ottima salute. Anzi, nel verbale in un passaggio si legge che lo stesso Panini “assicura che l’Azienda Speciale del Comune di Napoli e solida e non corre alcun rischio e spiega che gli attacchi all’amministrazione comunale apparsi sui giornali che riguardano il modello gestionale adottato dal Comune, hanno come unico scopo quello di incentivare la privatizzazione della gestione”. Il vicesindaco partenopeo continuava il suo intervento “garantendo che entro la fine di novembre l’amministrazione comunale e ABC definiranno la situazione dei bilanci in sospeso con l’approvazione degli stessi e sottolineando che le scelte coraggiose messe in campo dall’azienda, riferendosi in particolare all’assorbimento della gestione delle fognature perfezionata in quest’anno, la rendono ancora più solida e forte”. Sottolineature dovute, quelle di Panini, anche perché ci troviamo davanti a un’azienda che non approva il bilancio addirittura da tre anni: ma veramente il nostro futuro deve finire in mani del genere? Meditate, gente, meditate. E già che ci siete, rivolgete una preghiera alla magistratura amministrativa. Perché ormai, davvero, non ci resta che sperare nel Tar.

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