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Strage di Berlino, parlano due ischitani

di Francesco Castaldi

ISCHIA – A poche ore dalla strage che ha colpito Berlino e l’intera democrazia occidentale, la polizia e l’unità antiterrorismo sono ancora alla ricerca dell’esecutore materiale del “dirottamento” del camion che nella serata di lunedì ha causato la morte di ben dodici persone – tra le quali un’italiana, Fabrizia Di Lorenzo – e il ferimento di decine di turisti e berlinesi, che avevano deciso di ammirare il tradizionale mercato natalizio della capitale tedesca. Una serata come tante, ma che di punto in bianco si è trasformata in una vera e propria carneficina che per molti è risultata fatale. «È una giornata di profondo dolore», ha commentato nel corso di una conferenza stampa la cancelliera Angela Merkel, che tuttavia ha sottolineato la volontà di non fare passi indietro sulla politica di accoglienza ai migranti.

Tristezza e rabbia trapelano dalle parole della Merkel, che nel proprio discorso ha inoltre affermato: «Dobbiamo ritenere che sia stato un attacco terroristico». La cancelliera, parlando ai giornalisti, non ha escluso la possibilità che l’attentatore possa essere un richiedente asilo. «Diamo e continueremo a dare asilo a chi ce lo chiederà», ha affermato convintamente. Angela Merkel, infine, ha aggiunto che «sarà particolarmente duro da sopportare se verrà confermato che la persona che ha commesso questo crimine aveva chiesto protezione e asilo in Germania. Questo aspetto – evidenzia la Merkel – sarebbe particolarmente ripugnante di fronte ai tantissimi tedeschi che si sono dedicati giorno dopo giorno ad aiutare i rifugiati e di fronte alle tante persone che hanno bisogno del nostro aiuto e cercano di integrarsi nel nostro paese».

In attesa che le forze dell’ordine e antiterrorismo possano stanare l’autore della strage berlinese, abbiamo raccolto la testimonianza di un ischitano che da anni vive e lavora nel settore della gastronomia proprio nella capitale tedesca. Si tratta di Giuseppe Migliaccio, che ci ha fornito le proprie impressioni sull’ennesimo attentato che ha colpito una grande capitale europea. «Al momento dell’accaduto – racconta Giuseppe Migliaccio – mi trovavo al lavoro, pertanto tutto ciò che posso dire è quello che ho appreso dai media sia tedeschi che italiani. Il clima che si respira qui – ci dice Giuseppe – è mesto e pieno di rabbia più che paura: rabbia e voglia di vendetta contro i fautori dell’attentato, ma anche contro un governo che sempre più viene indicato come responsabile dell’accaduto. Un anziano signore ha detto due parole soltanto che racchiudono tutto un concetto: se ci si riempie la propria casa di serpenti, non c’è da meravigliarsi se prima o poi mordono. Di ciò – chiosa Giuseppe Migliaccio – è responsabile lo Stato».

A riferirci la propria esperienza è stata anche un’ischitana che da qualche giorno si trova a Berlino in vacanza, e che senza alcun dubbio ricorderà per molto tempo questa vicenda. Si chiama Vincenza D’Abundo, ed è una giovane assistente sociale che presta servizio presso la cooperativa “Arké onlus”. «Io e l’amica che mi ospita siamo state avvertite del fatto da una nostra comune conoscente russa, che ci ha chiamate da Mosca per sapere se stavamo bene. La mia amica ha una bambina di appena tre anni, e di certo può immaginare il nostro spavento quando, accendendo la televisione, ci siamo rese conto di quello che stava accadendo a poca distanza da noi. Ieri (martedì per chi legge, ndr), la mia amica sarebbe dovuta andare a lavoro. Ma come credo comprenderà, ha preferito rimanere al sicuro a casa con me e sua figlia».

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