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Ciao brigadiere, l’ultimo saluto di Ischia a Michele Caramia

di Isabella Puca

Ischia – É stata una cerimonia molto sentita quella che, ieri pomeriggio, ha accompagnato l’ultimo saluto al Brigadiere Michele Caramia, scomparso dopo una lunga malattia durata 11 mesi che l’ha strappato all’affetto dei suoi cari. La Cattedrale di Ischia era gremita di una folla commossa e composta che ha voluto far sentire, con la propria presenza, la vicinanza alla famiglia Caramia che perde prima di tutto un padre e un marito. Il feretro ha fatto il suo ingresso in una Cattedrale avvolta in un commosso silenzio di preghiera, passando davanti al picchetto d’onore schierato per rendergli un ultimo omaggio.  Ad officiare il rito, in parte neocatecumenale, Don Pasquale Mattera; con lui sull’altare il parroco Don Carlo Candido e numerosi tra sacerdoti e diaconi. A dir poco emozionante il momento della seconda lettura, sul pulpito c’era, infatti, Michela, sua moglie. É stata lei, prima ancora di affrontare la lettura, a raccontare che la malattia di Michele non è stata una sconfitta, ma una vittoria, una vera e propria testimonianza  di fede, particolarmente intensa per tutti quelli che lo conoscevano. É stata sua moglie a volere che Michele indossasse  il suo abito da sposo un gesto semplice, ma significativo, che racconta l’amore di una donna che consegna suo marito a Dio. Tra le prime file, il Generale di Brigata Antonio De Vita, comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli e provincia, il capitano della Compagnia dei Carabinieri di Ischia Cap. Andrea Centrella e il maggiore Melissa Sipala che per anni ha lavorato avvalendosi della collaborazione del Brigadiere Caramia.

«Un giorno il Signore si avvicinò a contemplare il suo caro Bambù. Con uno sguardo pieno di curiosità e trepidazione, Bambù lo salutò con un inchino, piegandosi al suolo per esprimere il suo amore. Il Signore disse: “Bambù, Bambù, desidero usarti”.
Bambù rispose: “Signore, son pronto, fa’ di me secondo la Tua volontà”». É con la leggenda cinese “L’altra bellezza” che Don Pasquale Mattera ha spiegato il dono che il brigadiere Caramia ha fatto al Signore, quello della sua vita; quella che noi chiamiamo sofferenza e che Dio chiama “ho bisogno di te”. Don Pasquale ha sottolineato più volte il rapporto che aveva con Michele, un’amicizia fatta di lunghe chiacchierate e di sostegno nei momenti di prova della vita. Tra i tanti presenti, oltre il Generale di Brigata Antonio De Vita comandante provinciale Carabinieri di Napoli, tutti i vertici dell’Arma della Compagnia e delle Stazioni dislocate sul nostro territorio, il cappellano militare dell’arma, i vertici militari dell’isola e in rappresentanza del Comune di Forio il sindaco, Francesco Del Deo. Tantissimi i fratelli e sorelle di fede del cammino neocatecumenale dell’isola che si sono stretti in preghiera attorno alla bara di Michele. Un lungo applauso ha accompagnato l’uscita del feretro dalla Chiesa mentre all’interno della Cattedrale era appena terminato il silenzio d’ordinanza fatto risuonare con la tromba. Il corteo funebre è stato scortato da una gazzella del nucleo radiomobile dei carabinieri fino al cimitero di Lacco Ameno dove il corpo del brigadiere Caramia è diventato un tutt’uno con la nostra Madre Terra. «Michele lo ricordiamo così: il suo sorriso e la sua risata trascinante. Le nostre camminate dalla caserma dei carabinieri  di Casamicciola alla cima dell’Epomeo, in poche ore, bruschette all’alba, decine di trappole raccolte, richiami e fucili ammacchiati. Erano i primi anni ’90. I bracconieri li prendeva anche da solo, mentre faceva footing. Michele incarnava l’essere Carabiniere: tenacia, fermezza e bontà d’animo. Ed ogni primavera era il ritrovarsi per difendere insieme la natura, il Creato. La nostra amicizia sottile e sincera è stata un grande dono». É questa la dichiarazione di Filippo Bamberghi e Max Giani del nucleo di Milano delle guardie WWF Italia, giunti ieri pomeriggio qui sull’isola, in rappresentanza delle guardie WWF Italia, esclusivamente per rendere omaggio al loro amico Michele. A scrivere un pensiero su di lui anche Luigi Trani presidente della Fidas Ischia, «Michele Caramia era uno dei nostri ‘fratelli di sangue’, era una persona che il bene lo faceva a tutto tondo, la sua opera non si è mai fermata alla sola donazione, tante sono state le persone, da lui iniziate al dono del sangue, ed anche durante la sua brutta malattia si è sempre speso per diffondere la cultura del dono. Michele era anche uno di noi…. mi mancherai fratello mio».

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