CRONACAPRIMO PIANO

Ciao Mizar, ci lascia l’ultima “sentinella” di Ischia

La morte di Giovan Giuseppe Mazzella lascia un vuoto incolmabile nella comunità isolana. Storico opinionista, spirito critico ma sempre costruttivo, continuava a lottare per un’isola migliore. Battaglie che rappresentano la sua più grande eredità, che “Il Golfo” non permetterà mai possa andare dispersa

E così ci ha lasciati Giovan Giuseppe Mazzella, per tutti Mizar. All’improvviso, in un istante, quasi come a volerci ricordare – lui, da sempre acuto opinionista e osservatore – la caducità delle cose umane. E’ successo tutto dopo la partita dell’Italia, un infarto che ha reso inutile ogni tentativo di soccorso. La notizia ci ha raggiunto tutti di lì a poco ed ha raggelato tutti. Ieri sera alle 19, nella Chiesa di San Domenico, si è celebrato il rito funebre con l’ultimo saluto. Ci sarà tempo per portare avanti i progetti di Mizar e noi de Il Golfo lo faremo, così come nell’immediatezza non credo sia il caso di soffermarsi su tante battaglia di democrazia e civiltà che lo hanno visto protagonista fino all’ultimo giorno.

Lo stop alla vendita dei saponi non biodegradabili, l’ascensore per disabili per accedere al comando di polizia municipale di Ischia, una serie di proposte e suggerimenti su tematiche come traffico, agricoltura, ambiente per migliorare l’isola, la sua gente e soprattutto il futuro di questa terra. Una voglia ossessiva di riportare l’isola ai fasti di un tempo, quei fasti che molto spesso ricorrevano, non senza un pizzico di malcelata nostalgia e malinconia, nei suoi “Sotto Tiro”, probabilmente la rubrica con la maggiore longevità del giornalismo di casa nostra. Con una forza, una lucidità, un’ostinazione davvero impagabili e sotto certi aspetti anche incredibili. Giovan Giuseppe aveva superato il traguardo degli 80 anni, e a parte qualche acciacco stava bene. Una moglie, figli amorevoli e capaci di seguire le sue orme sotto l’aspetto lavorativo, la fortuna di essere ancora pienamente attivo. Provo a chiedervi: chi, al suo posto, invece di godersi la vita avrebbe continuato a rodersi il fegato perché questo non funzionava o perché quello non veniva fatto in una certa maniera?

La risposta è semplice: nessuno, o quasi nessuno. Ecco, il vero problema è proprio questo: con la scomparsa del nostro Mizar ci lascia quella che abbiamo definito “l’ultima sentinella”, uno spirito critico capace però di essere sempre e comunque costruttivo e non il classico contestatore “a prescindere” di cui anche questo lembo di terra è pieno zeppo. Dire addio a Giovan Giuseppe vuol dire anche interrogarsi su chi e come potrà portare avanti la sua opera. Non è un problema di idee e visioni condivisibili o meno, è il fatto di mettere sempre Ischia e il miglioramento della condizione del territorio a 360 gradi davanti a tutti e tutto. In questo Mizar lascia un vuoto incolmabile, soprattutto in quell’ottimismo che lo caratterizzava: con il mio mezzo secolo avrei potuto essere suo figlio ed a volte, dinanzi a certi discorsi davanti a un caffè o molto più spesso telefonicamente, ero io ad avere una visione più disincantata e disillusa e lui che mi “bacchettava” invitandomi ad avere costanza e a “martellare” per favorire determinati cambiamenti. Giovan Giuseppe era ammirevole perché ci credeva, ci sperava, in un futuro migliore, in un’isola migliore. Era un sognatore ma al contempo dotato di uno straordinario senso della realtà, e capirete che questa non è una dote da tutti.

Giovan Giuseppe Mazzella, dicevo, si è speso fino all’ultimo giorno. E infatti proprio venerdì pomeriggio avevamo a lungo discusso di alcune iniziative da intraprendere per smuovere le “coscienze” isclane. Di più, questa mattina ci sarebbe stato un incontro con Franco Borgogna e Ottorino Mattera per concordare anche l’organizzazione di un dibattito pubblico per capire la linea di indirizzo delle pubbliche amministrazioni su problematiche la cui risoluzione non è più procrastinabile. Voglio tranquillizzare Giovan Giuseppe, l’incontro si farà e si farà anche tutto il resto, su questo ci metta pure la mano sul fuoco. Ci lavoreremo sin da oggi e nel frattempo inizieremo a pregare perché tra le nuove generazioni ci siano persone ancora animate dalla voglia smodata di spendersi per la propria isola, quasi fosse un impulso irrefrenabile. Credo poco ai casi della vita, e ancor meno alle coincidenze o ai segni del destino, ma ieri mattina riflettendo non ho potuto non soffermarmi su alcuni messaggi whatsapp che Mizar mi aveva indirizzato proprio sabato in tarda mattinata. Il primo era per riferirmi la sua gioia per aver appreso dell’ottimo voto conseguito da mia figlia all’esame di maturità, il secondo per segnalarmi di avermi trasmesso via mail un suo “Sotto Tiro” e il terzo per scrivermi testualmente: “Lo sai che sono un amico. Ciao”. Non so perché non ho dato risposta e adesso me ne pento. Ma a leggerle a posteriori, quelle parole assumono un sapore e un significato diverso. Riposa in pace adesso, amico mio, ti immagino di nuovo al timone di una delle tue amate navi mentre fai il giro del mondo. Il mare, in fondo, è stato sempre parte integrante del tuo DNA. Ma mi raccomando, ogni tanto illuminaci ancora da lassù e continua a indicarci la strada che hai sempre voluto percorrere. Quella che serviva per essere persone migliori, quella che serviva per vivere in un’isola migliore. E’ la tua eredità più grande, a noi il compito di non disperderla.

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex