LE OPINIONI

IL COMMENTO Siamo diventati ospiti a casa nostra

L’episodio accaduto nella notte tra sabato e domenica e che ha portato all’accoltellamento di un ragazzo che stava semplicemente facendo il suo lavoro, è di una gravità inaudita ed è proprio qui che parte il primo interrogativo: ma siamo sicuri che freghi qualcosa a qualcuno? Perché in fondo il vero problema della nostra comunità, a mio modesto avviso più grave e preoccupante di ogni altro, è proprio questo: quel senso di indifferenza con il quale assistiamo ad una serie di eventi che di fatto rappresentano una lenta ma inesorabile discesa negli inferi. Insomma, sembra che ci siamo rassegnati al peggio, così come succede in quelle realtà da hinterland periferico in cui (ovviamente chiedo al lettori di intendere il concetto e fare le debite proporzioni) anche davanti a un lenzuolo che copre un corpo senza vita si continua a passeggiare o a chiacchierare come se nulla fosse. E’ volata una coltellata? E vabbe, cose che succedono, tra quarantott’ore già non se ne parlerà più. Ma quanto successo a Gianmaria è figlio anche di uno scenario diverso, che una volta di più ci spoglia di ogni alibi. Per anni ce la siamo presa con la delinquenza di importazione quando succedevano fatti di cronaca eclatanti, gravi o comunque poco edificanti. Ma stavolta no, le cose non stanno così. Chi si è rivolto al vocalist del Blanco pronunciando le parole “Qua comandiamo noi” non è un turista di passaggio sbarcato per godersi l’isola nel fine settimana, ma soggetti residenti sull’isola. Qualcuno obietterà (anzi, ha obiettato, a leggere alcuni commenti social) che si tratta di elementi trapiantati a Ischia ma questa rappresenta davvero una magra consolazione. Soprattutto se si va a vedere il modo in cui ci si è integrati nel contesto locale, sotto tutti i punti di vista. E ci fermiamo qui perché dovremmo sfilare una di quelle “corone” che non basterebbero giorni.

Quello che però sorprende maggiormente è l’involuzione nella quale stiamo precipitando. L’isola nel corso degli anni, dei decenni, ha sempre ospitato chi l’ha eletta a sua dimora. Lasciamo stare poi che abbia fatto scappar via gente come gli Agnelli che volevano il porto di Casamicciola e altre eccelse figure in luogo di personaggi magari poco raccomandabili, ma il vento sta decisamente cambiando. Prima, infatti, era il prossimo ad adattarsi al nostro modus vivendi per riuscire a inserirsi nel contesto sociale ed amalgamarsi alla realtà nella quale trascorre la propria quotidianità. Oggi, a quanto pare, le cose sono mutate, chi ad Ischia vive e lavora pretende di dettare legge, di comandare, di sopraffare il prossimo. Insomma, ha deciso di introdurre nel tessuto norme comportamentali che fino a prova contraria non dovrebbero appartenerci. Ma siamo sicuri che la colpa non sia anche nostra, o per dirla tutta esclusivamente nostra? Se a parità di offerta economica dobbiamo vendere una casa o un’attività a un paesano o a un “forestiero” scegliamo sempre la seconda opzione. Non solo, negli ultimi tempi assisto (e non credo di essere il solo) a un fenomeno ancor più preoccupante, oserei dire quasi devastante: ci sono diverse persone – che nel contesto sociale spesso occupano anche un ruolo tutt’altro che irrilevante – che con certa gentaglia ci camminano a braccetto cercando anche di agevolarla e di favorire quanto più possibile il loro inserimento a tutto tondo nel contesto locale.

Non è finita qui, Ischia e la sua gente forse pagano dazio anche per un altro motivo. Non serve guardare ad altre realtà insulari vicine alla nostra (Procida e Capri, giusto per fare i soliti due nomi) per renderci conto di quanto a differenza loro non abbiamo più un’identità, un senso di appartenenza. E come se a noi per primi ce ne fottesse di preservare la nostra terra, e così non soltanto non operiamo per renderla migliore ma nemmeno ci preoccupiamo dell’involuzione di cui poc’anzi facevo riferimento. E poi non posso non condividere l’analisi fatta su facebook da Benedetto Valentino che nel commentare l’episodio dell’accoltellamento ha così sintetizzato: “Il problema di Ischia è la disgregazione sociale. Abbiamo ormai una struttura sociale simile a quelle di una grande città: gli autoctoni, gli immigrati divisi in gruppi di varie cittadinanze, e i tantissimi altri italiani, alcuni perbene altri molto meno, che si sono trasferiti. E tutti i gruppi vivono separati, sono invisibili gli uni agli altri, ma condividono lo stesso piccolo spazio”. Ineccepibile, per carità, ed ecco che allora non si può che arrivare ad una logica conclusione: siamo diventati ospiti a casa nostra. Che poi nemmeno la sentiamo più casa nostra…

gaetanoferrandino@gmail.com

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Roy Batty

La verità non la volete proprio vedere.. gli “autoctoni” non sono tutti uguali. I peggiori autoctoni hanno vinto: si sono impadroniti del territorio, dei consigli comunali, delle aziende partecipate, del mondo del commercio e delle professioni, sono diventati vigili urbani (quelli che dovrebbero vigilare e invece sono conniventi). E questi peggiori, accecati dal dio denaro, dal dio mattone e dalla malignità, hanno accolto e si sono alleati coi peggiori della terraferma. Prima i camorristi venivano solo d’estate, poi hanno scelto Ischia come posto dove vivere e dove agire i loro traffici, e i politici della prima e della seconda repubblica hanno fatto finta di non vedere.
Hanno dato loro le false residenze, hanno chiuso gli occhi sui loro “curriculum” (quelli della coltellata sono amanti delle polverine bianche), non hanno compulsato le forze dell’ordine e anzi le hanno blandite con regalini affinché chiudessero gli occhi su ciò che avveniva, soprattutto affinché la frauca potesse agire indisturbata nel sacco del territorio.
Quattro caserme dei carabinieri, un commissariato, una tenenza della GdF e sei comandi di polizia municipale: dodici stazioni di polizia in tutto, che hanno permesso che 60.000 ischitani commettessero 28.000 abusi edilizi. Un sistema di corruzione diffuso e pervasivo, come in poche altre parti d’Italia..
È un sistema fratricida, che ha costretto alcuni tra i migliori isolani ad emigrare; e così la media del Q.I. e della morale si è abbassata ancora di più.
Capri e Procida con quattro cazzatine volano, qua si scannano per un posto da impiegato sul municipio…

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