CULTURA & SOCIETA'

Un viaggio alla scoperta delle torri foriane

Alcune sono a forma cilindrica, altre a forma quadrata ma tutte sono state costruite con un obiettivo preciso, ovvero sopravvivere alle terribili invasioni saracene

Ogni parte d’Italia ha delle caratteristiche uniche. Possiamo vantare un innumerevole serie di meraviglie artistico-architettoniche che da secoli (a volte millenni) continuano a regalarci emozioni, essendo entità che parlano ed essendo una tangibile testimonianza della storia. Su tutto il territorio della nostra Penisola ci sono chiese, campanili, palazzi nobiliari, piazze, obelischi e anche torri come nel caso di varie località del Mezzogiorno. L’isola d’Ischia, in particolare Forio, presenta proprio in vari punti del territorio una serie di torri che sono lì a ricordarci un passato bellicoso fatto di lotte e sofferenze. Fin dal IX secolo sulla nostra isola si sono verificati assalti corsari che hanno visto come protagonisti soprattutto i Saraceni.

Torrione

Parliamo di invasioni non certo pacifiche dal momento che erano perlopiù razzie e saccheggi durante i quali a farne le spese era l’abitato di Forio. Uno dei primi assalti è quello dei Mauri dell’812, dopo il quale il papa Leone III scrisse una lettera all’imperatore Carlo Magno per intervenire a favore degli abitanti dell’isola intera. Nel corso del XVI secolo ebbe inizio una nuova fase, e per certi versi più cruenta, degli assalti corsari. Molte notizie su questo periodo le abbiamo grazie allo storico Giuseppe D’Ascia che nel suo libro Storia dell’isola d’Ischia e in altri suoi scritti di grande valore ne parla diffusamente. Grazie a lui sappiamo che uno dei corsari più temuti fu Kair-ed-Din, detto Barbarossa. Questi, in qualità di ammiraglio della flotta ottomana, flagellò le coste del Meridione con devastazioni, saccheggi, incendi, rapimenti e altri crimini. Grazie al D’Ascia abbiamo molte notizie del più cruento saccheggio, avvenuto nel giugno del 1544. Fu organizzato dal temuto Barbarossa e furono coinvolti diversi punti dell’isola: Forio, Panza, Buonopane, Barano, Testaccio e altri. Queste località furono messe a ferro e fuoco di notte quando gli abitanti furono colti di sorpresa nel sonno. Molti uomini furono fatti prigionieri e resi schiavi, i vecchi e i bambini uccisi, mentre le campagne e le zone montuose furono devastate e incendiate. A fronte di una realtà così tragica, il casale di Forio, totalmente indifeso a differenza di Ischia che poteva difendersi grazie al Castello Aragonese, decise di organizzare una macchina difensiva in grado di resistere alle invasioni saracene. Grazie alla ricostruzione storica di Algranati sappiamo che fu il duca di Alcalà de Ribera nel XVI secolo a prendere in mano la situazione realizzando un sistema di difesa, radunando attorno a se ingegneri e costruttori. Furono però i privati cittadini a loro spese ad erigere le torri sul territorio foriano, ad eccezione del Torrione, edificata già nel 1480 dall’Università (l’antico Comune). Nel 1574 a Forio si contavano sette torri, mentre nel 1588 erano ben dodici più una nella frazione di Panza per un totale di tredici avamposti.

Torrione

Molto probabilmente le otto iniziali non erano sufficienti a difendersi dalle incessanti invasioni e fu quindi necessario costruirne altre cinque in modo da ovviare ad eventuali carenze difensive. Le torri vennero disposte in modo che si potessero “guardare” tra di loro per avere un contatto visivo. In questo modo un eventuale segnale di pericolo poteva essere velocemente trasmesso da una torre all’altra e comunicato a tutti gli abitanti che avevano il tempo di rifugiarsi. Così Forio, come gran parte delle località del Mezzogiorno, si dotò nella seconda metà del XVI secolo di un efficiente apparato di difesa e resistenza. Le torri, come possiamo vedere ancora oggi, non furono realizzate tutte in modo uguale, anzi. Erano di due tipi: a pianta circolare e a pianta quadrata. Le prime, le più antiche, vennero costruite in zone elevate dove poteva esserci una buona visuale, in modo da scrutare il mare e contrastare i tentativi di sbarco dei pirati nell’abitato. Queste torri cilindriche erano munite di artiglieria pesante come cannoni e catapulte ed erano affidate a un torriere che aveva il compito di dare l’allarme in caso di pericolo e di dare ordini alla guarnigione composta da soldati. Le torri di forma quadrata, invece, furono erette nei nuclei abitati per offrire rifugio agli abitanti nel caso di un’invasione. Tutte le tredici torri vennero realizzate in muratura di pietrame di tufo su due o tre piani con coperture a volta e presentavano scale interne. Le torri cilindriche, costruite su banchi di roccia, avevano anche una gradinata di accesso esterna. La torre più grande e più antica è il Torrione che venne costruito nel 1480 a spese dell’Università. Con la sua mole domina sul porto di Forio ed sicuramente uno dei simboli dell’intera isola. Il Torrione fu costruito su uno spuntone di roccia tufacea in posizione strategica, essendo di fronte della spiaggia, in modo da dominare dall’alto il mare. La forma circolare, inoltre, permetteva di avere una visuale a 360° sul porto ed era l’ideale per il posizionamento dei cannoni. Come in tutte le altre torri circolari c’era una vedetta, meglio conosciuta come torriere, che doveva lanciare l’allarme in caso di avvistamento di navi nemiche. Il piano inferiore del Torrione era utilizzato come magazzino per i viveri e l’artiglieria e una volta c’era anche cisterna.

Torre di Via Morgera

Grazie a questa torre monumentale cominciarono ad essere erette altre torri, sia a pianta circolare che quadrata, in prossimità del porto o all’interno dell’abitato di Forio. Una volta cessata l’emergenza legata alle razzie dei Saraceni, il Torrione ha vissuto alterne vicende che in bene o in male hanno segnato la sua storia. Nell’Ottocento venne inizialmente adibito a carcere, ma poi l’edifico cadde in disgrazia con un periodo di abbandono. Solo agli inizi del Novecento il Torrione tornò ai suoi antichi splendori quando andò a viverci l’artista foriano Giovanni Maltese che ottenne l’edificio in enfiteusi dal Comune adattando la torre a sua abitazione e studio. Dopo la morte del grande artista (avvenuta nel 1913), la torre passò nuovamente al Comune e oggi la sala superiore del Torrione è sede del Museo Civico Giovanni Maltese. Qui sono conservate le sculture, sia in gesso che in bronzo, e le pitture lasciate da Fanny Jane Fayrer (moglie dell’artista) al Comune. Le altre dodici torri sono oggi abitazioni private e risalgono tutte alla seconda metà del XVI secolo e sono le seguenti: Torre del Torone, Torre Costantina, Torre Cigliano, Torre di Vico Schiano, Torre Quattrocchi, Torre Casa Patalano, Torre Milone, Torre di Baiola, Torre di Nacera, Torre di via Morgera, Mezzatorre e Torre di Panza. Le località che vedono la presenza di almeno una torre sono diverse e una delle più importanti è sicuramente quella di San Vito. Tale località, infatti, sorge su una zona collinare che all’epoca era l’ideale per gli avvistamenti. Anche nel quartiere del Cierco, caratteristico per i suoi vicoli stretti e tortuosi, si possono contare altre torri che servivano alla popolazione per difendersi dagli invasori. Solo successivamente vennero erette altre torri nella zona che oggi possiamo identificare come il centro di Forio, ovvero il corso principale. Oggi alcune torri sono nitidamente visibili da ogni parte (basti pensare al Torrione, al Torone o alla Torre Costantina), mentre altre, soprattutto quelle a pianta quadrata, sono un po’ più difficili da riconoscere perché sono state fagocitate nel tessuto urbano e perché la loro struttura nella maggior parte dei casi è stata pesantemente alterata. Ad ogni modo, le torri sono tuttora una delle più autentiche testimonianze della storia di Forio e questi avamposti, nonostante il tempo sia passato e le crudeli invasioni saracene siano cessate, sembrano essere pronte a darci un segno. La grandezza dell’Italia è che per ammirare l’immenso patrimonio a nostra disposizione non serve pagare per forza un biglietto o spostarsi in luoghi remoti. Qualsiasi centro di un piccolo paese ha le sue meraviglie e sta a noi scoprirle per riappropriarci di un patrimonio culturale che ci appartiene e che dobbiamo tutelare e curare. Nel caso di Forio per ammirare le torri è necessario fare un giro per le località più importanti del territorio in modo da guardarsi intorno e scoprire magari che un’antica torre può essere di fianco a noi.

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